Progetto E015

Una piattaforma di Agenda digitale per l’Expo 2015

Decolla E015, un ecosistema digitale per lo sviluppo di servizi applicativi integrati su Internet. Per valorizzare le opportunità offerte dal grande evento che ci sarà a Milano. Germogliano le prime applicazioni. Ecco di che si tratta, dalle parole dell’esperto del Cefriel che è la mente di E015

Pubblicato il 07 Gen 2014

Alfonso Fuggetta

professore di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano

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Expo 2015 può essere una straordinaria occasione di sviluppo per il Paese e, pertanto, non può assolutamente essere persa o sprecata.

L’utilizzo moderno e innovativo di Internet è certamente una delle sfide di Expo 2015. Non è possibile coordinare e promuovere un evento di queste dimensioni senza utilizzare al meglio tutte le potenzialità delle tecnologie mobili e della rete. Tuttavia, perché ciò possa accadere è necessario non solo prevedere investimenti nello sviluppo di questo o quel servizio e applicazione, ma anche (e soprattutto) nella promozione di azioni di sistema che abilitino un radicale salto di qualità sia dal punto di vista degli sviluppatori di software e fornitori di servizi, che per quanto riguarda l’esperienza degli utenti finali di tali servizi. In particolare, è vitale superare una visione parcellizzata, a “silos indipendenti”, nella quale ciascun gestore di un asset (trasporti, accoglienza, ristorazione, cultura, …) sviluppa la propria offerta digitale in modo autonomo e settoriale. È una visione semplicistica e certamente “comoda” per il singolo attore che opera verso i propri clienti senza vincoli o dipendenze, ma che lascia all’utente finale il compito di integrare in modo “intelligente” le informazioni e i servizi offerti dalle diverse fonti. In realtà, un reale cambio di passo potrà avvenire solo quando i diversi attori dell’offerta saranno in grado di aggregarsi fornendo risposte integrate e coerenti a bisogni sempre più complessi e variabili dell’utente finale.

Questa “aggregazione” è già avvenuta in altri settori. Per esempio, GSM definisce standard, politiche e infrastrutture comuni per far dialogare differenti dispositivi e operatori mobili. In questo modo, l’utente non deve più preoccuparsi di quale sia la società di telecomunicazione che serve il destinatario di una chiamata: l’infrastruttura è “intelligente” e risolve questo problema in vece dell’utente. Ciò accade proprio perché esistono elementi tecnologici, infrastrutturali e di processo condivisi tra tutti coloro che offrono questo tipo di servizi. Si è creato, in altri termini, un ecosistema tra attori eterogenei nel quale si coopera su alcuni aspetti (gli standard, le policies e l’architettura di riferimento) e si compete nella fornitura di servizi agli utenti finali. È il modello della “coopetition” (cooperazione + competizione).

E015* è un ecosistema digitale per lo sviluppo di servizi applicativi integrati su Internet. In quest’ottica, E015 costituisce una risposta sistemica alle sfide accennate in precedenza: non è un portale o una singola applicazione B2C, ma un sistema B2B che promuove e semplifica il lavoro di chi deve sviluppare applicazioni integrate. Come nel caso di GSM, E015 definisce standard di interoperabilità, architetture di riferimento, policies e procedure per permettere ad attori eterogenei di costruire applicazioni integrate. E015 è una infrastruttura abilitante il cui valore e significato travalica Expo 2015: è un lascito permanente che l’evento consegnerà all’intero territorio.

Da questa piattaforma sono già nate applicazioni, di Ferrovie, Trenord, Infoblu, Sea e altri soggetti, per infomobilità e turismo integrato: app smartphone, totem, schermi nelle stazioni e aeroporti.

Oltre gli open data

Molti sostengono che lo sviluppo di servizi integrati su Internet passa attraverso lo sviluppo di open data, cioè la messa a disposizione di dati che caratterizzano e descrivono specifici asset e processi. In particolare, si ritiene che le amministrazioni pubbliche debbano rendere disponibili come open data tutte le informazioni di interesse pubblico. In questo modo – si dice – anche i privati possono contribuire allo sviluppo digitale, attraverso la creazione di applicazioni e servizi che utilizzano al meglio questi open data.

Certamente gli open data sono uno strumento utile e da promuovere. Ma sono intrinsecamente limitati e non permettono da soli di rispondere a molte delle sfide di cui si parlava in precedenza. In particolare, due sono i limiti forti dell’approccio open data:

– Gli open data sono il risultato di processi di pubblicazione che estraggono copie di informazioni dai sistemi informativi originari, mettendole a disposizione del pubblico attraverso formati aperti. Sono quindi tendenzialmente degli “snapshot” dello stato di un sistema. Se è vero che è possibile generare questi snapshot “molto spesso”, è altrettanto vero che questo approccio ben si presta per rendere disponibili dati sostanzialmente statici o che variano lentamente nel corso del tempo. Non ha senso da un punto di vista tecnico generare continuamente snapshot, magari di dimensioni non piccole, anche quando nessuno in quel momento ha necessità di accedervi. Se quindi è necessario avere un accesso puntuale e in tempo (quasi) reale a specifiche informazioni, gli open data risultano inappropriati e inefficienti.

– La creazione di snapshot è utile per rendere disponibili informazioni che risiedono all’interno di un sistema informativo di un ente (per esempio, un comune o una municipalizzata). Ma questo è un processo unidirezionale che trasferisce informazioni dal gestore verso il potenziale utilizzatore. Non è assolutamente – strutturalmente – in grado di supportare interazioni bidirezionali transattive come quelle che sono necessarie, per esempio, per prenotare un servizio di trasporto, una volta presa visione del suo stato di funzionamento.

Per questi motivi è necessario andare oltre il concetto di open data, così come negli anni 60 e 70 si è passati dalla programmazione tradizionale basata su condivisione di dati comuni alla programmazione strutturata che prevede l’interazione attraverso procedure e funzioni. In altri termini, bisogna sviluppare un approccio basato su service oriented application (SOA) in ambito extranet (open services), caratterizzato dalla presenza in un singolo ambito controllato di molteplici attori pubblici e privati.

Non si tratta di nulla di nuovo, essendo questi concetti già noti da anni. Purtroppo, però, sono troppo spesso rimasti sulla carta senza tradursi in realtà. Il principale motivo di questo fenomeno risiede nel fatto che, come nel caso del GSM, si tratta di iniziative che richiedono una azione (e un attore) di sistema. Come tale deve vedere la partecipazione di una platea vasta di attori e un “motivo aggregante” che abiliti questo tipo di cooperazione/competizione. Expo 2015 ha esattamente giocato questo ruolo creando E015.

E015 è un ecosistema digitale che permette la pubblicazione e l’esercizio in modo standard e controllato di open services all’interno di una extranet. Esso definisce tre elementi chiave:

1. Architettura di riferimento.

2. Standard tecnologici di interoperabilità basati su open standard e glossari dati condivisi.

3. Policies e processi per la gestione complessiva dell’ecosistema e dei servizi e delle applicazioni che su di esso insistono.

La valenza generale di E015

E015 è un modello aperto e pubblico che può essere esteso, replicato e riutilizzato in altre realtà e ambiti.

Repliche: In primo luogo, è possibile creare più istanze di E015 in contesti diversi. Per esempio, è possibile immaginare ecosistemi locali per specifici territori (per esempio, Monferrato o Valtellina o la Maremma) che vogliano sviluppare applicazioni e servizi integrati per la promozione delle proprie ricchezze e unicità.

Federazioni: In secondo luogo, è possibile federare e aggregare su più livelli diverse istanze di E015, ottenendo in questo modo, così come avviene nel caso della stessa Internet, un progressivo sviluppo delle possibilità di integrazione di servizi e applicazioni “a cerchi concentrici”.

Cross-fertilization: Infine, è possibile utilizzare i concetti di E015 anche in ambiti diversi da quelli della cooperazione in ambito extranet. Per esempio, molti sistemi informativi all’interno di una singola azienda (intranet) sono essi stessi silos autonomi e non integrati. E015 può essere utilizzato come strategia di integrazione e sviluppo di nuove applicazioni aziendali. Ma ancora più importante, E015 può essere utilizzato come paradigma di riferimento per l’evoluzione della Cooperazione Applicativa tra amministrazioni pubbliche, costituendo nei fatti una linea di ammodernamento di SPC Coop.

In sintesi, E015 è una grande operazione di sistema che non vuole sostituirsi alla libera e autonoma iniziativa delle amministrazioni pubbliche e delle aziende private, ma costituire un abilitatore neutrale e aperto a supporto dell’ammodernamento e dell’innovazione dei servizi digitali del Paese.

*Il progetto è stato promosso da Confindustria e avviato con la firma nel luglio 2010 di un Protocollo di Intesa (“Progetto Strategico ICT per Expo Milano 2015”) da parte di Confindustria, Assolombarda, Confcommercio, Confcommercio (Unione Commercio Milano), Camera di Commercio di Milano ed Expo 2015 S.p.A (soggetti promotori). Il coordinamento tecnico-scientifico e le attività di supervisione del progetto sono state realizzate dal CEFRIEL – Politecnico di Milano.

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