La lettera che il nuovo Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, di estrazione tecnica e accademica, ha inviato il 23 febbraio alle scuole non sembra abbia suscitato particolari interessi, data la bassa pubblicazione sui siti scolastici ufficiali del pur breve testo.
Cosa ha scritto il Ministro oltre a ringraziamenti in ordine rigorosamente burocratico? Fa riferimento a una “enorme sfida che ci attende” come se dovesse accadere ancora peggio di ciò che ci è accaduto sino a oggi in questi 13 mesi senza respiro.
Vedremo. Fatto sta che, pur sottoposti alle costrizioni e alla minaccia del covid19, i diversi Ministeri, compreso quello dell’Istruzione, non hanno problemi di finanziamenti bensì devono preoccuparsi di fare i migliori investimenti possibili.
Questi finanziamenti, a parere di chi scrive, dovrebbero essere utilizzati anche per migliorare il livello di trasparenza delle istituzioni scolastiche, su più livelli. E su questo il digitale può giocare un ruolo di primo piano.
Il nodo della trasparenza
Dovrebbe essere ormai scontata la direzione da prendere, ma purtroppo non è così. Limitando le mie osservazioni all’ambito della trasformazione digitale, c’è da rilevare infatti, che la “distribuzione a pioggia” a scuole ed Enti locali come fatto da maggio 2020 in qua dal Ministero, nonostante il grande lavoro finanche agostano di dirigenti, docenti e personale, non sembra essere stata determinante nell’effettuare quella svolta e consolidamento che tutti ci aspettavamo almeno sul fronte digitale.
Prendo spunto e sottolineo un paio di considerazioni generali che mutuo, da un lato dal recente seminario di Agendadigitale.eu intitolato “Intelligenza artificiale Impatto sulle nostre vite, diritti e libertà” (su cui tornerò in conclusione), e dall’altro dalle riflessioni del Professor Alfonso Fuggetta, di cui riporto di seguito le esatte parole:
“È vitale definire un modello di interoperabilità tra amministrazioni, sia a livello orizzontale (per esempio tra ministeri ed enti centrali) che verticale (tra Stato, regioni ed enti locali)…Ciò richiede da un lato un modello di governance che superi il frazionamento e i limiti sperimentati in questi anni e, dall’altro, un approccio iterativo (oggi si usa dire agile) che avvii questi processi di innovazione a partire da alcuni casi strategici come, per esempio, l’integrazione delle informazioni e dei servizi sanitari e la cancellazione sistematica dei processi di richiesta e produzione di certificati”.
La pubblicazione del curriculum
Per non tediare il lettore, non racconterò di portali istituzionali scolastici zeppi di dati sensibilissimi dove il login avviene sulla singola scuola e la prima cosa da scrivere è il codice della medesima altrimenti non si riesce a procedere. Che dire poi del non impedimento a far coincidere username e password? Si, avete capito bene: è come quando in siti tanto malfatti da apparire sospetti dovete loggarvi individualmente e poi scrivere chi siete!
Parto dunque da qui, dall’auspicata “cancellazione sistematica dei processi di richiesta e produzione di certificati”, che ha molto a che fare, soprattutto nella scuola, col digitale e la trasparenza.
Quando nacque polis, tutti i docenti furono obbligati a compilare il proprio curriculum che non è ancora stato reso pubblico. I Dirigenti scolastici furono invece obbligati a pubblicare sia il cv che la retribuzione ma, purtroppo, questi dati sono incomparabili. Nell’introdurre le mie lezioni di “cittadinanza digitale” in classi di scuole superiori diverse della Lombardia pedemontana, ricevo un risultato come questo (vedi figura), tra circa una quindicina di domande diverse: i giovani sono ormai disponibili ad azioni di trasparenza online che chiedono anche alle scuole e alle università sui rispettivi siti web.
Risposta di soli maggiorenni di una sola scuola superiore (gennaio 21)
Le entrate sul portale scuolainchiaro
Nel portale scuolainchiaro, una delle pagine più interessanti è, naturalmente, quella delle entrate ma si potrebbero andare a dettagliare quest’area: “Amministrazione trasparente – pagamenti dell’amministrazione”, che “contiene l’indicatore annuale e trimestrale di tempestività dei pagamenti previsti dagli articoli 9 e 10 del D.P.C.M. del 22/09/2014. Gli indicatori misurano i tempi medi di pagamento relativi agli acquisti di beni, servizi e forniture”, coi dati relativi alle retribuzioni aggiuntive, sugli aspetti innovativi e non su quelli routinari come le supplenze o i recuperi, dei docenti appunto.
Per comprendere cifre di premialità, anche anonime e aggregate scuole per scuola non può bastare infatti conoscere e consultare contrattintegrativipa.it, si deve poter capire come sono premiati i progetti e chi li attua in questa o quella scuola.
Molti aspetti della digitalizzazione non potranno se non portare a una progressiva ma inesorabile limitazione se non addirittura eliminazione di certi poteri di autonomia scolastica.
L’integrazione dei dati, di cui giustamente ha scritto il Professor Fuggetta, non può farne a meno.
Il premio scuola digitale
Il Premio Scuola Digitale, alla terza edizione offre un paradigma se così si può dire di un lento processo di accentramento di funzioni, tipicamente giuridiche e informatiche, in atto nella scuola e dovrebbe offrire il panorama delle “buone pratiche didattiche” a vantaggio di tutti.
Nelle edizioni precedenti, infatti, il MIUR/MI aveva individuato delle “scuole polo” provinciali (o interprovinciali) e regionali cui affidare dei compiti molto delicati tra cui la proclamazione del bando stesso coi risultati che si possono ben immaginare di un “contrasto” tra le selezioni via via provinciali e regionali non solo dovute a errori tipicamente da “copia e incolla” di testi dal bando precedente, ma anche da interpretazioni libere.
Pur mantenendo le “scuole polo” (da pagina 9 eccone l’elenco Istruzioni-Operative-Psd-2021) i criteri di giudizio stabiliti oggi sono così esattamente intitolati: “Criteri di valutazione delle proposte e giurie”.
“L’avviso del Ministero – prosegue il testo – definisce anche i criteri di valutazione, che dovranno essere omogenei a livello nazionale, regionale e provinciale, così definiti con i relativi pesi:
- valore e qualità del contenuto digitale/tecnologico presentato, in termini di vision, strategia, utilizzo di tecnologie digitali e metodologie didattiche innovative (punti 4);
- significatività dell’impatto prodotto sulle competenze degli studenti e integrazione nel curricolo della scuola (punti 4);
- qualità e completezza della presentazione (punti 2)”.
Entro il mese di aprile saranno tutte online, provincia per provincia, iniziative di presentazione di queste attività digitali innovative e, indipendentemente dalle scuole che supereranno le selezioni, si potrà trattare complessivamente parlando di un migliaio di belle idee da diffondere e confrontare.
Conclusioni
Fin qui le scuole ma cosa si è detto di molto importante nel seminario intitolato “Intelligenza artificiale Impatto sulle nostre vite, diritti e libertà” del 3 di AgendaDigitale? Si è detto che nella professione docente, come quella di cura, non si intende delegare all’Intelligenza artificiale. Questa è infatti la preoccupazione, inespressa quanto pesante, della categoria professionale cui appartengo. L’evidenza pratica della problematica è evidente nella discussione sulle “classi pollaio” che non è, ovviamente, sulla esiguità degli spazi – giunta però all’esasperazione dalle esigenze del distanziamento – ma sul rapporto numerico tra docenti e alunni che si riconoscono quali persone sempre diverse. Il proliferare delle “scuole nel bosco” a piccoli gruppi durante covid19, ricadenti giuridicamente nel campo dell’educazione genitoriale, sono anch’esse una prova che il rapporto tra docente e discente è il cuore della scuola.