Co-evoluzione uomo-tecnologia: l’età ibrida

Oggi distinguiamo ancora chiaramente far virtuale e reale, fra naturale e tecnologico. Ma è indubitabile che si sta avvicinando velocemente il momento in cui questi termini si confonderanno o per lo meno si sovrapporranno in toto o in parte. Ayesha e Parag Khanna, in un agile pamphlet di un centinaio di pagine, ci danno una visione del futuro prossimo

Pubblicato il 09 Ott 2015

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L’Agenda digitale, insieme con le questioni sulla banda larga, la smaterializzazione delle procedure amministrative, la diffusione della cultura digitale nelle scuole e via dicendo costituisce uno degli strumenti sine-qua-non – necessari ma non sufficienti – per attuare le dinamiche sociali di tipo collaborativo, reticolare, sistemico e complesso di cui non possiamo non cercare di individuare le linee di sviluppo nel breve, medio e lungo periodo.

Molte sono le ipotesi che si possono fare a questo proposito, in un’epoca che vede accelerare continuamente i processi di cambiamento a livello globale. Ma tutte comunque portano a ragionare su scenari sociali che appaiono sempre più complessi; con intrecci inestricabili non solo fra politica locale, geopolitica, informazione, globalizzazione, ecologia, finanza ed economia, ma anche fra tutto ciò e il parallelo sviluppo esponenziale di una tecnologia via via più interconnessa con l’evoluzione dell’intera popolazione della Terra e con i suoi equilibri dinamici.

In questa rubrica abbiamo già proposto libri e studi che hanno affrontato temi chiave per la nostra evoluzione sociale come la trasparenza e la privacy; questa volta focalizziamo la nostra attenzione su una intera visione, quella che è stata definita “l’età ibrida”. La domanda è: dove stiamo andando, non solo a breve, ma anche nel medio e lungo termine, al di là dei problemi tecnici e legislativi che abbiamo da affrontare nel qui-e-ora?

Abbiamo scelto come risposta alle nostra domanda il libro scritto a quattro mani dai coniugi Khanna: titolo originale, “Hybrid Reality. Thriving in the Emerging Human-Technology Civilization”. Uscito nel 2012 in inglese, l’agile volumetto è stato tradotto e pubblicato l’anno successivo in Italia da Codice Edizioni con il titolo (per la verità un po’ fuorviante) “L’età ibrida. Il potere della tecnologia nella competizione globale”: poco più di cento pagine in formato tascabile.

Ecco come la casa editrice presenta il libro nella bandella di copertina:

“Sulla presenza della tecnologia nelle nostre vite è stato già scritto molto. Questa formula però, sostengono Ayesha e Parag Khanna, non descrive appieno la portata di questo fenomeno e i suoi effetti dirompenti: la civilizzazione umano-tecnologica in corso ha raggiunto infatti un livello tale da diventare anche un processo strategico che agisce su scala mondiale, e che sta ridisegnando le mappe del potere economico e delle reciproche influenze tra le nazioni e i continenti. Assistiamo insomma alla nascita di un nuovo equilibrio geopolitico, in cui il ruolo di uno Stato all’interno della competizione globale è ormai definito più dal livello di innovazione tecnologica che non dalla potenza militare o economica. Stiamo entrando in un’età ibrida, dove il rapporto uomo-macchina non sarà più solamente una semplice co-abitazione, ma una vera e propria co-evoluzione.”

Ed ecco come i due autori americani di origini indiane sintetizzano il punto focale della loro riflessione:

“Una nuova era richiede un nuovo lessico. Avrà ancora senso parlare di telefonia ‘mobile’ quando tutti i telefoni saranno ‘mobili’, se non addirittura impiantati dentro di noi? Il termine ‘evoluzione’ sarà in grado di descrivere il nostro rapporto con la tecnologia, o dovremo invece parlare di co-evoluzione umano-tecnologica?”

Seguiamo i contenuti del libro con una serie di citazioni.

L’alba dell’età ibrida. “Oggi ci troviamo alla frontiera dell’era dell’informazione: siamo nell’età ibrida, una nuova epoca socio-tecnologica che emerge mano a mano che le tecnologie si fondono tra di loro e gli esseri umani con queste, due processi che avvengono in simultanea” (pag. 6). “Da un utilizzo della tecnologia all’unico scopo di dominare la natura stiamo passando alla trasformazione di noi stessi in una struttura pronta ad essere plasmata dalle tecnologie, integrandole dentro di noi fisicamente. Non solo usiamo la tecnologia: la assorbiamo. Nell’età ibrida, quindi, la natura umana cessa di essere una verità distinta e immutabile” (pag. 8).

Co-evoluzione umano-tecnologica. “Come hanno spiegato Brian Arthur, del Santa Fe Institute, e Kevin Kelly, esperto di tecnologia e cultura digitale, la tecnologia ha modelli evolutivi propri che si combinano e si configurano in modi sempre più complessi per adattarsi alle nuove circostanze. L’evoluzione biologica e tecnologica sono manifestazioni di un principio scientifico molto profondo che il matematico Adrian Bejan chiama legge construttale, secondo cui tutti i nostri sistemi sono naturalmente predisposti per diventare più complessi e facilitare il flusso dei loro componenti” (pag. 15).

Geotecnologia. “Il paradigma dominante per spiegare il cambiamento globale nell’età ibrida sarà la geotecnologia. Il ruolo della tecnologia nel plasmare e riplasmare l’ordine prevalente, e nell’accelerare i mutamenti tra gli ordini, ci costringe a ripensare la supremazia intellettuale della geopolitica e della geoeconomia” (pag. 16). “Lo spostamento verso un paradigma geotecnolgico ci costringerà ad abbandonare concetti di geopolitica considerati fondamentali da secoli. Il primo riguarda gli ordini di grandezza: ‘più è grande, meglio è’ non sarà più necessariamente vero (…) Il secondo concetto da riconsiderare riguarda l’autorità. La centralizzazione perde terreno a favore della diffusione” (pag. 21 e 22). “Anziché da petro-stati, l’età ibrida sarà guidata da info-stati città-centrici…” (pag. 23).

La Technik. “Il termine tedesco Technik incorpora non solo le tecnologie ma anche le abilità e i processi che le riguardano (in inglese – e in italiano, n.d.r. – manca un vocabolo adeguato in grado di cogliere questo complesso intreccio tra uomo e tecnologia). (…) La Technik unisce la dimensione scientifica e meccanica della tecnologia (determinismo) con un necessario interesse per i suoi effetti sugli uomini e sulle società (costruttivismo). La Technik è dunque il quoziente tecnologico della civiltà. Se la geotecnologia ha a che fare con il potere, la Technik ha a che fare con l’adattabilità” (pag. 25 e 26). Nelle pagine successive gli autori indicano quali sono secondo loro le società che dimostrano di avere attualmente la migliore Technik; i nomi sono rivelatori: Giappone innanzi tutto, dato che è il paese che più sta accogliendo i robot nella propria quotidianità, e poi Singapore, la Finlandia, Israele, l’India e gli Usa. “La lotta per conseguire Techink potrebbe diventare la nuova lotta di classe globale: chi dalla tecnologia trae guadagno e qualità della vita contro chi resta perennemente indietro rispetto agli standard dominanti” (pag. 32).

L’emergere del generativismo. “Il principio di fondo che nella realtà ibrida trasformerà i nostri sistemi sociali più importanti è il generativismo. I sistemi generativi hanno una capacità praticamente inesauribile di connettere utenti e di consentire loro di creare nuovi valori e nuovi prodotti. I due migliori esempi di generativismo sono (…) il linguaggio e internet” (pag. 35). “La tecnologia rappresenta un drive cruciale del generativismo nel momento in cui i suoi frutti sono modulari e facilmente ricombinabili, adattabili dalle persone per i propri scopi. (…) Nell’età ibrida il generativismo alimenterà cambiamenti paradigmatici in tutti i principali sistemi sociali” … e qui gli autori elencano e sintetizzano i contenuti dei cinque paragrafi centrali del libro: “il sistema scolastico passerà dall’acquisizione alla creazione di conoscenza; quello sanitario, dalla cura della persona al suo potenziamento; l’economia, da valori predeterminati a valori generati dagli utenti; la governance, dal potere centralizzato a un’autorità più diffusa; e l’ordine di grandezza della vita civica, dalla nazione alla città” (pag. 36).

Istruzione: La morte del pedigree. “Con il mondo dell’informazione a portata di mano, il modello industriale dell’istruzione come memorizzazione di fatti diventa sempre più ridondante” (pag. 39). “Il nuovo sistema di apprendimento generativo sarà peer-to-peer, nel senso che vedrà uno scambio diretto tra allievi, nonché tra allievi e insegnanti, genitori, comunità e tecnologia stessa” (pag. 41). “Vedremo sempre più scuole di tipo ‘Mon-IT’ (inteso come Montessori Institute of Technology), che fondono l’esplorazione e la curiosità verso il mondo del metodo Montessori con le rigorose tecniche di ricerca del MIT. Si faranno ‘giochi seri’ a tutte le età” (pag.42).

Lavoro: Il valore di ciascuno di noi. “Attualmente l’occupazione non segue più la crescita economica, soprattutto perché macchine intelligenti sono diventate parte integrante della forza lavoro. (…) Stiamo forse andando verso un mondo con più specializzazioni e meno lavoro?” (pag. 48 e 49). Anche se, sostengono più avanti gli autori, “ci sono tutti i sintomi della nascita di un’economia condivisa in cui il consumo e la proprietà cedono il passo all’utilizzazione e alla collaborazione. L’accesso temporaneo ad automobili, case e spazi di lavoro richiede interdipendenza e fiducia tra perfetti sconosciuti; tuttavia è diventato un modello economico sostenibile, nonché un pilastro del commercio che sta accelerando il passaggio verso nuovi generi di gruppi autodefiniti…” (pag. 58).

Medicina e biologia: Dalla terapia al potenziamento del corpo. “A un certo punto la combinazione di bioingegneria, optogenetica e neuroprostetica potrebbe trasformare l’uomo in un cyborg con parti rigenerative tali da renderlo immune all’invecchiamento e alla malattia” (pag. 64). “I ricchi potranno comprarsi lo status di nuova super-specie, e il divario tra possidenti e nullatenenti genetici potrebbe diventare più importante delle nostre attuali disuguaglianze economiche. Il ‘negozio del corpo umano’ è già aperto” (pag. 67). Ma comunque “nessuno è in grado di controllare le implicazioni etiche ed economiche di queste enormi innovazioni mediche e genetiche”, comprese quelle derivanti dall’accumulo di big data medici nelle cloud e negli archivi che stanno crescendo in tutto il mondo, nel pubblico e nel privato, “perché il progresso è troppo veloce, i governi troppo lenti e i costi incalcolabili” (pag. 69).

Reti di potere: La diffusione dell’autorità. “La forza di una società dipende in misura sempre maggiore dalla ridondanza di dati e dalla dissidenza creativa, ovvero la libertà di ciascun individuo di impegnarsi in un hakeraggio costruttivo che riveli le vulnerabilità e le possibili soluzioni derivanti dal crowdsourcing (pag. 74).

Geopolitica: Una nuova dimensione: l’ascesa della città. “Il XXI secolo non sarà dominato da Stati Uniti, Cina, Brasile o India, bensì dalla città. Già oggi solo 600 città generano tre quarti dell’economia mondiale. (…) Il generativismo urbano è alimentato dalla diffusione di infrastrutture interconnesse e piattaforme di dati, nonché da autorità e cittadini che organizzano e sfruttano i propri dati per creare istituzioni politiche più reattive, economie dinamiche e servizi efficienti. (…) Le città intelligenti sono dunque gli ‘info-stati’ dell’età ibrida, che fanno leva su nuovi settori tecnologici per surclassare le proprie rispettive nazioni in termini di Technik, diventando nodi autonomi dell’economia mondiale” (pag. 79 e 80).

Ci fermiamo qui con le citazioni testuali, per lasciare al lettore il piacere di scoprire direttamente come gli autori, nel terzo e ultimo capitolo, tirano le fila di tutte queste osservazioni, queste considerazioni e queste ipotesi.

Diciamo solo che per prima cosa provano a capire come cambia il senso del sé tra reale, virtuale e proiezioni di sé on line (‘Il Sé digitale multiplo’); poi si dedicano al problema delle minacce portate alla nostra convivenza dalle interferenze della tecnologia (titolo del paragrafo: ‘La Technik rivisitata’; distico introduttivo di Oliver Sacks: “Dobbiamo umanizzare la tecnologia prima che la tecnologia disumanizzi noi”); penultimo passo è uno sguardo alle possibilità di future guerre tra uomini e intelligenze artificiali e robot (titolo del paragrafo: ‘Scongiurare la robocalisse; distico introduttivo di Arthur C. Clarke, l’autore di 2001, Odissea nello spazio: “Questa è la prima epoca che abbia prestato tanta attenzione al futuro, ma è piuttosto ironico, dato che potremmo non averne uno”); l’ultimo paragrafo fa da conclusione dell’intero percorso, con una visione positiva annunciata anche nel titolo, ‘Pax tecnologica’: un nuovo inedito sistema socio-tecnologico capace di coniugare progresso e sostenibilità grazie a un equilibrio dinamico tra genere umano, tecnologia e natura: un nuovo sistema basato sul paradigma complesso e reticolare in tutte le sue forme e dimensioni.

Gli autori

“Ayesha Khanna lavora come consulente per le maggiori istituzioni finanziarie mondiali e per numerosi decisori politici. Ha conseguito un phd in economia politica alla London School of Economics”.

“Parag Khanna è uno dei maggiori esperti mondiali di geopolitica, dirige lo Hibrid Reality Institute, ed è stato consulente per la politica estera di Barack Obama. In Italia sono stati pubblicati I tre imperi e Come si governa il mondo per l’editore Fazi”.

Altri punti di vista

Sui temi trattati da Ayesha e Parag Khanna in questo libro edito da Codice Edizioni, si trovano in libreria e in edicola molti volumi, saggi specialistici e servizi divulgativi, con tesi e punti di vista a volte tangenti, a volte trasversali o addirittura contrastanti. Vogliamo segnalare qui almeno un esempio per ogni tipo di canale editoriale.

In libreria si può trovare il recente “Homo pluralis. Essere umani nell’era tecnolgica” di Luca De Biase, pubblicato quest’anno dalle stesse Edizioni Codice. Ecco come l’editore presenta il lavoro: “Mercati finanziari automatizzati; relazioni umane mediate dai like su Facebook; un flusso d’informazioni incessante e invadente; protesi digitali che arricchiscono l’esperienza. Le macchine sembrano conquistare funzioni sempre più autonome dall’intervento dell’uomo, e le piattaforme online sulle quali ci informiamo e coordiniamo impongono i loro algoritmi, mentre raccolgono e analizzano enormi quantità di dati imparando dagli utenti. È una dinamica evolutiva digitale che richiede un drastico adattamento culturale…”.

In biblioteca, nell’ambito della saggistica di settore, si può trovare un bel saggio di Vindice Deplano pubblicato sul numero 23 (aprile 2015) della rivista “Tecnologie didattiche” del CNR. Titolo “Il grande travaso: l’ipertesto concreto”. Sommario: “La convergenza di alcune tecnologie emergenti – realtà aumentata, Internet delle cose, robotica, stampa 3D e automi conversazionali – si configura come un gigantesco travaso di idee, modelli e strumenti dal virtuale al reale. Sono tecnologie ‘nascoste’, perché è l’intero mondo fisico che va configurandosi come un ‘ipertesto concreto’ in cui reale e virtuale, tecnologico e naturale finiscono per ibridarsi e confondersi…”.

Ma anche in edicola sono state proposte negli ultimi mesi ricche e accurate raccolte di articoli, inchieste e riflessioni su questi stessi temi. Ne ricordiamo una, ancora recuperabile attraverso l’ufficio arretrati del Sole24ore, che ha dedicato il numero estivo del suo magazine “Aspenia” (n° 68/2015) al tema “Essere umani con i robot”, con alcuni saggi dedicati a “Rivoluzione 4.0: tecnologie e lavoro” e a “La rete e gli Stati: la guerra fredda del futuro”. Qualche titolo degli articoli più interessanti nel nostro contesto: “L’impatto delle innovazioni distruttive” di Stefano Cingolani, “La terza ondata della robotica” di Jeremy L. Wyatt, e “Cyber, tecnologia e privacy, il triangolo del millennio”, di Agostino Sperandeo.

La domanda (e il libro) del prossimo mese

Chiediamo ai lettori di scegliere quale domanda vogliamo porci il mese prossimo. Ecco la lista delle nostre proposte, che può subire su vostra richiesta cambiamenti, aggiunte, eliminazioni:

· come si gestisce la complessità nelle organizzazioni? ci rispondono Cravera, Simoncini e De Simone

· che significa auto-organizzazione in un ambiente complesso? comprendiamo di che si tratta nei libri di De Toni e Barile

· che dire di intelligenza artificiale e singularity? troviamo spunti in Morin, in una raccolta di saggi tratti dalla rivista Le Scienze e in un recente libro di Luca De Biase

· la memetica: di che si tratta? risposte e suggestioni nel libro di Blackmore

· complesso e caotico: quali punti di contatto? ci rispondono Ekeland e Vulpiani

· come affrontare l’imprevisto in un mondo iper-connesso? dal ‘Cigno nero’ di Taleb a un curioso saggio di uno scrittore di gialli, Marco Malvaldi

· che c’entra la biologia con l’organizzazione complessa? ci rispondono Luisi e Capra

· autopoiesi: di che si tratta e perché ci dovrebbe interessare? le risposte in un grande classico di Varela e Maturana

· che c’entra la teoria dei giochi con il mondo complesso e iper-connesso? ci risponde Massarenti con il divertente “Perché pagare le tangenti è razionale ma non conviene”

· che cos’è la legge di potenza e perché è oggi così importante? risponde Barabasi in “Lampi”

· perché solo sei gradi di separazione tra me e Obama? ci risponde Barabasi in “Link”

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