infrastrutture digitali

Ecco la nuova strategia banda ultralarga dell’Italia: tutti i punti chiave e i nodi

Le misure del PNRR in materia di infrastrutture digitali appaiono mirate ed opportune, come confermato nella nuova strategia bul. Ma il Governo deve individuare opportune azioni e modalità per incentivare il rispetto della roadmap. Il rischio è di perdere un’opportunità irripetibile di rilancio

Pubblicato il 01 Giu 2021

Lorenzo Principali

direttore Area Digitale di I-Com

Domenico Salerno

direttore Area Digitale dell’Istituto per la Competitività (I-Com)

Connettività 5G: le applicazioni reali che stanno cambiando il mercato e la vita di tutti

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, oltre a rappresentare un volano fondamentale per la ripresa dell’economia italiana, ha formalizzato il percorso che il Paese intende seguire sulla strada verso la sostenibilità ambientale e la digitalizzazione.

Dopo la sua approvazione finale – è stato trasmesso il 30 aprile alla Commissione europea – lo scorso 27 maggio è stato seguito dalla nuova strategia italiana per la banda ultralarga, che ne dettaglia ulteriormente gli interventi sulle infrastrutture digitali.

5G: le prospettive di sviluppo tra PNRR e indagine conoscitiva Agcom

Nel complesso, il PNRR prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (ovvero lo strumento più importante del Next Generation EU), a cui vanno a sommarsi ulteriori 30,6 miliardi derivanti da un Fondo Complementare finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile. L’ammontare totale dei nuovi investimenti raggiunge pertanto i 222,1 miliardi di euro di cui 49,2 miliardi (il 22,15%) destinati alla missione “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”, ovvero le risorse che il Governo ha intenzione di mettere in campo per accelerare la trasformazione digitale del Paese. Tra queste risorse, 6,7 miliardi sono riservati a progetti che costituiscono la presente Strategia per la banda ultralarga, in continuità con la Strategia varata nel 2015.

Il 5G tra PNRR e nuova strategia Bul

La nuova strategia si compone di 7 azioni, di cui due già in atto, ovvero il Piano aree bianche (infrastrutturazione aree a fallimento di mercato) e il piano voucher (incentivi alla domanda). A queste se ne aggiungono cinque: 1) il Piano “Italia a 1 Giga”, 2) il Piano “Italia 5G”, 3) il Piano “Scuole connesse”, 4) il Piano “Sanità connessa” e 5) il Piano “Isole Minori”.

La strategia dettaglia anche l’allocazione delle risorse. Nel complesso, l’intervento Italia 5G viene finanziato con 2,02 miliardi, per operazioni non sostitutive rispetto a quelle già in capo agli operatori privati. La quota principale dello stanziamento (1 miliardo) è dedicata alla copertura delle aree a fallimento di mercato, ovvero quelle zone del Paese in cui gli operatori non hanno interessi a investire, che verranno identificate attraverso un apposito censimento sulla falsariga di quello effettuato da Infratel per la rete fissa.

Tra le risorse restanti, 600 milioni saranno assegnati alla copertura di 10 mila chilometri di strade extraurbane (per la realizzazione del backhauling in fibra) e 420 milioni di ai corridoi di trasporto europei (2.645 chilometri), per consentire lo sviluppo di servizi e applicazioni 5G a dedicate a sicurezza stradale, mobilità, logistica e turismo. Quest’ultimo ambito di intervento verrà definito nel dettaglio sulla base degli esiti della mappatura 5G e mediante le interlocuzioni con la Commissione europea, anche in sinergia con ulteriori iniziative europee come il Connecting Europe Facility 2.

Ripartizione dei fondi per i Piani previsti dal PNNR

PianoAree di interventoPNRR (milioni di €)
1Italia a 1 GigaAree nere e grigie NGA3.863,5 €
2Italia 5Ga) Corridoi 5G420,0 €
b) 5G-ready strade extra urbane600,0 €
c) Aree No 5G/4G1.000,0 €
3Scuole connesse261,0 €
4Sanità connessa501,5 €
5Isole minoriAree bianche NGA60,5 €
TOTALE6.706,5 €

Fonte: Strategia Italiana per la Banda Ultralarga “Verso la Gigabit Society” (25 maggio 2021)

Le “aree bianche 5G” e lo stato della copertura mobile in Italia

Ad oggi non esiste una mappatura ufficiale dello stato di copertura delle reti mobili sul territorio italiano. Se questo non rappresenta un problema per le aree urbane densamente popolate, coperte da tutti gli operatori di mercato, diversa è la situazione per alcune aree più periferiche. Infatti, nelle zone in cui il 4G non è ancora disponibile, difficilmente si assisterebbe alla realizzazione di infrastrutture 5G senza un intervento pubblico.

Per ovviare a tale inconveniente, il Piano “Italia 5G” prevede il finanziamento di interventi nelle zone attualmente coperte solo da reti mobili 3G (o dove le reti 4G non garantiscono performance adeguate) e dove non è pianificato lo sviluppo di reti 4G o 5G nei prossimi 3 anni. Tali interventi dovranno essere complementari e non sostitutivi rispetto a quelli già programmati e previsti dal bando per l’assegnazione delle frequenze, che resteranno di competenza degli operatori privati. A tal proposito, la Strategia aggiunge solo un riferimento ad una serie di misure coordinate, in particolare relative alle BTS (sostegno all’aggiornamento 5G di quelle esistenti, creazione di nuove BTS 5G e collegamento delle stesse in fibra ottica).

Il cronoprogramma contenuto nella Strategia indica l’avvio della mappatura entro giugno, il lancio dei bandi di gara entro marzo 2022 e l’aggiudicazione entro giugno del prossimo anno, prevedendo il completamento delle infrastrutturazione entro giugno 2026.

Cronoprogramma del Piano “Italia 5G”

TempiFasi
Q2 2021Mappatura per identificare infrastrutture 4G e 5G attraverso un questionario sulle reti esistenti e di prossima realizzazione su tutto il territorio nazionale
Q3 2021Consultazione pubblica su schema di intervento e aree target come risultato dell’esercizio di mappatura

Revisione del piano sulla base dei commenti ricevutidagli stackeholder durante la consultazione pubblica e del parere dell’autorità nazionale di regolamentazione

Pre-notifica della misura

Q4 2021/
Q1 2022
Notifica formale alla Commissione

Avvio bandi di gara

Q1 2022/
Q2 2022
Aggiudicazione delle gare
Q3 2023Prima milestone (fino al 20%)
Q1 2025Seconda milestone (fino al 60%)
Q2 2026Terza milestone (100%)
Q2 2026Rendicontazione dei costi

Fonte: Strategia Italiana per la Banda Ultralarga “Verso la Gigabit Society” (25 maggio 2021)

L’ipotesi di voucher per il 5G

Un altro interessante passaggio contenuto nel Piano e ripreso anche dalla Strategia – sebbene non particolarmente dettagliato in entrambi – riguarda la volontà del Governo di sostenere la domanda di connettività 5G attraverso l’erogazione di voucher, sulla scia di quanto già fatto per gli abbonamenti in banda ultra larga. Se dal PNRR emerge l’intenzione di aggiornare il Piano Voucher esistente (piuttosto che di crearne uno ad-hoc per il 5G), la Strategia richiama il rispetto delle norme in materia di aiuti di Stato, insieme ad un processo di mappatura e consultazione pubblica e ad incentivi per “l’adozione di servizi e applicazioni 5G, anche a favore dei settori verticali per lo sviluppo di casi d’uso previsti dall’ITU, inclusi i settori pubblici della sanità, scuola, mobilità e sicurezza”. A ciò si aggiungono la possibilità di mettere a disposizione ulteriori risorse spettrali non ancora assegnate e favorire la condivisione delle infrastrutture.

Allo stato attuale, l’introduzione di un sussidio per l’adozione del 5G, piuttosto che per i consumatori finali – che avrebbero la necessità di dotarsi di device 5G e per i quali il nuovo standard costituirebbe comunque un servizio in qualche modo “premium”- potrebbe risultare molto appetibile per le imprese ed in particolare per le PMI.

Infatti, le reti di telecomunicazione rappresentano il principale fattore abilitante per lo sviluppo e l’utilizzo di applicazioni e servizi altamente innovativi in molteplici settori industriali e, secondo uno studio di Analysys Mason, l’Italia potrebbe ricevere dalle reti 5G benefici economici quantificabili in 14,32 miliardi entro il 2030. Appare quindi fondamentale che le piccole e medie imprese vengano messe in condizione di poter usufruire di questa tecnologia.

Tuttavia, come sottolineato dal Prof. Vatalaro in audizione alla Camera, l’alto costo di assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze 5G raggiunto in Italia potrebbe determinare un problema di costo unitario dello spettro, che si sommerebbe alla scarsa domanda di servizio dovuta al tessuto industriale italiano, generalmente costituito proprio da PMI (a differenza ad es. della Germania, che annovera imprese di dimensioni molto grandi già interessate alla connettività 5G). Di conseguenza, forme di incentivazione della domanda potrebbero rivelarsi, oltre che utili, persino necessarie.

La consultazione Agcom sull’utilizzo dello spettro per i settori verticali

A tal proposito, appare estremamente interessante l’avvio da parte dell’Agcom dell’indagine conoscitiva su possibili nuove modalità di utilizzo dello spettro radio per favorire lo sviluppo dei verticali, inclusa la possibilità di riservare porzioni di spettro 5G per reti locali e reti private. Questa opportunità è sottolineata in particolare dal toolbox per la connettività europeo, concordato lo scorso 25 marzo 2021 dal Connectivity Special Group. Secondo quanto emerge dal documento, gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione l’opportunità di riservare porzioni di spettro 5G in modalità local licensing, con particolare riferimento alle onde millimetriche. Agire in questa direzione potrebbe incentivare lo sviluppo di soluzioni che prevedono l’interazione del 5G con le altre principali tecnologie abilitanti come l’IoT, l’intelligenza artificiale, l’edge computing, la robotica e la realtà aumentata. In particolare, l’utilizzo delle licenze locali apre alla possibilità di utilizzare le reti di quinta generazione in settori chiave come il manifatturiero (rendendo finalmente possibile la creazione di smart factory), l’edilizio, il sanitario, l’agricoltura e la mobilità (in particolare la mobilità connessa e automatizzata).

Inoltre, il toolbox incoraggia gli Stati membri ad effettuare una revisione regolare dei propri piani nazionali sullo spettro, con l’obiettivo di identificare la domanda anche in una prospettiva di lungo termine. Per quanto concerne la situazione italiana, parrebbe opportuno avviare le consultazione sulle licenze in scadenza, sia nell’ottica di un allineamento del loro termine (al momento fissato per quasi tutte al 31 dicembre 2029), sia per dare certezza agli investimenti degli operatori, fattore fondamentale per favorire lo sviluppo di servizi concorrenziali e allo stesso tempo sostenibili.

Il PNRR e la semplificazione normativa

Un’altra importante sezione del PNRR italiano è dedicata alle riforme necessarie a migliorare il funzionamento della macchina pubblica e far sì che gli interventi previsti possano concretizzarsi nei tempi stabiliti. Tra queste, quella che interessa più direttamente il deployment del 5G riguarda la “semplificazione normativa e la razionalizzazione della legislazione”. A tal proposito, la Strategia fornisce solo un rimando al rafforzamento del SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture), per favorire la condivisione delle infrastrutture. E’ invece allo studio da parte del Ministero per la Transizione digitale un pacchetto di modifiche da includere nel decreto semplificazioni che, per favorire l’infrastrutturazione delle reti 5G, dovrebbe prevedere la riduzione da 6 a 3 mesi dei tempi per le autorizzazioni per l’installazione degli impianti, la trasformazione delle denunce di attività in mere segnalazioni e, per il rispetto dei limiti elettromagnetici nella modifica degli impianti, la riduzione a comunicazione d’avvio e autocertificazione (per le quali scatterebbe comunque il silenzio assenso dopo 30 giorni).

Tali modifiche appaiono importanti poiché, attualmente, realizzare opere infrastrutturali in Italia è un’operazione complessa che richiede tempistiche molto più lunghe rispetto alle altre principali economie europee. Secondo il rapporto “Doing Business 2020” della Banca Mondiale, l’Italia si posiziona al 97 posto su 190 paesi per difficoltà nel trattare con i permessi di costruzione. Per ottenere l’approvazione alla costruzione di un’infrastruttura in Italia sono necessarie 14 autorizzazioni, ottenibili in un tempo medio di 189,5 giorni. Queste tempistiche risultano notevolmente superiori rispetto a quelle fatte registrare, ad esempio, in UK, dove sono necessarie appena 9 autorizzazioni ottenibili in 86 giorni, e in Germania, in cui sono necessarie 9 autorizzazioni ottenibili in 126 giorni. Alla luce di questi dati, appropriate misure di semplificazione appaiono necessarie per rispettare il limite perentorio di utilizzo delle risorse del NGEU, fissato al 2026 ed i limiti intermedi che verranno collegati allo stanziamento dei fondi.

Last but not least: i limiti elettromagnetici

Un altro intervento normativo non previsto da PNRR e Strategia – ma presente nel piano Colao – che risulta di primaria importanza per lo sviluppo delle reti 5G concerne proprio i limiti elettromagnetici, e specificamente l’adeguamento di quelli italiani agli omologhi europei. Le soglie stabilite nel nostro Paese (6 volt/metro nelle zone ad alta presenza umana e 20 v/m nelle altre) sono infatti le più basse di tutta l’UE, 3 volte più stringenti rispetto a quelle applicate in Francia e Germania (61 volt/metro).

L’imposizione di limiti così ristretti rende estremamente complesso anche l’utilizzo delle mmWave (onde millimetriche) ovvero la porzione di spettro che GSMA attualmente identifica tra i 24 GHz e gli 86 GHz. Queste frequenze permettono di sfruttare canali di comunicazioni molto più ampi rispetto alle bande di ampiezza inferiore, garantendo quindi maggiori velocità di trasferimento dati e minore latenza. Per questo motivo l’entrata in servizio delle mmWave è ritenuta da GSMA un tassello fondamentale per sfruttare a pieno le potenzialità del 5G. Dal punto di vista economico, l’utilizzo delle onde millimetriche dovrebbe portare benefici complessivi per $565 miliardi a livello globale e $135 miliardi nella sola Europa entro il 2034, in particolare grazie ad automazione industriale, controllo da remoto dei dispositivi e realtà virtuale.

Nel complesso, le misure in arrivo appaiono mirate ed opportune. Tuttavia, come sempre accade, il diavolo si nasconde nei dettagli, al momento noti solo in parte. A ciò si aggiungono altri due fattori fondamentali: il tempo ed un adeguato sistema di incentivi/disincentivi. È importante che il Governo riesca ad individuare opportune misure e modalità per incentivare il rispetto delle milestone dalle roadmap. L’occasione del rilancio è davvero troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

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