In un contesto globale dove tutti i settori stanno sperimentando “impatti digitali” dirompenti nei prodotti e servizi, l’Italia resta ancora drammaticamente indietro, situazione a cui la tanto attesa Agenda Digitale non ha posto ancora rimedio.
Dal sistema Paese al sistema Azienda la condizione non pare mutare. La nuova ricerca della Digital Innovation Academy della School of Management del Politecnico di Milano sui budget ICT delle grandi aziende italiane mostra che l’inversione di tendenza prevista (e soprattutto sperata) non c’è stata. Nel 2014 il rapporto tra il budget ICT e il fatturato delle imprese medio-grandi e grandi è sceso al 2,1%, rispetto al 2,5% registrato nel 2013. I CIO italiani prevedono anche per il 2015 un ulteriore calo del -1,47%, nei propri budget, in netto contrasto con le stime di crescita internazionali del mercato ICT. Sul dato pesa l’effetto di forte riduzione dei budget di alcune grandissime imprese nazionali. La situazione presenta qualche differenza tra i settori. I budget 2015 sono sostanzialmente stabili nel Finance e nel Media-Telco, in contrazione nella PA-Sanità (-2,2%) e ancor di più nei Servizi (-2,9%) e nelle Utility & Energy (-4,4%). Il settore Industria appare invece in crescita (+3,2%) ma si tratta di una breve illusione poiché l’Industria italiana è tra i settori che investono meno in percentuale sul fatturato in tecnologie (con una media del 1,6%) .
Il 2015 si presenta dunque come un altro anno di fatica per i Chief Information Officer? Sicuramente si, ma stupisce come, in un questo panorama che eufemisticamente possiamo definire di “spending review”, un CIO su tre ritenga che il budget ICT a propria disposizione sia adeguato rispetto alle richieste delle Linee di Business. Da un lato si può leggere in questo dato la positiva crescente capacità e abitudine a fare di più con meno, ma si annida anche un senso di rassegnazione o peggio ancora la mancanza di visione dell’urgenza e delle opportunità dell’innovazione digitale da parte delle Line e forse dei CIO stessi.
A corredo di questo quadro la survey mostra un trend positivo nei confronti del riscorso all’outsourcing: a fronte della diminuzione del budget complessivo, si prevede infatti che il budget in outsourcing resterà sostanzialmente stabile. In particolare si privilegiano soluzioni che diano ritorni veloci ed evidenti al business, contribuendo così all’autofinanziamento dell’innovazione. Crescono infatti nel 2015 i contratti per soluzioni Cloud e as-a-Service, mentre restano stabili i contratti di tipo Chiavi in Mano e diminuisce percentualmente la quantità di budget dedicata a contratti secondo un modello Time&Material.
Le principali aree di investimento sono sostanzialmente invariate rispetto a quelle degli scorsi anni. Big Data e Analytics, al primo posto, sono prioritari per il 55% delle imprese, con punte del 69% per il settore Utility&Energy. Si inserisce tra le top priorities, al secondo posto con il 53% dei rispondenti, la Dematerializzazione, che sale tra le priorità spinta anche dall’obbligo normativo entrato in vigore lo scorso giugno, della Fatturazione Elettronica verso la Pubblica Amministrazione. Il tema è particolarmente sentita nel settore Finance e, come è ragionevole attendersi, in quello della Pubblica Amministrazione e Sanità.
La terza priorità, evidenziata dal 48% di rispondenti, risulta quella dei sistemi gestionali ERP che, oltre a diffondersi, si arricchiscono sempre più di funzionalità social e accesso mobile. Quarta priorità i Device mobili e le Mobile App per il Business, in pieno sviluppo su tutti i settori (i dati completi della Survey sono disponibili sul sito www.osservatori.net).
Per coloro che puntano sull’innovazione digitale si prospetta dunque un altro anno impegnativo, a fronte di risorse sempre più limitate per sfide sempre più inesorabili. Chief Information Officer, Line of Business e fornitori saranno chiamati a collaborare per sviluppare innovazioni veloci ed efficienti che consentano alle aziende italiane di non perdere le sfide che la digitalizzazione pone nel nostro Paese e a livello internazionale.