La pandemia di coronavirus ha accelerato la trasformazione digitale delle aziende pubbliche e private, forzando l’adozione di strumenti informatici per garantire la continuità operativa e l’erogazione dei servizi. Imprese e professionisti hanno trovato in internet un’ancora cui aggrapparsi per far fronte alla crisi sociale ed economica portata dall’emergenza sanitaria, trovando così il modo di vendere i propri prodotti, stringere legami commerciali e ampliare il proprio target. Secondo il Registro.it, servizio gestito dall’Istituto di Informatica e Telematica del CNR, al 31 dicembre 2020 sono stati registrati in totale di 3.374.790 domini con estensione .it di cui 592.821 nuovi nomi registrati nel corso dell’anno. Le nuove registrazioni sono state il 13,2% in più rispetto al 2019. La crescita totale (che è data dalla differenza tra nuove registrazioni e nomi a dominio cancellati) è stata il 4,20% rispetto al 2019.
Perché la digitalizzazione è una leva per la ripresa
I numeri ben manifestano come il contesto emergenziale ha obbligatoriamente spinto la digitalizzazione dei processi sia nella pubblica amministrazione che nel settore privato: le imprese hanno per forza dovuto ridisegnare la loro operatività tenendo conto delle restrizioni previste dalla normativa per contenere l’epidemia di coronavirus, in particolare il distanziamento sociale. Si è assistito da marzo 2020 a un boom del ricorso allo smart working e alla gestione da remoto di attività che prima si svolgevano di persona. I dati fotografano bene la situazione.
Oltre ai domini registrati dalle persone fisiche, è interessante notare come il 41% dei 428.788 nuovi domini con desinenza .it nati tra gennaio e ottobre 2020 appartengano a imprese. Inoltre, circa 30.000 domini sono riconducibili ai liberi professionisti, dato che esprime una crescita del 35% della loro presenza in rete nel corso dell’anno. Confrontando i dati di aprile 2020 sul 2019, la crescita dei domini di professionisti è stata del 113%, per le imprese del 56%. Dal confronto dei dati di Registro.it con il più recente rilevamento Istat emerge che la vendita di beni e servizi tramite sito web è raddoppiata nel corso del 2020 arrivando a coinvolgere in tutto il 17,4% delle aziende italiane con tre o più addetti, per una stima attuale totale di circa 170.000 imprese dotate di e-commerce. Domini che potranno continuare a essere utilizzati anche una volta passata la pandemia, per proseguire nel percorso di digitalizzazione intrapreso da molti in modo forzato, ma foriero di possibilità per ampliare il proprio business.
E-commerce, la differenziazione regionale
È evidente che il maggior ricorso alla rete è stato dettato dal contesto socioeconomico in fase di pandemia e dalla necessità di trasformare i processi delle proprie attività lavorative per rispondere alle esigenze normative, che già da marzo 2020 imponevano precauzioni per evitare il diffondersi del virus. Con i negozi e le aziende chiuse durante i momenti di lockdown totale nella prima fase della pandemia e nelle “zone rosse” regionali a partire dall’autunno 2020, imprenditori, professionisti e negozianti hanno trovato nel web una possibilità per parare i colpi della crisi, per promuoversi e offrire comunque i propri servizi in un modo diverso da come facevano prima. Analizzando le varie aree geografiche, secondo i dati di Registro .it, emerge che il più alto tasso di domini .it ogni 10.000 abitanti si ha in Trentino Alto-Adige, regione seguita da Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Piemonte e Veneto. Per quanto riguarda il sud Italia, la prima regione presente in classifica è l’Abruzzo al quattordicesimo posto. Il maggior tasso di penetrazione si registra nella provincia di Milano con 538 domini ogni 10.000 abitanti.
Oltre i clienti la community: digital garden
In questo scenario, è stato necessario anche curare le relazioni interpersonali e la propria immagine in rete. Il negoziante abituato a vedere ogni giorno la propria clientela, l’imprenditore solito agli incontri con i propri collaboratori hanno dovuto ridefinire anche i processi di socializzazione in un’ottica digitale. In questo senso, la scelta di aprire un e-commerce o un sito aziendale può essere accompagnata a uno spazio virtuale dedicato alla coltivazione dei rapporti e alla rappresentazione di sé attraverso un approccio più umano e personale, per cercare di superare le barriere imposte dal virtuale.
Strumenti utili per questa condizione sono i digital garden, spazi digitali a metà strada tra un taccuino virtuale e un classico blog, cui affidare i propri pensieri e condividerli con gli altri. Un sistema utile per sentirsi più vicini ai propri clienti facendosi conoscere proprio come se si parlasse di persona. In questo modo, attraverso la rappresentazione di sé con scritti e pensieri, è possibile oltrepassare il concetto di mera clientela e puntare alla costruzione di una comunità virtuale di persone che credono e supportano la propria attività, conoscendone i valori e gli obiettivi.