le sfide

Il futuro dell’eCommerce in Italia: potenzialità del digital export e strategie per competere

Accedere al mercato digitale per molte realtà significa aprire le proprie attività di produzione e di vendita raggiungendo direttamente il consumatore finale. Imparare a gestire questo tipo di attività con successo non è un’evoluzione banale. Strategie e opportunità

Pubblicato il 09 Set 2021

Roberto Liscia

Presidente Netcomm

ecommerce

Il 2021 è l’anno del consolidamento e della maturità dell’eCommerce, l’anno in cui la maggior parte delle imprese ha cominciato a considerare le vendite digitali come una parte essenziale e non più marginale del proprio business. A confermare queste tendenze ci sono i dati sul settore dell’Osservatorio eCommerce b2C Netcomm – School of Management Politecnico di Milano: dopo un 2020 in cui la pandemia ha impattato profondamente su qualsiasi attività di business e dove l’e-commerce, nonostante il drammatico crollo delle vendite di servizi turistici, ha chiuso l’anno registrando un +3% sulle vendite totali e un +45% sulle sole transazioni di prodotti, il 2021 si appresta a chiudersi con un valore dell’e-commerce BTC pari a quasi 39miliardi di € e un +19% rispetto al precedente anno. L’e-commerce italiano, perciò, è stato solo un canale cardine per i consumatori italiani nel 2020, ma si appresta – con i dati stimati per il 2021 – a diventare una modalità di acquisto sempre più radicata nelle abitudini e delle preferenze degli italiani.

Imprese nella pandemia, il digitale per riconnettersi con i consumatori: spunti e nuove sfide

L’impatto dell’online sul retail

D’altronde, il profondo impatto dell’online sul retail, è chiaramente dimostrato dai fenomeni osservati in paesi quali il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Cina. Come presentato nel recente contributo di Netcomm al rapporto 2021 Esportare la Dolce Vita, attualmente, a livello globale si contano 3,5 miliardi di consumatori che comprano online e che spendono mediamente 703 dollari a testa all’anno.
Vi sono però forti differenze fra le varie nazioni e l’Italia risulta essersi sviluppata digitalmente in modo più lento rispetto agli altri Paesi. Il livello di spesa pro-capite online in Italia, infatti, è inferiore alla media mondiale, con una spesa annua per consumatore di 619 dollari.
Si prevede che il mercato globale del commercio digitale continuerà a salire a un ritmo considerevole tra il 2021 e il 2025.

L’export digitale italiano

Vendere all’estero tramite piattaforme digitali è quindi una possibilità che sempre più imprese italiane stanno prendendo in considerazione, sia per la crescente domanda online a livello internazionale che per il potenziale specificatamente legato al Made in Italy. Secondo la ricerca dell’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020 l’export digitale italiano di beni di consumo ha raggiunto un valore di 13,5 miliardi di euro, con un aumento pari al 14% e in linea con l’andamento pre-pandemia. Inoltre, si è registrata un’incidenza del +9% sull’export complessivo di beni di consumo, contro il 7% nel 2019, e un’incidenza del +3% sulle esportazioni totali, che nel 2019 risultava essere del 2,5%.

Questa è la dimostrazione che l’eCommerce e il digitale hanno avuto un ruolo di importanza primaria nel contenere il crollo degli scambi commerciali tradizionali – i quali, in seguito all’emergenza Covid19, sono calati in Italia di circa il 10% – e nel supportare le imprese nella gestione dei rischi di internazionalizzazione e nella loro ripartenza.

Le possibilità per le imprese italiane

Per gran parte delle PMI italiane, l’eCommerce rappresenta un’importante opportunità per aumentare il proprio giro d’affari e i clienti all’estero, seppur il ricorso a questo canale sia ancora rallentato da mancanza di adeguate competenze, dalla burocrazia e dalla complessità dei meccanismi fiscali.

Un primo passo che le PMI italiane potrebbero compiere può essere quello di costruire delle aggregazioni dell’offerta italiana su grandi piattaforme digitali, anche tramite gli accordi che l’ITA (Italian Trade Agency) sta portando avanti a livello globale e che prevedono, appunto, la creazione di un “Italian Pavilion” all’interno dei principali marketplace digitali. Un’altra possibilità per le imprese esportatrici di BBF (Belli e Ben Fatti, beni di consumo di fascia medio-alta che si distinguono per design, cura, qualità dei materiali e delle lavorazioni) è quella di valorizzare la loro presenza tramite retailer e marketplace più di nicchia, strategia che si sta dimostrando efficace dal punto di vista delle vendite effettive.

Accedere al mercato digitale per molte realtà significa aprire le proprie attività di produzione e di vendita BTB raggiungendo direttamente il consumatore finale. Imparare a gestire questo tipo di attività con successo non è un’evoluzione banale: la digitalizzazione delle vendite impatta tutte le aree aziendali e manager e imprenditori sono chiamati a riorganizzare i processi e le competenze dell’intera impresa. Questa evoluzione si può attuare con una sapiente integrazione di tutte le nuove tecnologie possibili e, in particolare, con un’adeguata formazione della propria forza lavoro e una riconfigurazione della strategia aziendale. Inoltre, il cambiamento principale per le aziende italiane manifatturiere è quello relativo al prodotto: non basta solo crearne la parte fisica, ma sin dall’origine è di importanza primaria anche la componente digitale, formata da foto, video, animazioni e di tutto ciò che ne permetta la visione e la fruizione anche a chilometri di distanza.
Tutto questo è la diretta conseguenza dell’evoluzione della conoscenza acquisita negli ultimi anni dal consumatore in ambito digitale, che lo porta a essere sempre più esigente, attento e sofisticato nel processo d’acquisto di beni di consumo.

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