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La PA 4.0 faccia un passo indietro: meno, ma meglio (e il resto lo faccia il mercato)

La Pubblica Amministrazione italiana impicciandosi di ogni aspetto della vita di cittadini e imprese ha aumentato a dismisura complessità e burocrazia fino a diventare del tutto inefficace. Innanzitutto non deve fare e gestire l’ICT. Quello, lo deve fare il mercato. Non dovrebbe fare standard e modelli. E dovrebbe abbracciare la consumerization. Prendiamo esempio dal Regno Unito

Pubblicato il 12 Nov 2015

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La strategia a supporto del Digital Single Market prevede un area specifica dedicata alla crescita (digital as a driver for growth) il cui presidio, e l’unlock necessario alla sua piena realizzazione, passa anche attraverso un nuovo ruolo della Pubblica Amministrazione.

Ma andiamo con ordine. Se l’obiettivo è quello di favorire una crescita nel territorio europeo indotta dalla piena adozione delle tecnologie e delle opportunità digitali risulta chiaro che entrambi i due grandi piani nazionali italiani: banda ultra larga e crescita digitale, devono dispiegarsi rapidamente per non perdere di efficacia.

C’è però un serio pericolo di insuccesso riconducibile a chi deve governare e portare a compimento questi piani con tutte le sue componenti (politica, manageriale ed operativa), ovvero la Pubblica Amministrazione Italiana.

Quella Pubblica Amministrazione poco propensa ad abbandonare le assurde liturgie che la ingessano e la rendono lenta e inefficace. Quella Pubblica Amministrazione sorda al cambiamento e distante dai paradigmi più sfidanti e innovativi. Quella Pubblica Amministrazione convinta, nella sua autoreferenzialità e boria, di conoscere i bisogni e le aspettative dei cittadini e delle imprese che deve servire. Quella Pubblica Amministrazione dove la maggioranza dei manager ha spento il cervello già da diversi anni considerando l’innovazione uno dei tanti adempimenti. Quella Pubblica Amministrazione che sempre più viene percepita come un moloch invincibile e immutabile.

Come può questa Pubblica Amministrazione accelerare la crescita e governare il cambiamento richiesto non solo dalla lungimiranza della Commissione Europea, ma soprattutto da cittadini e imprese?

La risposta è semplice: facendo di meno e facendo ben più di un passo indietro.

Quando mi imbattei per la prima volta nella semplicità e nell’ovvietà dei GDS britannici (Government Digital Service Design Principles): https://www.gov.uk/design-principles fui folgorato dal terzo dei dieci principi che i figli della perfida Albione aveva stilato per disegnare i servizi digitali della PA: Do less!

Nella sua ovvietà questo slogan fissava un principio sacrosanto, quasi banale ma fondamentale per capire il disastro a cui assistiamo oggi: Government should only do what only government can do!

Mi era già chiaro che la Pubblica Amministrazione italiana si era impicciata di troppe cose che non sapeva fare e non doveva fare, ma questa frase lapidaria e netta dei britannici mi rafforzava la convinzione che avevo maturato, ovvero: la Pubblica Amministrazione impicciandosi di ogni aspetto della vita di cittadini e imprese aveva aumentato a dismisura complessità e burocrazia fino a diventare del tutto inefficace.

Nel proseguo della loro formulazione del terzo principio i britannici aggiungono: If we’ve found a way of doing something that works, we should make it reusable and shareable instead of reinventing the wheel every time. Che banalmente sta a significare: ‘smettetela di reinventare la ruota, usate quello che funziona, adottatelo incondizionatamente e condividetelo‘.

A questo punto ripenso alla strategia per la crescita digitale e alle sue azioni fondamentali a supporto del mercato digitale e, senza citarle per nome (quanto siamo bravi in cosmetica noi italiani), mi rendo conto che rappresentano davvero il reinventare la ruota. Anzi, l’ennesimo reinventare la ruota.

Dunque se l’appello ai principi britannici avesse effetto cosa si auspica come passo indietro della Pubblica Amministrazione? Semplice. Innanzitutto non fare e gestire l’ICT. Perchè la PA non deve fare Information and Communication Technologies, quello lo deve fare il mercato.

Secondo non dovrebbe fare standard e modelli, ma dovrebbe stimolarne la generazione in luoghi esterni alla Pubblica Amministrazione.

Terzo, dovrebbe abbracciare la consumerization che, comunque, prima o poi da sola determinerà il cambiamento.

Quando indico luoghi esterni alla PA intendo qualsiasi luogo che non contamini con le sue liturgie e con i suoi retropensieri la capacità creativa dei soggetti chiamati a definire standard e modelli.

E non ho in mente un insieme finito di attori che possono partecipare a questa forma di cambiamento ma credo che di volta in volta vada offerta loro la capacità di aggregarsi a seconda dei bisogni.

Penso a un centro di ricerca o a un co-working dove progettare le specifiche funzionali dei servizi on-line. Penso a un centro sociale o a una scuola dove proporre nuovi modelli di apprendimento. Penso a un centro civico dove la smart community modella e propone la sua idea di città in un ottica di economia collaborativa e inclusiva. Penso a un Fab-Lab come supporto alla ricerca per artigiani e PMI. Penso a tanti luoghi e a tante persone alle quali la Pubblica Amministrazione può riferirsi quasi in forma estrema di crowdsourcing.

Questo sbilancerebbe finalmente la nostra Pubblica Amministrazione in favore del Government2Business a discapito del Government2Government, perché favorire l’innovazione e la crescita non dev’essere un adempimento, ma un opportunità di sviluppo da offrire alla propria comunità.

Insomma questa nuova Pubblica Amministrazione 4.0 a braccetto con la tanto enunciata Industria (digitale) 4.0 potrebbero farla gli stessi attori che non son stati in grado di attuare l’ormai dimenticato eGovernment? Potranno farla gli stessi attori che hanno inteso Agenda Digitale come ‘cosa nostra’ della PA e non come Piano Industriale del paese?

E possiamo auspicare tutto ciò senza un passo indietro generalizzato, una dismissione dei costosi asset, un cambio generazionale dei manager e una nuova predisposizione mentale? Lascio a voi la risposta.

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