Lo sviluppo digitale dell’economia europea passa necessariamente anche attraverso la diffusione e l’utilizzo di “Internet veloce e ultra-veloce”, che non a caso è uno dei pilastri dell’Agenda Digitale Europea a cui sono associati ben tre indicatori dello Scoreboard.
Per competere con i Paesi leader mondiali (soprattutto dell’Area asiatica, come Corea del Nord e Giappone), l’Europa ha bisogno di uno sviluppo della rete che la porti rapidamente a disporre di velocità utili per lo scambio e l’utilizzo dei contenuti digitali e quindi favorisca lo sviluppo di applicazioni basate sulla rete e in generale la diffusione delle transazioni online.
L’obiettivo di diffusione della banda è stato posto in modo graduale, a partire dalla copertura totale della popolazione europea per la banda larga ad almeno 2Mbps di velocità di download nel 2012, per poi raggiungere nel 2020 la copertura totale ad almeno 30Mbps e almeno il 50% di sottoscrizioni contrattuali a 100 Mbps.
Quest’ultimo obiettivo è di gran lunga più ambizioso della copertura totale a 30Mbps, perché richiede non solo la disponibilità della banda ma anche la presenza di una domanda elevata (e quindi la presenza delle precondizioni perché questa si sviluppi, come competenze, servizi, qualità e costi).
Lo stato complessivo di perseguimento di questi obiettivi non è roseo. L’obiettivo della copertura totale a 2Mbps è stato mancato. A fine 2013 mancano ancora alcuni punti percentuali per il 100% della popolazione (e l’Italia è uno dei Paesi che non ha raggiunto il 100%). Per la copertura a 30 Mbps i Paesi stanno avanzando, ma con forti disomogeneità e la probabilità di centrare il 100% per tutta la popolazione europa nel 2020 è al momento molto bassa. Per le sottoscrizioni a 100 Mbps il dato a fine 2012 era del 2% contro un target del 50%, per cui anche qui l’obiettivo è a forte rischio, nonostante ci siano Paesi che già possono vantare percentuali significative.
Secondo l’European Broadband Scorecard 2014, se si considerano più fattori (tra cui anche il prezzo) tra i 5 “grandi” europei (Germania, Francia, Spagna, Italia e Regno Unito) è il Regno Unito che raggiunge un punteggio migliore, e può anche presentare percentuali più alte di copertura in banda larga e ultralarga. L’Italia rimane ultima in tutte le graduatorie a 5, tranne per la diffusione della banda su mobile. È particolarmente desolante soprattutto l’attuale situazione sulla banda ultralarga, che la vede ultima in Europa.
Le azioni previste dall’Agenda Digitale Europea su questo pilastro si dividono in due tipi:
- azioni a carico della Commissione Europea, soprattutto a livello legislativo, di strategie e di linee guida;
- azioni a carico degli Stati Membri, in termini di adeguamento della normativa alle indicazioni europee e di applicazione concreta
Gli obiettivi raggiunti dalla Commissione Europea
Obiettivo dell’Agenda Digitale Europea è di fissare pertanto un percorso di evoluzione che consenta anche di stimolare gli investimenti e definire un piano complessivo sullo spettro radio.
Il punto dei finanziamenti è essenziale, ed è stato ribadito dalla Commissione anche in sede di definizione dei fondi strutturali e di investimento per il periodo 2014-2020. Nonostante questo, il budget per il periodo 2014-2020 per le reti digitali e le infrastrutture è stato ridotto da € 9.2 bn (proposta della Commissione) a € 8.2 bn, da parte del Consiglio Europeo.
Per quanto riguarda le azioni a carico della Commissione sono state raggiunte le milestone previste, in particolare:
- a settembre 2010 è stato adottato il framework per la comunicazione in banda Larga;
- la proposta di finanziamento sulla banda larga è parte integrante della politica di coesione 2014-2020 e delle proposte sul CEF (Common European Framework);
- nel 2012 si è concluso il processo legislativo per il programma sullo Spettro Europeo;
- a settembre 2010 sono state emanate le raccomandazioni sulle Reti di Nuova Generazione; A fine 2013 è stata emanata una raccomandazione sulla neutralità della rete;
- sul tema dell’Open Internet, dopo la Dichiarazione sulla neutralità della rete del 2009, e la consultazione che ne è seguita, ad aprile 2011 è stata adottata una Comunicazione sull’Open Internet e sulla Net neutrality. Sono tra l’altro in corso di realizzazione linee guida sulla trasparenza e altri temi rilevanti per la regolamentazione della rete.
- la Commissione ha condotto anche una pubblica consultazione sulla revisione della Raccomandazione sui “mercati rilevanti” e la revisione è stata ultimata nel 2013;
- a dicembre 2012 sono state emanate le linee guida per la banda larga negli Stati Membri. La nuova versione tiene conto della neutralità tecnologica, reti in banda ultralarga, rinforza le affermazioni su open access e trasparenza.
- in relazione alla sperimentazione di project bond per finanziare la banda larga, è stato realizzato un framework legale che è stato poi finalizzato in regole generali per gli aiuti finanziari alle comunità nel campo delle reti di trasporto e di energia trans-europee;
- a marzo 2013, la Commissione ha adottato una proposta per regolamentare la riduzione dei costi di ingegneria civile legata all’installazione di reti in banda larga (il risparmio stimato è di circa il 30% dei costi totali di investimento).
C’è quindi una spinta costante da parte della Commissione per creare le condizioni legali, finanziarie, normative per lo sviluppo della banda larga.
Ma la parte più importante è a carico dei singoli Paesi. Ed è qui che vengono le note dolenti.
I ritardi nella pianificazione degli Stati Membri
L’unico obiettivo con scadenza già passata è stato mancato. Gli altri obiettivi sono posti sul 2020, e quindi, anche se oggi sono a rischio di ritardo, possono ancora essere raggiunti.
Nel dettaglio:
- non tutti i Paesi Membri hanno definito dei piani per lo sviluppo della banda larga in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Di conseguenza, non si può avere una confidenza elevata che gli obiettivi saranno davvero raggiunti. Una pianificazione complessiva era richiesta entro il 2012. Quindi chiaramente un obiettivo mancato;
- l’obiettivo più difficile da raggiungere è quello relativo al 50% di sottoscrizioni a 100Mbps. Su questo fronte, infatti, anche Paesi come Estonia e Danimarca, che possono mostrare una copertura in banda ultralarga molto elevata (già nel 2011 la copertura in Danimarca per i 100Mbps era del 38%) non hanno ancora definito Piani di attuazione per il pieno raggiungimento dei target europei. Situazione a parte per I Paesi Bassi, che dichiarano di aver già raggiunto i target europei (es. già il 90% è connesso a 100Mbps) e quindi di non aver bisogno di un Piano a sé stante. In diverso modo inadempienti, non avendo fornito informazioni o non disponendo di un Piano, sono indicati diversi Paesi, dalla Germania alla Lituania, dalla Spagna (che però adesso ha un’Agenda Digitale anche se non un piano di dettaglio), dalla Svezia alla Romania;
- per quanto riguarda le misure finalizzate a facilitare gli investimenti in banda larga, diversi Paesi non sembrano ancora in linea, soprattutto per quanto riguarda la mappatura delle connessioni rispetto alle diverse tecnologie e la disponibilità per la banda larga mobile del cosiddetto “dividendo digitale”. In particolare, risultano inadempienti su questi punti diversi Paesi, tra i quali Belgio, Ungheria, Lituania, Lettonia, Romania;
- sull’utilizzo dei fondi per lo sviluppo strutturale e rurale, che la Commissione ha accompagnato con apposite linee guida, molti Paesi hanno scelto di adottare politiche diverse, come i Paesi Bassi, la Danimarca, il Belgio, la Svizzera e la Norvegia;
- sull’implementazione del programma sullo Spettro Europeo e quindi sulla disponibilità dello spettro per i servizi in mobile di terza e quarta generazione, ma anche l’uso del wireless sul “dividendo digitale” la situazione è più ampiamente in linea con l’obiettivo, con poche eccezioni (come Polonia, Croazia, Grecia, Bulgaria).
La situazione dell’Italia
La situazione dell’Italia è stata fotografata dall’ultimo Rapporto realizzato dal Commissario di Governo Caio. La situazione che emerge è di una copertura in banda da 2Mbps più o meno completa (intorno al 98% “lordo” secondo il calcolo del Rapporto) e di una copertura a 30Mbps in evoluzione grazie soprattutto agli investimenti degli operatori privati, ma i cui piani non vanno oltre il 2017 e sulla base dei quali si può prevedere una copertura al 50% nel 2017 e forse spingersi, come fa il Rapporto, ad una copertura al 60-70% nel 2020. Manca del tutto, secondo quanto è riportato sul Rapporto, un piano per la banda a 100Mbps.
Se si seguono le recenti informazioni di una forte difficoltà a completare per quest’anno il piano di azione per la copertura totale in banda a 2Mbps (il 2% di popolazione ancora non raggiunta che equivale a circa 2 milioni di connessioni, anche in quartieri cittadini, come succede a Roma) la situazione italiana è del tutto sconfortante rispetto agli obiettivi europei:
- l’obiettivo del 100% di copertura a 2Mbps si prevede sarà raggiunto con più di un anno di ritardo;
- l’obiettivo del 100% di copertura a 30Mbps per il 2020 non ha al momento un piano di azione coerente (il Piano Nazionale Banda Larga, di ottobre 2011, si focalizzava sul primo obiettivo), e le azioni degli operatori possono al momento contribuire al raggiungimento del 60-70%, se non intervengono nuovi piani di investimento;
- l’obiettivo del 50% di sottoscrizioni per la banda a 100Mbps per il 2020 non ha al momento un piano di azione nazionale, neanche da parte degli operatori privati (il rapporto è laconico – “nessun piano”).
Il rapporto si conclude con queste indicazioni:
- Il raggiungimento completo degli obbiettivi UE richiede ulteriori azioni complessive di tipo finanziario e di coordinamento
- Senza un ruolo continuo, attivo e vigile del Governo e della Presidenza del Consiglio gli obiettivi DAE 2020 rimangono a rischio
In questa situazione non è d’aiuto rilevare che la Dashboard europea su questo pilastro, e in particolare sulla pianificazione delle azioni per il raggiungimento di questi tre obiettivi, consideri l’Italia del tutto in linea e valuti del tutto soddisfacente per i requisiti europei l’attuale Piano Nazionale per la Banda Larga. Il fatto stesso che la versione attuale sia ancora quella di ottobre 2011 spinge a più di una riflessione. La consapevolezza della situazione reale, però, c’è.
Bisogna partire dalla governance e dalla programmazione, senza accumulare altri ritardi.