l'analisi

Caricabatteria universale, la direttiva UE: tutti gli impatti (ambiente, mercato e innovazione)

Rendere i connettori USB-C standard per tutti gli smartphone. Questa la proposta di direttiva UE per ridurre i rifiuti elettronici e i disagi ai consumatori. Ma con un grosso impatto su Apple e il mercato. Ecco come

Pubblicato il 27 Set 2021

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

europa privacy

Meno rifiuti elettronici, più sostenibilità ambientale, e vantaggi anche ai consumatori. È nell’era del covid, che ha segnato anche il trionfo del digitale e un boom di vendite di dispositivi, che si incardina una proposta di Direttiva che mira al caricabatterie universale: rendere i connettori USB-C standard per tutti gli smartphone.

Nell’immediato significa ridurre i rifiuti elettronici destinati a incidere sulle condizioni di smaltimento stimato a quasi mille tonnellate l’anno in termini di risparmio, riducendo al contempo i disagi causati ai consumatori dall’esistenza di modelli di caricabatteria diversi e incompatibili per i dispositivi elettronici disponibili, a fronte di una spesa pari a circa 2,4 miliardi di euro l’anno per acquistare prodotti separati non compresi nell’acquisto dei dispositivi elettronici.

Come riporta anche il New York Times, nel mirino c’è in particolare Apple, che a differenza del mondo Android continua – anche con i nuovi modelli annunciati – ad avere caricabatterie e cavi dedicati.

E.U. seeks common charger for all phones in setback for Apple | ANC

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La valenza economica del caricabatteria universale

Il contesto è quello di un mercato sempre più in crescita nel settore dei dispositivi mobili, che nel 2020 ha registrato la vendita di circa 420 milioni di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici portatili nel continente europeo. L’Europa aveva già lanciato un primo protocollo adottato nel 2009 con l’adesione volontaria degli operatori del settore, che ha permesso di ridurre il numero di soluzioni di ricarica per telefoni cellulari disponibili sul mercato da 30 a 3. Android, appunto; ma non Apple.

Lo standard USB-C nella direttiva europea

Per favorire le politiche in materia di “Green Deal europeo” e stimolare la crescita dell’economia circolare, il legislatore europeo mira a promuovere il consumo sostenibile mediante la diffusione di una tecnologia USB di ricarica standardizzata per tutte le categorie o classi di apparecchiature radio, come sistema utilizzato a livello mondiale, adottato dalla normazione internazionale e recepito nell’ambito delle norme europee EN-IEC-62680-1 che, combinato con il protocollo di comunicazione, è in grado di fornire fino a 100 W di potenza, consentendo al contempo al mercato di soddisfare le esigenze dei telefoni di fascia bassa che non necessitano di ricarica rapida.

A tal fine, l’iniziativa normativa mira a realizzare un processo di armonizzazione tecnologica progettato, in linea con la rivoluzione della transizione verde e digitale, per uniformare il formato standard delle porte USB-C per tutti gli smartphone, i tablet, le videocamere, le cuffie, gli altoparlanti portatili e le console portatili per videogiochi, indipendentemente dal marchio del dispositivo, per garantirne l’adattabilità a qualsiasi caricabatteria compatibile con un dispositivo.

Tale proposta, presentata dalla Commissione europea, deve essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria, per concludersi entro un termine di 24 mesi dalla data di adozione in modo da consentire ai produttori del settore di disporre di un ampio margine di tempo per adeguarsi alle nuove prescrizioni prima della loro entrata in applicazione.

Stando al preambolo descrittivo della citata iniziativa, «la presente proposta mira a prevenire la frammentazione del mercato per quanto riguarda le interfacce di ricarica e i protocolli di comunicazione per la ricarica, a migliorare la convenienza dei consumatori e a ridurre i rifiuti elettronici», al fine di armonizzare «l’interfaccia di ricarica per telefoni cellulari e categorie o classi analoghe di apparecchiature radio (tablet, fotocamere digitali, cuffie, console portatili per videogiochi e altoparlanti portatili) ricaricabili con cavo, in modo che possano essere ricaricati utilizzando una presa di ricarica standardizzata».

I benefici del caricabatteria universale

  • A seguito di un processo di valutazione d’impatto che ha preceduto la formale elaborazione della proposta, nell’ambito di una roadmap di lavori realizzati dalle istituzioni europee, si stima che la nuova disciplina «dovrebbe generare benefici ambientali riducendo di circa 180 ktCO2e l’anno le emissioni di gas a effetto serra» grazie a una diminuzione dell’estrazione delle risorse, della fabbricazione, del trasporto, dell’uso e dello smaltimento dei caricabatteria.
  • Contestualmente, il prospettato intervento sarà in grado di garantire ai consumatori «l’interoperabilità attraverso un’interfaccia e prestazioni di ricarica standardizzate, riducendo le vendite di alimentatori esterni e cavi e promuovendone il riutilizzo» con un risparmio di circa 250 milioni di euro l’anno. Al contempo, «dovrebbe migliorare il fatturato complessivo degli operatori economici di 105 milioni di euro l’anno».

Apple nel mirino

Secondo stime del New York Times, adeguarsi alla direttiva costringerebbe ad Apple a un investimento complessivo pari a circa 1 miliardo di dollari, con ulteriori ripercussioni sul brand e sulla strategia generale dell’azienda basata sullo storico utilizzo del proprio connettore associato all’iPhone.

Secondo analisi del Wall Street Journal, Apple ci guadagna dalla vendita di accessori fatti apposta per i suoi dispositivi.

Poter controllare direttamente le caratteristiche tecniche dei sistemi di ricarica, con proprie specifiche e direttive tecniche, permette inoltre ad Apple di garantire meglio le prestazioni, anche a beneficio dei consumatori.

Ma lo scontro EU-Apple si inserisce in un contesto di ostilità più generale. Visto che le istituzioni europee stanno da tempo monitorando il sistema delle tariffe applicate ai servizi scaricabili dall’App Store, prospettando una possibile violazione delle regole della concorrenza a causa dei meccanismi di funzionamento di iOS, come “ecosistema chiuso” che obbliga a utilizzare determinare procedure di acquisto per la distribuzione di contenuti digitali a pagamento, penalizzando gli altri concorrenti fornitori mediante l’imposizione di costi più altri e soluzioni meno economiche che sono al centro di un’indagine da parte della Commissione europea per verificare la possibile violazione degli artt. 102 e ss. TFUE recanti il divieto di abuso di posizione dominante.

In conclusione

Per bypassare il problema ed evitare un costoso e generale adattamento tecnologico alle prescrizioni normative – che dovrebbero entrare in vigore nei prossimi anni senza alcun effetto immediato – l’azienda californiana, al pari di tutti gli altri operatori interessati al problema, potrebbe sviluppare soluzioni innovativi alternative per il sistema di caricamento dei propri dispositivi (come ad esempio, i caricabatterie wireless), continuando a primeggiare nel mercato ICT con il risultato di vanificare i benefici diretti della nuova disciplina, e gli eventuali scopi indiretti che il legislatore europeo si prefigge di realizzare ove intenda anche contenere lo strapotere tecnologico dei grandi “colossi del web”.

Senza dubbio, risulta inedita la decisione di normare – peraltro mediante uno strumento come la direttiva (priva di diretta portata cogente nella concreta regolamentazione applicativa a differenza di un regolamento) – il processo di standardizzazione di un prodotto che, per definizione, è suscettibile di rapida obsolescenza tecnologica a fronte di una celere accelerazione evolutiva dello sviluppo di sistemi che, nel giro di pochi anni, potrebbero realizzare soluzioni del tutto inediti rispetto a quelle disponibili oggi sul mercato, rendendo pertanto superflua una disciplina legislativa priva di efficacia immediata.

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