competenze

PNRR, il “nodo” risorse umane: ecco perché il decreto Aprile è cruciale per il futuro

Comincia la fase di discussione e voto sugli emendamenti del decreto “aprile”, che riveste una grande importanza per il paese, trattando del versante reclutamento. Vediamo i rischi che le procedure straordinarie semplificate e le assunzioni a tempo determinato introdotte dal ministro Brunetta producono per i giovani

Pubblicato il 05 Mag 2021

Mara Mucci

già vicepresidente della commissione d’inchiesta sullo stato della digitalizzazione della PA nella XVII leg, informatica, resp. PA di Azione

concorsi pubblici

Alla vigilia dell’uso delle risorse del PNRR urge un ragionamento. Le risorse alla helicopter money non saranno sufficienti se non mettiamo in campo una buona capacità progettuale e di attuazione. Da cosa dipenderà il nostro successo? Dalle risorse umane.
Per questo, trattando del versante reclutamento, il “decreto aprile” assume una importanza strategica per l’innovazione del Paese.

È iniziata la fase di discussione e voto sugli emendamenti presentati, e serve fare attenzione su alcuni aspetti.

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Il nodo delle competenze

Il Ministro Brunetta, sulla base del decreto legge 1 aprile 2021 n. 44, per reclutare rapidamente personale con le necessarie competenze, si basa essenzialmente su due criteri: quello del ricorso a lavoratori a tempo determinato e quello del reclutamento attraverso procedure straordinarie semplificate. Il concorso di questi giorni (aprile 2021) per 2.800 tecnici da assumere nelle Regioni del Sud Italia ne è un esempio.

Dieci anni or sono, era facile prevedere che il cosiddetto blocco del turn over avrebbe devastato l’amministrazione pubblica, come conseguenza del depauperamento del capitale umano dovuto alla interruzione di quel ricambio generazionale, vitale per qualsiasi azienda, fatto non soltanto di età anagrafica ma anche di competenze.

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Analogamente, oggi è facile prevedere che le massicce assunzioni di precari porteranno, di rinnovo in rinnovo, come è già successo troppe volte in Italia, a richieste di stabilizzazioni o a concorsi “su misura” e, quindi, di nuovo, all’elusione dell’unico vero sistema di reclutamento efficiente ed efficace previsto dalla Costituzione, nonché a procedure di infrazione dell’Unione Europea per eccesso di durata dei contratti a tempo determinato: un film già visto.

Ma anche volendo essere ottimisti, davvero la selezione con procedure semplificate – ovvero una sola prova scritta a quiz senza la prova orale – porta a scegliere le persone più capaci ad affrontare questioni complesse come la gestione dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)?

Qualche dubbio viene, e allora proviamo a dare qualche suggerimento.

Semplificazione delle procedure

Primo fra tutti è quello che riguarda il tema “semplificazione delle procedure”. È un dato oggettivo che, in particolare per i concorsi che prevedono migliaia di posti, i tempi che intercorrono fra il bando e la pubblicazione dei risultati a volte superino l’anno solare.

La lentezza delle procedure concorsuali è dovuta in larga misura alla difficoltà di combinare le disponibilità dei membri della Commissione esaminatrice per presenziare, eventualmente, alle prove preselettive, presenziare alle prove scritte, svolgere le prove orali, ma soprattutto valutare – in seduta congiunta – gli elaborati delle prove scritte.

Rispetto a qualche anno fa la tecnologia ci è venuta incontro e lavorare a distanza è sempre più facile. Per questo è importante che le misure in grado di semplificare la fase di correzione e svolgimento della fase orale, come l’orale a distanza tramite piattaforme di videoconferenza, debbano permanere anche dopo la fine dell’emergenza coronavirus.

La “tagliola” all’ingresso

Purtroppo per “semplificazione delle procedure” Brunetta non si riferisce solo alla possibilità dell’uso delle tecnologie a distanza, ma piuttosto ad una estrema semplificazione delle procedure concorsuali, a partire dalla “tagliola all’ingresso” per i partecipanti che non hanno già avuto esperienza nel PA (pubblica amministrazione), e che quindi non avranno punti preziosi nella prima fase di scrematura dei partecipanti. Questa misura di fatto penalizza i neolaureati e chi vanta maggiori titoli, favorendo chi, magari con spintarella, ha già avuto possibilità di lavorare nel pubblico impiego.

La “tagliola” ha sollevato diversi mal di pancia, e su questo punto la battaglia al Senato sarà certamente accesa. Altro punto che vede differenze di vedute riguarda l’eliminazione della prova orale. In sostanza si va a reclutare personale, anche specializzato, con una sola prova a quiz: personalmente faccio fatica a chiamarlo concorso e auspico la reintroduzione della prova orale, anche per i concorsi che selezionano personale a tempo determinato.

La piattaforma unificata

Fra gli emendamenti presentati infine ce n’è uno interessante, a firma Matteo Richetti di Azione, che propone lo sviluppo di una piattaforma unificata dove i cittadini possano consultare, accedere e monitorare le procedure di reclutamento delle pubbliche amministrazioni. Sappiamo che ad oggi ogni ente che ne bandisce uno, ne dà pubblicità sul proprio sito. Un portale che faccia da raccoglitore, usabile e aggiornato in tempo reale, può essere una buona idea.

Nelle prossime ore vedremo come si svilupperà il dibattito in commissione affari costituzionali, ma una cosa è certa: se vogliamo usare al meglio le risorse del PNRR per innovare il Paese e renderci competitivi servono persone capaci e competenti, che abbiano la giusta motivazione.

È un treno che non passa due volte.

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