il senso dell'intesa

Garante Privacy e Creative Commons: semplificare le informative per “umanizzare” il digitale

La collaborazione tra il Garante e il Capitolo italiano di Creative Commons mira a realizzare una sorta di “Privacy Commons” in grado di rappresentare in modo facile, standardizzato e chiaro l’informativa sul trattamento e sulla circolazione in rete dei dati personali. Ma è parte di un’idea più ampia, internazionale. Eccola

Pubblicato il 29 Lug 2021

Deborah De Angelis

avvocato, rappresentante italiano per il Creative Commons Global Network Council e Chapter Lead

Creative-Commons privacy

Lo scorso 26 luglio 2021, l’Autorità Garante per la Privacy e il Capitolo italiano di Creative Commons hanno sottoscritto un protocollo di intesa per collaborare ad un progetto comune.

Il progetto annunciato con l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, partendo dall’esperienza delle licenze Creative Commons, intende realizzare una sorta di “Privacy Commons” in grado di rappresentare in modo facile, standardizzato e chiaro l’informativa sul trattamento e sulla circolazione in rete dei dati personali.

Il tema della gestione dei dati personali è al centro del dibattito per ciò che riguarda soprattutto gli utilizzi online, e un chiaro inquadramento della questione sarebbe certamente vantaggioso anche in relazione al corretto utilizzo delle licenze Creative Commons. Queste ultime, infatti, si sono trovate coinvolte indirettamente nel recente caso riguardante IBM, che ha utilizzato foto di persone rilasciate su Flickr con licenza CC, acquisendo illegittimamente i dati biometrici delle persone ritratte.

Obiettivo del progetto creative commons con il Garante privacy

Sebbene le licenze CC non si occupino di disciplinare l’utilizzo dei dati personali ma esclusivamente delle opere opere protette dal diritto d’autore, la violazione di diritti di natura diversa, come il diritto all’immagine o alla privacy, può nuocere alla regolare circolazione delle opere rilasciate con licenza CC e minare la fiducia nel medesimo strumento contrattuale.

L’obiettivo del progetto in questione con il garante privacy, dunque, è quello di valutare l’applicabilità del modello realizzato da CC per il diritto d’autore al settore della privacy e della gestione dei dati personali, consentendo ai titolari del trattamento di generare in maniera automatica un’informativa semplice e chiara e, al contempo, informare chiaramente gli utenti sull’utilizzo che verrà fatto dei loro dati personali, consentendo loro di esprimere l’eventuale consenso al trattamento sulla base di una effettiva consapevolezza. Inoltre, e specularmente a tale obiettivo, si intende esplorare la possibilità di fornire agli interessati degli strumenti altrettanto chiari e standardizzati, in modo che possano facilmente indicare le modalità con le quali siano trattate on line le informazioni che li riguardano.

In senso più generale, dunque, si intende semplificare l’attività sia dal punto di vista del titolare del trattamento sia da quello dell’interessato, con l’obiettivo di migliore la comprensione e la gestione della privacy nel contesto del web,  consentendo l’acquisizione di una maggiore coscienza in materia.

Lo studio prende le mosse dall’analisi del contesto italiano, ma l’obiettivo finale è quello di creare un sistema da mettere a disposizione di tutti gli Stati membri europei per costruire un ambiente digitale in cui le questioni legate alla protezione dei dati siano gestite in modo coordinato nel mercato unico digitale. La condivisione dei mezzi e degli strumenti, peraltro, è parte del metodo Creative Commons che ha costruito negli anni un network internazionale in grado di creare reti e rapporti a livello globale.

La collaborazione tra il Garante e il Capitolo italiano di Creative Commons, dunque, pone le basi per una visione coordinata e armonizzata delle questioni che riguardano l’intero ambiente digitale in un’ottica di regolamentazione e definizione che tenga conto delle complessità e delle sfide che la velocità del progresso tecnologico richiede.

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