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Mobilità intelligente, perché è una leva per città più sostenibili

Il decreto Smart Road, per la sperimentazione delle auto a guida autonoma, dà impulso alla mobilità intelligente e a infrastrutture capaci di abilitare la smart city e una nuova sostenibilità che il programma Borgo 4.0 concretizza, con il concorso di imprese private, università e ricerca.

Pubblicato il 14 Apr 2021

Enrico Landolfi

R&D Manager - NetCom Engineering

smart city

La mobilità intelligente (Smart Mobility) è un paradigma innovativo facente parte dell’ecosistema ITS (Intelligent Transport Systems), avente l’obiettivo di fornire un approccio più sostenibile a diverse tipologie di problematiche, quali quelle legate alla densità di popolazione nei centri urbani, alla necessità di più elevati livelli di sicurezza e di agevolare gli spostamenti. Le tre tendenze chiave per abilitare questo scenario, secondo l’analisi Mobility 2030 di KPMG sono l’elettrificazione dei veicoli e l’adozione di propulsori alternativi, i veicoli connessi e autonomi e la Mobility-as-a-Service (MaaS). Grazie a queste leve, l’attuale sistema di mobilità potrà essere sostituito da un ecosistema radicalmente più efficiente, permettendo una diffusa condivisione di dati e un trasporto di tipo intermodale. Se il nuovo ecosistema per la mobilità si affermasse, potrebbe superare un valore di mercato, sempre secondo lo studio KPMG, di mille milioni di dollari entro il 2030.

Il decreto Smart Road e le sperimentazioni in Italia

In Italia il decreto Smart Road del 2018, che regola la sperimentazione delle auto a guida autonoma e delle infrastrutture stradali intelligenti, rappresenta uno step in questa direzione. L’aggiornamento del decreto del settembre 2020 amplia la possibilità di effettuare test non più solo in aree chiuse al traffico, ma anche in strade pubbliche con mezzi di trasporto innovativi, che attualmente non è possibile omologare (es. veicoli completamente autonomi). La pandemia di Covid-19 da un lato ha rallentato le sperimentazioni, dall’altro ha introdotto nuove esigenze, accentuando la necessità di avere a disposizione una mobilità non solo più sicura e sostenibile, ma anche tale da tener in considerazione eventuali problematiche legate ad assembramenti e affollamenti. A tale scopo, risulta ancor più evidente quanto sia necessaria la tecnologia oggi a disposizione per rendere sia le strade che i mezzi di trasporto intelligenti.

Diverse città hanno già manifestato l’interesse ad avviare nel loro territorio le sperimentazioni nel campo della guida autonoma, come avverrà prossimamente a Parma, Torino, Trieste, Modena e Cortina. L’intento è cogliere l’opportunità per mettere a disposizione dispositivi smart sia sui veicoli che a bordo strada che, connessi fra loro, possano fornire servizi intelligenti e di monitoraggio, nell’ottica di creare delle smart city.

Il caso: programma Borgo 4.0

In questo contesto va collocato il programma Borgo 4.0, che prevede la realizzazione di progetti con l’obiettivo di sperimentare modelli innovativi nel campo della mobilità, dell’energia e delle smart cities. Al programma, promosso da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), partecipano oltre 50 imprese, le 5 Università campane con i centri di ricerca pubblici e il CNR, in un piano complessivo di investimenti di oltre 76 milioni di euro, 27 dei quali derivano dal cofinanziamento privato delle imprese e i restanti dalla Regione Campania. Il luogo scelto per la sperimentazione è Lioni in provincia di Avellino, Comune situato a metà strada fra gli stabilimenti FCA di Pomigliano e di Melfi. L’obiettivo è anche rivitalizzare un’area nell’entroterra campano attirando competenze, investimenti e favorendo la nascita e l’insediamento di startup in un’area industriale messa a disposizione. Il comune di Lioni sarà dunque aperto per la sperimentazione su strada in attuazione del decreto Smart road e consentirà inoltre di testare le tecnologie di rete 5G ed erogare servizi di mobilità intelligente
I principali scenari da validare saranno:

  • guida consapevole al fine di limitare danni e incidenti, anche monitorando il comportamento dei conducenti, con una particolare attenzione alla privacy;
  • monitoraggio del traffico in specifici scenari, quali ad esempio gli incroci segnalati e non segnalati, e le rear-end collisions, con particolare attenzione ai punti aventi scarsa visibilità (es. curve a gomito, colline);
  • raccomandazioni al guidatore su profili guida da seguire, comunicando limiti di velocità puntuali, profili di velocità sostenibili (eco-driving) e segnalando potenziali pericoli dovuti a condizioni meteorologiche avverse (ghiaccio, vento forte, frane).

Una parte del progetto sarà dedicata alla mobilità elettrica (E-Mobility), in cui si prevede di incrementare l’autonomia di un veicolo full-electric impiegando, da un lato, un pacco batterie più evoluto, facendo uso di algoritmi di gestione dei flussi di potenza ottimizzati, e dall’altro nella progettazione di colonnine di ricarica intelligenti e connesse con l’obiettivo di fornire servizi avanzati al guidatore, come suggerire il punto di ricarica più vicino, indicare i tempi di ricarica, offrire altri servizi di intrattenimento, eventualmente relativi a punti di attrazione nella zona.

Le tecnologie per il dialogo fra veicoli e infrastrutture intelligenti

La tecnologia digitale all’interno dei veicoli è cresciuta esponenzialmente negli anni e già oggi mette a disposizione una quantità di dati utilizzabili per la diagnostica e per il miglioramento delle prestazioni. Per comunicare e rendere disponibili i servizi fin qui accennati, va instaurato un dialogo fra i dati dell’auto e i dispositivi a bordo strada.

Tra gli operatori del settore, anche NetCom Group è uno dei partner coinvolti nel programma Borgo 4.0. L’azienda è coinvolta sia sul progetto C-Mobility sia sullo sviluppo di E-Mobility, sopra illustrato in sintesi. Il primo, che vede come capofila STMicroelectronics, ha l’obiettivo di sviluppare e portare a un più avanzato livello di maturità – TRL (Technology Readiness Level) – il bridge multicanale di NetCom per raccogliere i dati dal veicolo e instaurare il dialogo con l’infrastruttura stradale. Il dispositivo a bordo strada consente a sua volta di dialogare con il veicolo estraendo i dati dalle sue centraline e dal conducente connesso.
Parte del progetto sarà dedicato a perfezionare la capacità di individuare lo stato psicofisico del guidatore, grazie ad alcuni indicatori, per agire di conseguenza al fine di prevenire potenziali rischi.
Inoltre, una Road-Site Unit (RSU), componente installata a bordo strada (su semafori, pali della luce, segnali stradali ecc.), dovrà essere progettata per indirizzare i dati acquisiti dal veicolo verso una piattaforma in remoto per la successiva Big Data Analysis o per effettuare elaborazioni a livello locale (Edge Computing).
Il secondo caso riguarda soprattutto le informazioni necessarie per la guida cooperativa, che richiede un dialogo real time fra il veicolo le RSU, secondo un’opportuna un’architettura distribuita.
Le unità intelligenti a bordo strada avranno anche la possibilità di monitore i flussi di traffico e le condizioni ambientali (qualità aria, meteo, inquinanti), in modo da eseguire azioni conseguenti, come ad esempio chiudere accessi, varchi e definire percorsi alternativi. La rete delle RSU potrà costituire l’infrastruttura di base, capace di abilitare i servizi intelligenti necessari per lo sviluppo della smart city.

L’articolo è parte di un progetto di comunicazione editoriale che Agendadigitale.eu sta sviluppando con il partner NetCom Group

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