Leggo con attenzione gli stimoli e le critiche di Paolo Ferri sulla scuola digitale. Li trovo in molti casi utili per il mio lavoro come Consigliere per innovazione e tecnologie del Ministro e nell’ambito dei comitati dove sono chiamato a presentare la posizione del MIUR. Avrei voluto da tempo intervenire nel dibattito in corso per spiegare la mia opinione.
E’ convinzione di chi scrive che ogni scuola debba avere a disposizione i mezzi necessari per essere considerata dagli insegnanti un ambiente di lavoro attrezzato e all’avanguardia, e dagli studenti un luogo di apprendimento stimolante ed interconnesso. In un mondo in cui le professioni cambiano, cambiano gli strumenti e vengono introdotti nuovi modi di insegnare.
Non condivido le recenti critiche espresse da Ferri. Il senso del recente intervento del Ministro Carrozza era quello di evidenziare la necessità di discutere ora di come le nuove tecnologie abilitino una nuova didattica, nuovi contenuti, di come la disponibilità di strumenti digitali ed il loro consapevole utilizzo in aula da parte degli insegnanti possano sviluppare l’apprendimento di ogni materia: dal latino alla storia dell’arte, passando per la matematica e la musica. Questa è la priorità: la tecnologia abilita e serve a facilitare i processi di cambiamento, migliorare la didattica e l’apprendimento. La digitalizzazione delle nostre aule sarà completata quando tablet, wifi e lavagne interattive verranno considerate delle utility, quando verranno date per scontate.
Il Ministro Carrozza ha voluto evitare un approccio dirigista. In linea con quanto è previsto dall’European Digital Agenda, ci ha invitato ad identificare e rimuovere gli ostacoli, responsabilizzare il mondo scuola, accompagnando e non imponendo modelli o strumenti di digitalizzazione. Questo tanto più in un mercato in continua evoluzione, dove ogni giorno nuove proposte migliorano il rapporto qualità/prezzo di strumenti come lavagne multimediali e tablet.
In questi mesi, il MIUR è dunque impegnato nell’implementazione del Piano Nazionale Scuola Digitale. Il Piano è articolato su tre principali assi di intervento: connettività, formazione degli insegnanti e contenuti.
L’analisi del rapporto OCSE sulla digitalizzazione della scuola e i dati dell’osservatorio sulle dotazioni multimediali ci hanno portato a dare priorità a connettività e formazione degli insegnanti: il 63.5% delle nostre aule non sono raggiunte dalla rete, poco più del 10% degli insegnanti ha ricevuto una formazione all’utilizzo di strumenti di didattica digitale.
Tramite il bando WiFi si è chiesto ai Dirigenti scolastici di indicare al Ministero di che cosa avessero bisogno per collegare i luoghi dove si fa lezione, e la risposta è stata particolarmente elevata, con quasi 4000 progetti di connettività.
Il Ministero sta lavorando insieme alle scuole per l’avvio di poli formativi per gli insegnanti. Il recente Bando Formazione ha visto la partecipazione di singoli istituti o di reti di scuole per la costituzione di poli formativi. Sono pervenute al MIUR quasi 400 candidature e da subito partiranno 38 poli che andranno a coprire l’intero territorio nazionale. Due le novità di questa iniziativa. Innanzitutto, per la prima volta si propone un aggiornamento professionale incentrato sulla didattica digitale e non sull’adozione di questo o quello strumento. In secondo luogo le lezioni saranno erogate dagli stessi insegnanti, che accompagneranno i colleghi più indietro nell’adozione di strumenti e metodologie per la didattica.
Anche su libro misto e sulle piattaforme di sviluppo e distribuzione di contenuti l’approccio che sarà seguito dal Ministero sarà improntato alla condivisione e al confronto. Senza imposizioni: la priorità, sia nella presentazione di nuove soluzioni e contenuti, sia nell’adozione degli stessi da parte degli insegnanti e delle scuole, sarà quella di affiancare le scelte autonome degli operatori. Sul libro digitale in particolare, il Ministro ha avviato un dialogo, aperto a quante più parti possibili.
Tanto rimane ancora da fare, bisogna lavorare sui processi interni al mondo scuola, è necessario dotare ogni istituto di tecnici preparati nella prevenzione e risoluzione di problemi. C’è bisogno di ulteriori risorse per rifinanziare i programmi qui descritti, per dotare le scuole degli strumenti adeguati e alimentare un percorso di formazione continua degli insegnanti.
Sarà fondamentale il coinvolgimento del privato, che deve avvenire in maniera trasparente, perché se da un lato è giusto favorire le dinamiche di mercato, dall’altro è prioritario tutelare gli interessi di studenti e famiglie.
Presto sarà messo a disponibile di privati e scuole una vetrina per presentare e aderire a nuovi protocolli di intesa tra MIUR e soggetti terzi che si propongono di affiancare il percorso di digitalizzazione. L’azienda saprà fin da subito e in tempi rapidi a quali condizioni potrà fare una donazione, le scuole verranno immediatamente a conoscenza di ogni nuova possibilità, sapendo che è stata vagliata dal Ministero.
In tutto questo percorso, tecnici e collaboratori del Ministro e dei Sottosegretari stanno lavorando fianco a fianco. Ognuno di noi sta apprezzando la professionalità delle persone che sono impegnate su questi temi: sono diversi i linguaggi e le competenze, ma è necessario uno sforzo di allineamento. Ecco perché è stato istituito un tavolo di consultazioni informali con soggetti esterni, con scuole, insegnanti, imprese, fondazioni, associazioni che ci hanno raccontato la loro esperienza, ci hanno presentato le loro proposte e idee.
Il mio invito a Paolo Ferri è di venire ad incontrare questo gruppo di lavoro, argomentare le sue posizioni. Mi auguro che in questa discussione emerga la centralità che devono avere gli insegnanti, la loro esperienza, il rapporto con l’aula, gli studenti e gli obiettivi di apprendimento.