Il National Center for Missing & Exploited Children, no profit del Congresso USA, ha pubblicato, recentemente, il suo rapporto annuale, in cui registra un sensibile aumento (circa del 30%) delle segnalazioni di sfruttamento online di minorenni in tutto il mondo.
Si tratta, quindi, di capire quali siano i rimedi e se l’aumento delle segnalazioni sia un fattore positivo o se sia un segnale d’allarme.
Il report USA
Nel sito web www.missingkids.org Il National Center for Missing & Exploited Children si definisce come “una società privata senza scopo di lucro, la cui missione è aiutare a trovare i bambini scomparsi, ridurre lo sfruttamento sessuale dei minori e prevenire la vittimizzazione dei minori. NCMEC lavora con le famiglie, le vittime, l’industria privata, le forze dell’ordine e il pubblico per aiutare a prevenire i rapimenti di minori, recuperare i bambini scomparsi e fornire servizi per scoraggiare e combattere lo sfruttamento sessuale dei minori”.
In pratica, una ONG che si occupa di bambini scomparsi e sfruttati e che attraverso i propri contatti e canali monitora anche l’attività online di sfruttamento soprattutto sessuale dei minori.
Il rapporto annuale del 2020 registra un aumento del 30% rispetto al 2019 delle segnalazioni effettuate dai vari portali di sfruttamento online di minori, raggiungendo il massimo storico da quando il rapporto viene stilato.
Va osservato però che il 2020 è stato l’anno di maggior utilizzo di ogni piattaforma online a causa della fase pandemica da Covid-19, fattore che ha determinato sia una maggior incidenza di cyber attacchi e di truffe online, sia un significativo aumento di controlli pubblici esterni e interni da parte delle piattaforme stesse.
In altre parole, il maggior controllo interno di social network e siti innervati in tutto il mondo ha determinato, certamente, un incremento dei casi segnalati e una stretta alle maglie dei filtri (cosiddetti spider), con il conseguente aumento statistico.
La sicurezza online dei minori
Secondo Guido Scorza, avvocato componente del Collegio del Garante per la Protezione dei Dati Personali, la tutela dei minori sfruttati per il mercato online dovrebbe rientrare nella “top five delle questioni nell’agenda di Governo di qualsiasi Paese con l’ambizione a essere considerato civile” (cit. dal suo blog, nell’articolo La sicurezza dei bambini online nella top five dell’agenda di governo).
Il rilievo è corretto, anche se, allo stato, pare che il focus dell’esecutivo non sia particolarmente orientato in ottica cyber.
Controlli e blocchi
L’aumento statistico del fenomeno va valutato per quello che è: un aumento delle segnalazioni.
Quest’ultimo è stato determinato dall’infittirsi dei controlli interni a social media e società che gestiscono, ad esempio, la rete di PornHub, specie in seguito all’inchiesta del New York Times.
Maggiori controlli significano, anche, limitazioni all’utilizzo da parte degli utenti, in particolare per quanto riguarda i social network.
Episodi di “censura” di post o contenuti pubblicati dagli utenti, determinati dalla segnalazione di altri utenti o direttamente da parte dell’algoritmo di controllo, sono il primo effetto “collaterale” di questa nuova tendenza.
La questione, certamente attuale e centrale, si innesta nella dialettica democratica della libertà di espressione del pensiero: tanto maggiori sono i controlli, tanto più è garantita la sicurezza, ma a essere compressa è, inevitabilmente, una parte delle nostre libertà e della nostra privacy.
In conclusione
Se per la tutela dello sfruttamento online dei minori è certamente necessario infittire i controlli, quindi, dobbiamo anche renderci conto che l’effetto collaterale di questo controllo sarà certamente una minore libertà di espressione.
In conclusione, urge una scelta normativa sovrannazionale di regolamentazione della rete e dei social network in particolare, perché, diversamente, ogni piattaforma sarà legittimata a prendere solo le contromisure che riterrà opportune, scegliendo in modo discrezionale dove puntare il focus.