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Come rendere attrattiva l’Italia e rilanciare l’economia: i tre assi portanti

La priorità da affrontare per il rilancio dell’Italia è rendere il Paese attrattivo per gli investimenti e competitivo: per far ciò è importante indirizzare in modo adeguato fondi, come quelli del PNRR, e politiche industriali

Pubblicato il 02 Set 2021

Alvise Biffi

consigliere della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi

industria 4.0

La sfida principale per l’Italia per i prossimi mesi, anche alla luce dell’avvio della fase di messa a terra dei fondi del PNRR, deve essere quella di rendere attrattivo e competitivo l’intero sistema Paese. Questo obiettivo sistemico può essere raggiunto lavorando parallelamente su tre assi: digitalizzazione, formazione, territorio.

Sul tema digitalizzazione se, per le PMI e per le imprese in generale, bisogna continuare ad intervenire con l’innovazione tecnologica intensificando il lavoro dei Digital Innovation Hub di Confindustria, lo stesso discorso deve valere anche per la pubblica amministrazione. Per rendere competitivo l’intero sistema Paese bisogna incrementare ed allineare l’efficienza dei servizi pubblici a quelli privati altrimenti il rischio è quello di correre a due velocità.

Le priorità per la PA digitale

La pubblica amministrazione deve adottare e standardizzare un approccio metodologico in grado di guidare il cambiamento verso una gestione più semplice e snella in grado di offrire servizi digitali incentrati sui bisogni degli utenti, che siano imprese o cittadini. Attivare percorsi di rendicontazione delle proprie performance digitali in relazione a target predefiniti favorirebbe una maggiore trasparenza delle procedure amministrative.

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In questo contesto andrebbero individuati indicatori specifici per il monitoraggio del processo di digitalizzazione, informatizzazione, accessibilità dei canali e dei servizi digitali, prestando particolare attenzione all’aspetto della cyber security che, come abbiamo visto in diverse occasioni, rimane il tallone d’Achille di molti enti pubblici mettendo a repentaglio informazioni e dati sensibili sia di cittadini che di imprese.

La necessità di competenze e formazione

L’uso massivo di tecnologie digitali impone però un aggiornamento professionale che non è più prorogabile in quanto il gap con i nostri competitor – imprese e Paesi – potrebbe presto diventare incolmabile costringendo le imprese a guardare all’estero per soddisfare la domanda di figure professionali specializzate. E’ perciò il momento di investire sulla formazione delle nuove generazioni andando oltre le ideologie e le contrapposizioni per creare quelle competenze che assicurino a imprese e PA di poter gestire il passaggio verso la trasformazione digitale in una chiave competitiva. Bisogna quindi intensificare gli sforzi per rafforzare un modello educativo duale basato sempre più sulla integrazione tra scuola e industria. In quest’ottica va rafforzato, da un lato il canale degli Istituti Tecnici Superiori, dall’altro, l’orientamento dei giovani verso le lauree STEM.

I dati di Confindustria

Come emerso dall’Indagine Internazionalizzazione 2021 di Confindustria Lombardia presentata nel luglio scorso la digitalizzazione, pur essendo sempre più un key driver dell’internazionalizzazione, è ancora poco sfruttata in quest’ottica dalle PMI. Considerando infatti i canali di esportazione usati dalle imprese lombarde esportatrici, ancora poco utilizzato risulta l’e-commerce: in media solamente il 18% delle imprese internazionalizzate sfrutta una piattaforma digitale propria e/o di terzi per posizionarsi all’estero, mentre oltre i 2/3 non utilizzano un canale online e non sono interessate ad esplorarne la possibilità.

Il risultati variano molto da settore a settore, ma anche tra quelli più orientati al b2c (come ad esempio l’alimentare) la quota di vendite estere tramite piattaforma digitale non appare particolarmente elevata, evidenziando quindi un gap strutturale del nostro sistema, ancora poco orientato al digitale. Un paradosso se si pensa che l’Italia è uno dei Paesi europei con il maggiore tasso di diffusione e uso degli smartphone.

Digitalizzazione, perché partire dal territorio

Il processo di digitalizzazione deve però partire dal territorio con l’obiettivo di connettere e mettere in rete anche i posti più remoti del Paese. Troppo spesso mancano i servizi di base, dal telefono alla banda larga e ultra-larga, fibra ottica e 5G: in mancanza dell’infrastruttura di base non si può parlare di innovazione e sviluppo.

Per le PMI è importante che si continui a investire nelle politiche legate allo sviluppo della digitalizzazione, integrando le misure del Piano Transizione 4.0 all’interno di un disegno di politica industriale capace di coniugare la visione di lungo termine con i passi realizzativi di breve, valorizzando l’utilizzo del digitale nelle imprese come strumento fondamentale per ottenere dei vantaggi competitivi.

Questo processo di accompagnamento verso la transizione tecnologica e digitale dovrebbe essere orientato in primis sulle filiere industriali, sia in ottica di accorciamento delle catene del valore sia finalizzato a favorire la capacità di produzioni in forma collaborativa e la creazione di nuovi modelli di business. Per rispondere alle sfide e ai cambiamenti che ci attendono nel prossimo futuro prevedere una serie di stimoli e incentivi potrebbe far sì che le imprese champion di filiera possano innescare un percorso virtuoso di evoluzione tecnologica dei loro fornitori strategici e del loro indotto di PMI che consenta all’intera filiera di essere sempre più competitiva.

Il contesto del Manifatturiero dopo la pandemia

Durante e dopo la crisi sanitaria del 2020 le imprese manifatturiere italiane, con grande senso di abnegazione e responsabilità, anche di fronte a diversi shock endogeni come il blocco delle catene del valore e il rincaro dei prezzi delle materie prime, hanno mantenuto in vita l’economia e conseguentemente il tessuto sociale dell’Italia. Adesso che il pericolo di una profonda crisi sistemica sembra essere stato scongiurato le imprese, a partire dalle PMI, vanno messe nelle condizioni di competere nei nuovi scenari globali.

Non si tratta solo di ridurre il gap competitivo, in primis digitale, ma di anticipare i tempi per far tornare l’Italia tra i primissimi paesi industrializzati del mondo. Siamo in una epoca di transizione, non solo digitale ma anche ecologica: quale momento migliore per il rilancio industriale del nostro Paese? Non possiamo sprecare questa occasione perché questo significherebbe avviarci verso un lento e inesorabile declino industriale.

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