Il mondo delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) ha goduto di una certa eco mediatica durante la pandemia a causa dei focolai di contagio che si sono sviluppati in alcune di esse. Ma perché tutto questo è accaduto?
Due ricerche commissionate da Ascom UMS Italia a Ipsos, hanno provato a dare una risposta, seppure non esaustiva, andando a sondare qual è la situazione effettiva delle RSA in Italia.
Le due ricerche possono essere utilizzate come una mappa ragionata per comprendere quali sono i reali fabbisogni delle RSA, anche alla luce di quanto prevede il PNRR laddove il piano sostiene che “elementi di domotica, telemedicina e monitoraggio a distanza permetteranno di aumentare l’efficacia dell’intervento” teso ad “assicurare la massima autonomia e indipendenza della persona”.
Pazienti delle RSA, migliorare l’assistenza grazie al digitale
Quante sono e come sono composte le RSA in Italia
La prima delle due ricerche di Ipsos è stata condotta incrociando i dati ufficiali provenienti da Istat, Ministero della Salute e Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (GNPL). Ciascuna di queste fonti differisce per definizione delle RSA, aggiornamento delle informazioni e livello di dettaglio.
La stima approssimativa, dal confronto delle tre fonti, è che in Italia ci siano oggi 3.300 RSA con, in totale, circa 300 mila posti letto dedicati agli anziani, con una maggiore concentrazione al Nord rispetto al Sud. I dati Istat, in particolare, risalenti al 2017 (ultimo aggiornamento disponibile), mostrano che il 58% degli ospiti ha più di 85 anni, motivo per il quale il 79% delle persone accolte risulta essere non autosufficiente.
La ricerca è stata arricchita anche da ulteriori contributi, basati sugli studi svolti dal CERGAS dell’Università Bocconi e dal Politecnico di Milano (1, 2), da cui si ricavano alcune delle difficoltà che le RSA si trovano ad affrontare dal punto di vista organizzativo e finanziario. Tra le principali criticità rientrano regole di accesso e di funzionamento variabili ed eterogenee in base alle regioni in cui si trovano le residenze, un modello di finanziamento pubblico inadeguato, nonché la riduzione della qualità dell’assistenza derivante da tagli sia al personale specializzato sia alla manutenzione delle strutture.
Lo studio, inoltre, ha attinto a un altro Rapporto del CERGAS (3) per fare il punto sul tema dell’innovazione tecnologica nelle RSA. Tra le tecnologie maggiormente diffuse, prima del Covid-19, rientravano app e dispositivi mobili, sistemi IoT e piattaforme digitali.
Alla scoperta dei bisogni delle RSA, l’analisi qualitativa di Ipsos
La seconda indagine commissionata da Ascom a Ipsos è stata un’analisi qualitativa che ha inteso raccogliere testimonianze sul campo per conoscere lo stato dell’arte delle RSA sul versante della dotazione tecnologica e, contemporaneamente, i loro fabbisogni più ricorrenti.
La metodologia adottata per condurre l’analisi si è avvalsa di 14 interviste in profondità rivolte a decision maker di grandi gruppi di RSA, che comprendono cioè da 5 strutture in su, ed esponenti di RSA singole o appartenenti a piccoli gruppi con meno di 5 Residenze.
Ciò che accomuna tutte le RSA del campione, che non ha scopi di rappresentatività statistica quanto piuttosto di descrizione dei trend e del “sentiment” di coloro che operano in questo comparto, è la localizzazione prevalente nel Nord Italia, la presenza di nuclei o di reparti per malati di Alzheimer, una dimensione del singolo reparto che si aggira attorno ai 20 posti letto e un tempo di degenza variabile da 1 a 2 anni e da 4 a 5 anni.
L’ospite “tipo” è un grande anziano, non autosufficiente, affetto da disturbi cognitivi. I criteri di accesso e gli standard minimi richiesti alle RSA variano da regione a regione. Ad esempio, la maggior parte delle RSA è tenuta a garantire la turnazione di medici, infermieri, OSS (operatore sociosanitario) e OSA (operatore socioassistenziale), ma ciascuna regione ha criteri numerici propri.
Anche la classe di gravità attribuita all’ospite, associata al rimborso riconosciuto dal Servizio Sanitario Nazionale, prevede parametri che distinguono ogni regione dalle altre.
La tecnologia presenti nelle Residenze Sanitarie Assistenziali
Questo carattere eterogeneo dal punto di vista territoriale, dimensionale e dei servizi offerti dalle RSA (non tutte, ad esempio, prevedono l’assistenza domiciliare) si conferma anche nella dotazione tecnologica reperibile nelle varie residenze.
All’interno del campione intervistato si è cercato di verificare quali fossero le tecnologie presenti tra sistemi di monitoraggio e cartella clinica elettronica, sistemi di rilevazione dell’allontanamento, apparati di comunicazione e collaborazione unificata del team di assistenza, software di analisi dei dati.
I sistemi di monitoraggio delle funzioni vitali non sono molto presenti, poiché spesso prevale la componente assistenziale su quella sanitaria. Ciò non toglie che la pandemia ha messo in discussione questa netta separazione, soprattutto nei casi in cui gli ospiti sono risultati positivi al Covid-19. L’impossibilità di spostamento in presidi ospedalieri ha richiesto in molti casi un monitoraggio costante dei parametri vitali e dei livelli di saturazione del sangue.
Per quanto riguarda i sistemi di rilevazione dell’allontanamento dalla struttura e di localizzazione degli ospiti, non riscuotono grande interesse da parte dei rispondenti, visto che solitamente il perimetro delle RSA risulta essere strettamente presidiato. Molto utilizzati, invece, sono i sistemi di chiamata infermiere, anche perché le norme di accreditamento li rendono obbligatori. Cambia semmai il loro livello di innovazione, poiché vanno da quelli dotati di funzionalità base a modelli più evoluti collegati ai dispositivi mobili del personale.
Infine, i software che registrano le chiamate, i tempi di intervento, l’intervallo che intercorre tra la presa in carico e la conclusione dell’intervento sono ritenuti importanti dai grandi gruppi, che ne riconoscono i vantaggi a livello gestionale, ma non per questo godono di ampia diffusione.
Gli ostacoli alla digitalizzazione tra costi e resistenza del personale
Le interviste raccolte nell’analisi qualitativa hanno permesso di fare emergere anche quali sono i principali ostacoli lungo la strada della trasformazione digitale delle RSA.
Al primo posto ci sono i costi, lievitati fra l’altro nel corso del 2020 per via dell’acquisto di DPI a prezzi esorbitanti, nuove procedure onerose di sanificazione e ritiro degli ospiti da parte dei familiari. Gli eventuali investimenti nella digitalizzazione, inoltre, non prevedono coperture nei rimborsi regionali e non esiste a oggi una politica nazionale analoga, ad esempio, al Piano Transizione 4.0 che spinga o incentivi i processi di innovazione.
Il secondo ostacolo riguarda la resistenza da parte del personale, in gran parte formato da lavoratori come OSS e OSA con un basso livello di scolarizzazione e che, quindi, pone al centro l’usability della tecnologia.
La terza obiezione si concentra sulla domanda circa l’utilità effettiva delle tecnologie, la cui adozione non è vista ancora come leva per una maggiore efficienza. Infine, permangono barriere strutturali, a cominciare dalla carenza della banda larga in diverse zone d’Italia, insieme alla frammentazione sul territorio che impedisce ai grandi gruppi di avviare processi omogenei di digital transformation.
I bisogni delle RSA nel nuovo scenario del “next normal”
Alla luce di quanto emerso nel dialogo con i referenti delle RSA, l’analisi qualitativa traccia i bisogni emergenti delle RSA nello scenario del “next normal”.
La prima esigenza è quella della telemedicina per la consultazione e refertazione da remoto, a cui si possono aggiungere app e software per la riabilitazione e il mantenimento cognitivo. La loro integrazione con la cartella clinica elettronica consentirebbe di avere un aggiornamento costante delle informazioni sulle condizioni di salute del paziente a beneficio sia degli operatori sia dei familiari.
Il secondo aspetto punta a risolvere il problema della carenza di personale ottimizzando processi e risorse nel rispetto delle normative regionali sul rapporto tra ospiti e operatori. Gli esempi al riguardo vanno dall’esternalizzazione di attività non core (lavanderia e mensa) alla ricezione e preparazione “automatizzata” dei farmaci in blister/bustine sigillati la cui somministrazione può essere effettuata anche da personale non infermieristico.
La terza e ultima indicazione intende fare tesoro delle modalità nuove con cui è stata gestita la relazione tra l’ospite e i parenti durante la pandemia. La classica videochiamata, introdotta come prassi in molte strutture, può integrarsi con strumenti attraverso i quali la famiglia veda in tempo reale alcuni parametri di vita quotidiana dell’anziano o anche la stessa cartella clinica informatizzata. Una strada percorribile al servizio di quella maggiore trasparenza che forse è mancata nei periodi di lockdown.
Secondo quanto emerso dall’indagine qualitativa, infine, l’aumento delle spese dovute al Covid-19 e le mancate entrate derivanti dal calo degli accessi costituiscono un deterrente sulla strada della digitalizzazione. I fondi destinati dal PNRR al nostro Paese potrebbero tuttavia rappresentare una leva per la trasformazione. Le linee guida del PNRR* suggeriscono un ridisegno organizzativo e strutturale delle RSA, che dovranno avvalersi della tecnologia per essere accompagnate in questo percorso, prevedendo un legame sempre più stretto tra assistenza e cura dentro le strutture e assistenza e cura a livello domiciliare. A fare da collante certamente occorrerà una dotazione digitale che risponda ai bisogni manifestati dagli operatori di settore nell’ottica di un maggiore efficientamento dei processi e di un’ottimizzazione delle risorse.
Note
- Il settore sociosanitario per gli anziani a un bivio dopo l’emergenza Covid-19: criticità consolidate e prospettive di cambiamento – Report OASI 2020 CERGAS-Bocconi
- Un’emergenza nell’emergenza. Cos’è accaduto alle case di riposo nel nostro paese? – Report del Politecnico di Milano nell’ambito del progetto IN-AGE, abitare l’età fragile
- L’innovazione e il cambiamento nel settore della Long Term Care – 1° Rapporto Osservatorio Long Term Care 2018 – CERGAS-Bocconi-Essity