L’Agenda Digitale è la strada che porta al futuro del Paese. E’ per questo che il suo percorso va monitorato e velocizzato senza sosta. La riforma della Pubblica Amministrazione in senso digitale è, quindi, un processo tempo dipendente rispetto all’obiettivo di delineare un framework pubblico competitivo che non sia un elemento di debolezza del sistema nazionale.
Sono diversi, tuttavia, i livelli di complessità connessi con la questione. Nel nostro Paese, infatti, da tempo, si pone come fattore strutturale il problema della riforma della Pubblica Amministrazione, già prima della rivoluzione digitale.
Tutto ciò comporta che una serie di veicoli legislativi come la legge Madia provino a riformare la Pubblica Amministrazione tradizionale anche con inserti digitali mentre su un altro binario si lavori all’Agenda digitale. Il rischio di produrre soluzioni non necessariamente convergenti ed organiche tra loro è alto. Inoltre, duplice è anche l’approccio a livello territoriale e centrale.
Ancora una volta, come tema ricorrente nella storia italiana, il livello urbano manifesta maggiore dinamismo e più spiccata propensione al cambiamento e all’innovazione.
La diffusione del digitale nelle amministrazioni locali, infatti, è già in atto, anche se si presenta a macchia di leopardo, come evidenziato anche dal recente studio condotto da ISTAT (Le tecnologie ICT nella pubblica amministrazione locale, Anno 2015) che mostra un Paese a velocità multipla. Non solamente una “questione meridionale”, nello schema tradizionale Nord/Sud, quindi, quanto piuttosto una vera e propria diversificazione fra città. Situazioni anche in alcuni casi molto dissimili fra loro, sia in termini di spesa ICT che di risultati conseguiti.
Il nostro Paese per la sua connotazione duale (in questo caso addirittura molteplice, talvolta), fortemente autonomistico rischia di aumentare percorsi di divergenza anche tra Pubbliche Amministrazioni Locali (P.A.L.) nel mentre queste si apprestano ad affrontare importanti scadenze legate all’adesione ai servizi centrali, alla formazione dei documenti in digitale, al rispetto degli indirizzi del FOIA per il diritto di accesso civico ai dati.
Il Governo ha tracciato una linea con il nuovo CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale) e il FOIA (Freedom of Information Act) della Riforma Madia, e cerca di fornire strumenti adeguati con le azioni in campo coordinate dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e dal Team Digitale guidato da Diego Piacentini.
Le città, dal canto loro, lavorano in trincea, fra mille difficoltà legate a diversi fattori: mancanza di visione e di una strategia ICT aggiornata; carenza di risorse finanziarie e di staff qualificati (in materie ICT ma anche di semplificazione amministrativa), mancanza di adeguata formazione; rigidità al cambiamento nell’organizzazione degli uffici in una PA che è ancora asimmetrica e autoreferenziale legata a schemi tradizionali, poco trasparenti e aperti ad una partecipazione matura.
E’ certamente positivo e utile il metodo dei comuni più smart che lavorano in sinergia, ai tavoli dei Programmi di finanziamento (principalmente PON Metro e PON Governance), condividendo obiettivi, soluzioni e buone pratiche.
Ma il successo o l’insuccesso dell’Agenda Digitale del Paese, lo ribadiamo, si gioca nell’ampiezza di diffusione dell’innovazione e nel fattore tempo. Ovvero sulla costruzione di policy organiche, sia in fase di implementazione che di monitoraggio e valutazione degli impatti.
Cosi come evidenziato in occasione dell’iniziativa “ChangingPA – come realizzare una Pubblica Amministrazione nativa digitale” svoltasi a Reggio Calabria lo scorso dicembre, una collaborazione fra Team Digitale e Comuni (con in testa i più avanzati: Bari, Firenze, Milano, Palermo, Roma, Torino e Venezia) è una strategia vincente perché mette insieme orizzontalmente tutti gli attori del processo di cambiamento.
Nei prossimi mesi saranno impegnati nella sperimentazione dei cosiddetti common services messi a disposizione a livello centrale (ANPR, SPID, PagoPA, Piattaforma Big Data). Rispetto al lavoro del Team e la sperimentazione con i Comuni ci sono grandi aspettative, ci si aspettano soluzioni e linee guida (anche in materia di cybersecurity) che possano essere d’aiuto a tutte le Pubbliche Amministrazioni Locali ancora in ritardo.
Si pone, però, un problema significativo di monitoraggio e di accompagnamento del processo.
Chi può farsi carico di monitorare lo stato dell’arte dell’attuazione dell’agenda nei territori con l’obiettivo di guidare il processo nei territori e di assicurarne un avanzamento coerente con la cornice generale in maniera organica ad ogni livello di intervento ? Come aggredire criticità così complesse e diseguali senza aver prima acquisito una conoscenza approfondita dello scenario di partenza?
Misurare scelte, indirizzi, organizzazione, competenze, risorse e realizzazioni è, quindi, fondamentale. Ad oggi l’insieme delle attività di monitoraggio, i rating e gli indici a disposizione che possano seguire in maniera costante e completa l’informatizzazione delle P.A.L. restituiscono informazioni incomplete e non consentono di avere nitido un quadro di insieme affidabile.
Spesso le misurazioni si riferiscono solo a dotazioni tecnologiche e trascurano gli aspetti organizzativi e più profondamente legati alla macchina amministrativa che invece rappresentano in taluni casi lo scoglio più difficile da superare, oppure non tengono conto del grado di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini e delle ultime innovazioni tecnologiche.
Cosa serve ad una P.A. per essere digitale? Non esiste una ricetta univoca ma le esperienze maturate messe a fattor comune possono fornire una traccia.
Certamente occorre avere più coraggio nel disegno legislativo per arrivare a cambiare l’immagine giuridica della Pubblica Amministrazione. Il fatto che si discuta continuamente di “furbetti del cartellino” e non di una reale capacità di misurare le performance la dice lunga su un modello ancora geneticamente forte dove l’azione amministrativa è concentrata sugli adempimenti formali e non sui risultati e sugli outcome.
In attesa di un modello diverso di P.A., abbiamo provato a schematizzare un insieme di elementi utili ad avviare e monitorare un processo di cambiamento in chiave digitale.
Un set di indicatori specifici per una diagnosi del livello di informatizzazione e di maturità dell’Agenda Digitale di una P.A.L., organizzato per layer così distinti:
- Governance per indagare policy, strategia, struttura, organizzazione e risorse per la gestione dell’innovazione e il monitoraggio degli impatti;
- Openness per misurare il livello di trasparenza, apertura e comunicazione del funzionamento della macchina politico-amministrativa;
- Cooperation per conoscere la condizione di adesione a iniziative nazionali, common services e disposizioni normative;
- Services per fotografare il grado di digitalizzazione di processi, procedimenti, servizi e applicazioni;
- Infrastructures per stimare il livello di modernità, robustezza e capacità di infrastrutture e reti tecnologiche in dotazione;
- Skills per valutare l’adeguatezza delle competenze digitali e non solo per promuovere, accompagnare e sostenere la trasformazione della PA
Lo schema vuole essere un contributo verso la costruzione di un metodo scientifico finalizzato ad aumentare il livello di conoscenza dell’attuazione dell’Agenda Digitale nei territori e aiutare il Governo ad individuare priorità e risorse da mettere in campo in funzione dei fabbisogni.
Una sorta di ‘bilancio del cambiamento digitale locale’.
Sarebbe utile avviare uno screening delle P.A.L. (anche in modalità autodiagnosi) attraverso la lente del set di indicatori proposti (eventualmente integrato anche con il contributo degli altri attori locali e nazionali del digitale) e realizzare una Piattaforma web di monitoraggio (con un questionario compilabile e consultabile on-line) per raccogliere dati e informazioni (in formato “open” ça va sans dire) e avere così un quadro aggiornato e aperto in primis per le Città Metropolitane che hanno la necessità di procedere in un’area vasta e spesso disomogenea.
L’adozione di una piattaforma web per la compilazione dei questionari in modalità on-line e il calcolo degli indicatori con metodi certificati potrebbe consentire un notevole risparmio di costi per il reperimento delle informazioni e anche un più efficace aggiornamento del sistema di monitoraggio per tenerlo al passo dei cambiamenti della PA e delle innovazioni tecnologiche.
Il set di indicatori può, inoltre, suggerire uno schema di elementi di misurazione da tradursi in obiettivi specifici di digitalizzazione per i Piani delle Performance dei comuni. Ciò renderebbe più efficace la spinta verso il digitale e più accurato il monitoraggio dello stato di attuazione dell’agenda.
In sostanza, per reinventare il governo in senso digitale servono interventi nazionali-legislativi, nazionali-amministrativi tramite le agenzie (Agid, Team digitale), orizzontali di metodo e coordinamento per condividere una strategia multilevel che necessita di maggiore conoscenza e capacità di modulazione e misurazione per essere vincente.