PARLAMENTO EUROPEO

Benifei: “Intelligenza artificiale priorità per Europa e Italia, ecco le sfide”

Numerose proposte di regolamentazione stanno emergendo a livello europeo in tema di intelligenza artificiale. Il punto sui lavori del Parlamento europeo e lo scenario italiano, in vista dell’arrivo delle importanti risorse del Recovery Plan

Pubblicato il 15 Apr 2021

Brando Benifei

Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo

intelligenza artificiale digitale

L’intelligenza artificiale (IA) è a oggi considerata centrale per la transizione digitale delle nostre società ed è di conseguenza diventata una priorità anche per l’Unione Europea.

Si prevede infatti che le applicazioni future, non così tanto distanti nel tempo, porteranno a enormi cambiamenti, nonostante alcuni di essi siano già ben visibili, essendo l’IA ben presente nelle vite quotidiane di molte persone.

Ma accanto a enormi benefici, come vedremo, l’IA porta con sé anche potenziali rischi e comprensibili preoccupazioni. Come ha di recente dichiarato il fondatore di Microsoft Bill Gates, il mondo non ha visto molte altre tecnologie che sono allo stesso tempo promettenti e pericolose come l’intelligenza artificiale.

Ecco perché è fondamentale che i governi e i decisori politici siano in grado di guidare con lungimiranza il processo di diffusione di questa tecnologia.

Prima di approfondire il ruolo del Parlamento Europeo, in cui sono attualmente relatore per il gruppo Socialisti e Democratici nella Commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA), rispetto all’IA e le numerose proposte di regolamentazione che stanno emergendo a livello europeo, cerchiamo di capire esattamente di cosa si tratta.

Intelligenza artificiale: campi di applicazione e benefici

I potenziali campi di applicazione e i benefici che deriverebbero dall’intelligenza artificiale sono di enorme portata.

Possiamo partire proprio dalla terribile pandemia da coronavirus che ormai più di un anno fa ha stravolto le nostre vite. L’intelligenza artificiale è stata infatti fin da subito utilizzata per la termografia negli aeroporti e in altri centri nevralgici per lo spostamento delle persone. In ambito più strettamente medico, può aiutare a riconoscere l’infezione dalle scansioni polmonari con tomografia computerizzata. È stata poi molto utilizzata anche per fornire dati affidabili nel tracciamento della diffusione della malattia.

Restando nell’ambito della salute pubblica, alcuni ricercatori di consorzi europei hanno persino sviluppato un programma di IA per rispondere alle chiamate di emergenza che permette di riconoscere un arresto cardiaco durante la chiamata stessa molto più velocemente e frequentemente rispetto al solo intervento degli operatori sanitari. E si potrebbe continuare per molto, ricordando ad esempio come l’intelligenza artificiale possa aiutare i produttori europei a diventare più efficienti, ottimizzando i percorsi di vendita o prevedendo in anticipo la manutenzione e i guasti in vere e proprie fabbriche intelligenti. L’IA può poi essere usata per contribuire a creare un sistema alimentare europeo più sostenibile.

O anche fornire avvertimenti tempestivi su disastri naturali e consentire così una preparazione più efficiente e una maggiore mitigazione delle conseguenze, come già avviene in Giappone e Corea del Sud.  Come già ricordato, anche nelle piccole cose della vita quotidiana l’IA giocherà un ruolo sempre più evidente: assistenti personali digitali, traduzioni automatiche e intelligenti, città e infrastrutture interconnesse, auto a guida autonoma, lotta alla disinformazione sulla rete, e tanto altro ancora.

Intelligenza artificiale: come si muove l’Europa

L’Unione Europea sta attualmente preparando una prima serie di regolamentazioni per gestire opportunità e rischi dell’IA, concentrandosi su come aumentare la fiducia dei cittadini europei, quindi anche sulla gestione del suo potenziale impatto su individui, società ed economia. Le nuove regole mirano anche a fornire un ambiente adattato e di supporto per ricercatori, sviluppatori e per tutte le imprese europee interessate all’IA Si vuole anche aumentare gli investimenti privati e pubblici in queste tecnologie, fino ad arrivare ad almeno 20 miliardi di euro l’anno.

La Commissione Europea si sta muovendo nella giusta direzione in questo ambito, anche se è ancora presto per esprimere giudizi definitivi. Ma anche il Parlamento Europeo, di cui faccio parte dal 2014, si occupa di questi temi già da diverso tempo, e anzi è stato proprio il Parlamento a chiedere alla Commissione una proposta in materia già nel 2016 con una Risoluzione sulle norme di diritto civile e robotica. E il lavoro sta andando avanti, con ben tre Relazioni approvate in plenaria lo scorso ottobre in reazione alla pubblicazione del Libro Bianco, con l’obiettivo di dare alla Commissione un quadro in cui muoversi per la relativa proposta legislativa che arriverà a breve.

Queste Relazioni vertono sugli aspetti etici, fondamentali da stabilire e incorporare by design nello sviluppo di nuovi sistemi di intelligenza artificiale, su quelli di responsabilità civile e di proprietà intellettuale, anch’essi molto importanti per favorire l’innovazione, dare certezza giuridica agli operatori e, soprattutto, garantire le necessarie tutele ai cittadini e ai consumatori. L’obiettivo è quello di costruire un modello di IA che metta la persona e il cittadino al centro.

Legislazione sull’IA, come assicurare un efficace collegamento col GDPR

Un altro elemento che vorrei evidenziare, perché di grande importanza, è che nella legislazione europea sono già contenuti importanti principi che si applicano anche all’intelligenza artificiale, primo fra tutti il Regolamento generale sulla protezione dei dati, o GDPR, del 2018. Lì sono contenuti molti dei concetti su cui si dibatte oggi riguardo l’IA (privacy by design e by default, diritto al consenso, minimizzazione dei dati, e molto altro).

Il punto è come assicurare un efficace collegamento tra GDPR e legislazione sull’IA, laddove possano emergere concetti da dover interpretare. Fra le altre cose, si dovrebbe anche puntare sul soft law, ossia elaborare linee guida per le autorità di controllo, come indicato dallo stesso Parlamento nella Relazione sugli aspetti etici. Quello per cui io e i miei colleghi al Parlamento Europeo stiamo lavorando è la creazione di uno specifico modello europeo di sviluppo per l’IA, che si differenzi, ad esempio, da quello cinese caratterizzato da un controllo totalizzante e invasivo da parte del governo verso la popolazione, con evidente problematiche di mancato rispetto della privacy.

Questo non significa certo voler limitare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, anzi.

L’innovazione può benissimo essere utilizzata proprio per risolvere alcuni di questi problemi, come il lavoro di sempre più startup che lavorano per l’anonimizzazione dei dati personali sta dimostrando. Proprio di recente sono stato tra i promotori delll’invio di una lettera alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La lettera è stata cofirmata da ben 116 eurodeputati e chiede alla Commissione di fare particolare attenzione rispetto alla salvaguardia dei diritti umani e dei valori fondamentali dell’Unione, anche arrivando eventualmente a proibire alcuni specifici utilizzi dell’IA (un esempio su tutti, le armi letali autonome, ma anche sul riconoscimento facciale ci sono seri dubbi da sciogliere).

Conclusioni

Ricordo anche che la Commissione speciale sull’intelligenza artificiale organizza periodicamente audizioni pubbliche e seminari rivolte ai cittadini con l’obiettivo di approfondire specifiche tematiche inerenti l’IA, che vanno così ad integrare il lavoro del Parlamento europeo in materia in vista delle proposte della Commissione. Il 23 marzo, ad esempio, l’AIDA ha organizzato un’audizione sul rapporto tra IA e competitività. Al centro dell’evento gli interrogativi su quali siano i quadri normativi per meglio sfruttare il potenziale delle soluzioni IA nell’aumentare la competitività delle imprese dell’UE.

In conclusione, ci tengo a sottolineare ancora una volta l’importanza che la svolta del Next Generation EU rappresenta in concreto per l’Unione Europea, e in particolare per il nostro Paese che, come è noto, sarà il principale beneficiario di questo enorme piano di sviluppo (fino a 223 miliardi di euro da impiegare entro il 2023). Primi fra tutti a beneficiarne saranno proprio i nostri territori, comuni e regioni in particolare, ed è dunque fondamentale la definizione di un efficace Piano Nazionale in grado di sfruttare tutti le possibilità offerte dal Recovery Plan. L’intelligenza artificiale sarà proprio uno dei punti cardine per l’avanzamento tecnologico italiano e per la transizione digitale che, insieme a quella ecologica, sarà la colonna portante della ripresa e dello sviluppo di lungo termine del nostro Paese.

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