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Bitcoin valuta legale in El Salvador, c’è poco da gioire: ecco cosa c’è dietro

La legge introdotta nella piccola repubblica di El Salvador che fa del Bitcoin la valuta legale nel paese viene fatta e approvata a larghissima maggioranza nel giro di pochissimo. Si tratta di una vicenda grottesca. Ricostruiamone i dettagli

Pubblicato il 16 Set 2021

Alberto Berretti

Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ingegneria Informatica, Università di Tor Vergata

bitcoin

Il Bitcoin Day della piccola repubblica di El Salvador è stato l’evento che ha movimentato il mondo delle crittovalute negli ultimi mesi: dalla dichiarazione dell’adozione di Bitcoin come legal tender nel paese, alla sua adozione, alle sue conseguenze. Ma vediamo con occhio critico cosa c’è dietro.

La natura della presidenza Bukele

Bisogna partire da lui: Nayib Armando Bukele Ortez. Diventato presidente di El Salvador nel 2019 a meno di quarant’anni. Ha avuto una variegata carriera politica tipica dei populisti: dagli inizi col Fronte Farabundo Martí (di sinistra, protagonista della guerra civile che ha insanguinato il paese dal 1979 al 1992), da cui è stato espulso nel 2017, alla candidatura col partito populista GANA, di centro-destra, alle elezioni presidenziali del 2019. Bukele non ha mai mancato di esprimere posizioni profondamente conservatrici sui temi dei diritti civili (dall’aborto all’omosessualità).

Il 9 febbraio 2020 Bukele fa intervenire i militari nell’aula parlamentare nel tentativo di forzare i deputati a votare la richiesta di un prestito agli Stati Uniti.

El Salvador legalizza il bitcoin, ma rischia tanto: ecco perché

Questi non sono dettagli irrilevanti, ma sono indizi che svelano la natura, per niente innovativa, anzi tipica di tempi passati, molto peggiori per il Centro America, della presidenza Bukele: una presidenza che nasce come reazione alla corruzione dilagante nel paese e che coinvolgeva entrambe i partiti dominanti (il Fronte Farabundo Martí e il movimento di destra ARENA).

I tentativi di intimidazione nei confronti degli oppositori e della stampa non compiacente sono molteplici e ben documentati[1].

Il governo di Bukele è ben lungi dall’aver sconfitto la corruzione e ha messo in atto modifiche costituzionali per permettergli di candidarsi una seconda volta alle elezioni presidenziali. Secondo Jose Miguel Vivanco, executive director della divisione per l’America di Human Rights Watch, “Democracy in El Salvador is on the edge of the abyss”. Senza peraltro che la corruzione sia stata sconfitta, anzi.

Quello che non torna della legge sul bitcoin

In questo contesto va messa la dichiarazione di Bukele di voler introdurre Bitcoin come valuta legale nel paese fatta il 5 giugno. In un paese in cui abbiamo visto i militari nell’Aula in caso di disaccordo col presidente, grazie anche a una maggioranza parlamentare, come si suol dire, bulgara, la legge viene fatta e approvata a larghissima maggioranza pochi giorni dopo, il 9: la legge era stata resa nota solo il giorno prima. “Valuta legale” non vuol dire che chi vuole la può accettare (già è così quasi ovunque, ovviamente), ma che tutti la devono, in linea di principio, accettare, il che è una cosa molto diversa.

Il contesto economico e sociale del paese

David Gerard nell’articolo sopra citato di Foreign Policy ci ricorda il contesto economico e sociale del paese: un quarto dei suoi cittadini vive negli USA e spediscono a casa (dato del 2019) oltre 5.6 miliardi di dollari (l’economia di El Salvador è già da anni dollarizzata), che è dell’ordine di grandezza del suo PIL (27 miliardi di dollari nello stesso anno). Il 70% degli adulti non ha un conto in banca, meno della metà degli abitanti non ha accesso a Internet, e moltissimi abitanti hanno un telefono cellulare che è tutto meno che smart. Ma il primo dato è quello importante: obbligando gli expat salvadoregni a utilizzare la crittovaluta per spedire il denaro nel paese, e obbligando, di fatto, all’utilizzo di uno speciale wallet creato per l’occasione – di cui parleremo fra breve – il governo ha accesso a dollari “veri”, e dà indietro crittovalute. Dovrebbe far risuonare qualcosa.

La (ridicola) sicurezza del wallet Chivo

Una delle cose che a un osservatore anche appena un poco smaliziato in questioni di sicurezza appare quasi ridicola è la sicurezza del wallet Chivo (che nella versione della lingua spagnola parlata nel paese vuol dire qualcosa tipo “fico!”). Ci si registra online. Il sistema utilizza HTTP (e non HTTPS!) per caricare i dati dell’utente, inclusi i dettagli della carta di credito (ho provato personalmente, v. figura seguente).

Caricamento di dati personali in chiaro sulla piattaforma Chivo.

Esatto: numero di carta di credito, data di scadenza e CVC, numero di carta di identità caricati in chiaro via HTTP.

En passant, siccome la logica di Bitcoin è decentralizzare tutto, tutto gira su Amazon Web Services (sarcasmo implicito).

Ma nella procedura di autenticazione, apparentemente, quando viene chiesto di caricare l’immagine della carta di identità si può caricare qualsiasi immagine; quando viene richiesto di caricare un’immagine del proprio volto si può caricare qualsiasi immagine. Basta caricare un numero di carta di identità valido – di chiunque – e una data di nascita che combacia: chiaramente la data di nascita e il numero di carta di identità non sono propriamente dati che vengono mantenuti segreti. Siccome i nuovi registrati si prendono 30 dollari di “incentivo”, ecco come guadagnare 30 dollari gratis!

Com’è andato il Bitcoin Day

L’8 settembre è stato il Bitcoin Day, il giorno in cui Bitcoin è diventato valuta legale nel paese. Come è andata?

La prima avvisaglia è stata un flash crash spaventoso di Bitcoin il giorno precedente, da cui la valuta si riprende solo molto parzialmente, come vediamo nella figura seguente (dati da Coinbase).

Questo è solo un antipasto di cosa può voler dire per un risparmiatore, per un commerciante, per chiunque abbia due soldi in croce avere i propri depositi in Bitcoin. Un fondo di 150 milioni di dollari è stato messo su per cercare di evitare le ripercussioni più gravi delle fluttuazioni (e chiamarle tali è un eufemismo) della crittovaluta, ma nonostante si tratti di una cifra notevole per il piccolo paese è chiaro che la probabilità che tale fondo si esaurisca molto rapidamente è elevata, finché resta in dollari veri e non in qualche stablecoin che può essere “stampata” a piacere (e sorvolo su alcuni dettagli che in realtà non sarebbero trascurabili, tipo l’utilizzo della stablecoin Tether come intermediario perlomeno temporaneamente, crittovaluta sulla cui natura gravano molti dubbi).

La app necessaria per utilizzare il wallet nazionale Chivo viene rilasciata e dopo poche ore non funziona: sembra che il server dove erano state caricate le immagini (totalmente inutili visto che chiunque poteva caricare quello che voleva) abbia esaurito lo spazio.

L’app ha ben 2.4 stelle su 5 sul Google Play store: i commenti sono spesso tra il disperato e l’esilarante, a parte quelli a 5 stelle dei bot governativi: «It started fine, I deposited $50 to try it but now it has been 2 days and are unable to login. I keep getting the “ups un error ocurrio!”. I was really looking forward to using this app and it has now been a big flop, really disappointed», dice Kevin.

E secondo il povero Herbert Aviles «Verificacion fallida, ingrese mi Dui, el telefono, la foto del dui, despues del momento de la foto de mi rostro , dice error y no pasa dice verificacion fallida , no hay como retroceder o empesar de nuevo ya que tienen mis datos , oara saber que soy la misma persona».

E secondo il coraggioso Jose Eliseo «Esto es una porqueria de aplicacion q no funciona ..al tomar la foto del dui se desaparese la aplicacion y no se puede registrar esto es una basura igual q el put..o dictador q tenemos».

Nel paese esistono 5 (cinque) “bancomat” (a oggi) in grado di scambiare Bitcoin con valuta reale: tre nella capitale San Salvador, uno nella spiaggia di El Sunzal e uno in quella di El Zonte, protagonista di un esperimento di utilizzo di crittovalute da tempo e nota come “Bitcoin Beach” (ovviamente spiagge certamente non frequentate dal popolo del piccolo paese).

Centinaia di persone hanno manifestato il 7 settembre con slogan come “No al Bitcoin!”, “No al lavado de dinero corupto”, “No al robo de las pensiones”.

Cosa c’è davvero dietro questa vicenda

C’è da chiedersi cosa ci sia dietro questa vicenda, che vista nella sua realtà cruda ha un che di grottesco, di picaresco, di eccessivo nella sua dimensione ridicola.

Secondo Nicholas Weaver, Lecturer all’Università di Berkeley e noto esperto di sicurezza informatica, il tentativo del governo di El Salvador potrebbe essere quello di arrivare a un sistema di pagamento autonomo (prima, come sopra accennato, la valuta legale era il dollaro USA) e quindi a poter “stampare” una qualche versione forked di Bitcoin fruibili tramite l’app Chivo creata dal governo, un’ipotesi ventilata anche su Foreign Policy nel giugno scorso.

Peraltro Chivo resta in pratica l’unico modo che la gente comune del paese ha di utilizzare Bitcoin, visto che la maggioranza degli abitanti non ha le capacità, o i mezzi, per spostare i Bitcoin su una piattaforma diversa da quella statale. Di fatto, siamo all’antitesi del velleitario sogno ultralibertario della valuta incontrollabile dai governi.

Note

[1] El Salvador’s millennial president is a man with one vision: Power

Nayib Bukele is wrecking democracy in El Salvador

El Salvador parliament denounces president’s ‘attempted coup

El Salvador’s president launched a ‘self-coup.’ Watch for creeping corruption and authoritarianism

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