C’è un passaggio nel discorso del premier Mario Draghi dal quale, a mio avviso, si deve oggi ripartire: quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio le scarse risorse disponibili “stiamo facendo un torto alle prossime generazioni”. “Una sottrazione dei loro diritti”.
Questa definizione degli sprechi suona come una pesante sentenza di condanna rispetto alle tante politiche sterili portate avanti in questi anni. Ma anche nei confronti del cashback.
Occorre un serio ripensamento delle azioni messe in campo anche e soprattutto con riferimento alla digitalizzazione e alla lotta all’evasione fiscale, processi che occorre calibrare nel drammatico contesto economico e sociale che il Paese sta vivendo.
Cashback è debito cattivo
Destinare miliardi di euro per favorire i pagamenti digitali, nella presunzione che il contante sia veicolo di evasione fiscale, è già di per sé una decisione discutibile. Farlo quando migliaia di imprese sono in sofferenza e senza ristoro, quando l’Europa chiede investimenti lungimiranti capaci di generare nuova ricchezza, significa non avere compreso quali siano le priorità da seguire. Significa non aver colto il senso della distinzione tra “debito buono” e “debito cattivo” che nulla ha a che vedere con la bontà delle intenzioni del decisore politico.
Peraltro, l’idea che favorire i pagamenti elettronici riduca l’evasione fiscale è indimostrata: in altri Paesi dove l’uso del contante è libero, l’evasione fiscale è molto minore che in Italia.
La stessa BCE, in una lettera inviata al precedente Governo, evidenziava forti criticità con riguardo al cashback definendo i meccanismi individuati dal decreto attuativo non conformi al diritto europeo: gli Stati che adottano l’euro non possono intraprendere politiche e regolamentazioni monetarie per perseguire altri fini interni.
L’esigenza di effettuare controlli fiscali attraverso transazioni monetarie elettroniche è inconciliabile con la regolamentazione monetaria dell’euro, perché trasforma il controllo fiscale in una alterazione delle regole del corso della moneta a livello Ue.
La Bce rilevava, inoltre, che il contante è apprezzato perché è uno strumento di pagamento rapido e ampiamente accettato. I pagamenti in contanti secondo le normali regole sancite a livello europeo agevolano l’inclusione dell’intera popolazione nell’economia.
I problemi del cashback
Dunque il cashback non solo è problematico perché esclude fasce della popolazione e favorisce chi, di fatto, già usufruiva dei pagamenti elettronici, ma è anche contrario alla normativa UE.
Inoltre, come spesso accade, ci troviamo a dover fare i conti con una pessima qualità della produzione normativa, anche secondaria, e mi riferisco al succitato decreto contenente le regole di attuazione.
I furbetti: norma scritta male
Diversamente da quanto ipotizzato in prima battuta – la bozza del DM attuativo contemplava l’ipotesi dei frazionamenti artificiosi dei pagamenti elettronici riferibili al medesimo acquisto presso lo stesso esercente e li vietava espressamente – le regole attualmente vigenti non sono in grado di prevenire i possibili comportamenti elusivi che si verificano nell’ipotesi di frazionamento delle operazioni.
Per quanto si stia cercando, adesso, di ovviare al problema – che pure evidenziai in una lettera inviata all’ex Ministro Gualtieri – lascia sconcerto e preoccupazione quanto avvenuto presso numerosi impianti di distribuzione carburanti, laddove singole operazioni di rifornimento sono state frazionate ripetutamente, per importi minimi, con l’intento di raggiungere il maggior numero possibile di transazioni necessarie, come noto, per l’ottenimento dei benefici legati al supercashback.
Il fatto che si sia frettolosamente decisa la cancellazione del divieto di operazioni di pagamento artificiosamente frazionate, nonostante il parere del Consiglio di Stato che chiedeva invece di disciplinare con maggiore chiarezza la questione, ci dà la misura della grave sciatteria normativa del precedente Governo cui occorre, con urgenza, porre rimedio.
Gli interventi da fare
Dietro il miraggio dei bonus e degli incentivi a pioggia si trova un Paese in grave difficoltà economica che necessita di politiche nuove, riforme strutturali capaci di raggiungere l’obiettivo. Abbiamo una quota importante di evasione che continua a sfuggire e che difficilmente potrà essere recuperata con simili meccanismi.
Credo sia giunto il momento di superare la logica del premio e delle lotterie e riflettere sull’unica proposta seria: una importante riforma, razionalizzazione del sistema fiscale che consenta, tra l’altro, di portare in detrazione le spese delle famiglie effettuate con fattura elettronica in modo da coprire la parte più consistente di evasione e venire incontro, realmente, alle esigenze dei cittadini.
Queste riforme saranno possibili solo superando definitivamente la politica dei sussidi che disperde risorse importanti, altera le regole del mercato generando delle distorsioni temporanee incapaci di produrre risultati nel lungo periodo.
“Ogni spreco è un torto che facciamo alle prossime generazioni”.
Ripartiamo da qui.