Comune che vai Suap che trovi? Forse non più grazie al decreto interministeriale firmato dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, dal ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao. Decreto che contiene regole pratiche relative a nuove modalità telematiche di collegamento agli sportelli unici per le attività produttive volte ad assicurare pratiche standard rigorosamente digitali e più rapide.
Digitalizzazione SUAP, il ruolo del PNRR
Il PNRR rappresenta una grande occasione per modernizzare l’amministrazione, eliminare i doppioni, uniformare le procedure, superare le sovrapposizioni di competenze, digitalizzare, dare certezza. Tutte iniziative volte ad introdurre best practice tra comuni e regioni. Per riuscire nell’opera di alleggerire il peso della burocrazia, occorre una riforma continua, non una tantum, ma giorno per giorno. Per ogni legge che si semplifica ce ne sono due che introducono complicazioni per cui, se non si intraprende costantemente un’azione di riforma, anche attraverso le proposte concrete delle associazioni di categoria come la CNA, il bilancio è destinato ad essere sempre negativo.
Cosa dice il decreto
Ciò detto, il decreto emanato in attuazione del PNRR, che destina oltre 320 milioni proprio ai sistemi informativi degli sportelli per le attività produttive e a quelli per l’edilizia, costituisce una premessa importante per conseguire l’interoperabilità tra banche dati e semplificare il rapporto tra imprese e PA passando da un’ottica difensiva ad una realmente collaborativa. Questo cambio di paradigma, che dovrà attendere secondo il decreto meno di un anno per essere pienamente operativo, sarà fondamentale per realizzare politiche di semplificazione che rispondano ai bisogni concreti di imprese e cittadini.
Suap, i fronti critici
Lo stato di salute della macchina burocratica, come dimostrato dai tre osservatori sulla burocrazia realizzati da CNA (“Comune che vai burocrazia che trovi”) si misura a partire dal buon funzionamento del SUAP. Poco importa se è comunale, regionale o camerale, la lentezza e la farraginosità dei procedimenti dipende dal fatto che quest’ultimo non costituisce ancora l’unica interfaccia tra imprese e PA. Al momento della presentazione di una pratica per avvio, variazione dell’attività o richiesta di autorizzazione ogni SUAP si comporta in modo diverso a seconda del territorio di riferimento, della modulistica, degli enti terzi e delle relative piattaforme con i quali deve dialogare.
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La difficoltà principale per il completo funzionamento del SUAP risiede nell’obbligo di informatizzazione, cui segue quello di standardizzare le procedure secondo criteri uniformi almeno in ambito regionale. La disomogeneità esistente a livello locale sulla sua gestione genera confusione alle imprese, soprattutto a quelle che operano in più territori della stessa provincia o regione, che sono costrette ad interagire con tante piattaforme e a scambiare dati in modo differente. Queste peculiarità si fanno ancor più evidenti nei procedimenti ad istanza di parte, come la Scia o l’AUA, nei quali si riscontrano tutte le contraddittorietà del sistema. Il SUAP dovrebbe operare come unico collettore di istanze e documenti per poi smistarli agli enti competenti e riuscire a coordinare gli endoprocedimenti come unica interfaccia con l’utente (once only SUAP), invece nella pratica non è così.
Le difficoltà di avviare un’impresa
Per avviare un’attività imprenditoriale (acconciatura, bar, gelateria, autoriparazione e falegnameria) la Scia che viene per legge va consegnata presso il SUAP è per la maggior parte dei comuni gratuita, ma il costo dei diritti in taluni casi e per la medesima pratica può anche variare da 50 ad oltre 100 euro. Ma il SUAP non rappresenta l’unico soggetto con cui interloquire, poiché è necessario interagire anche con gli enti preposti, in special modo per le procedure ambientali, la certificazione relativa alla prevenzione incendi, l’autorizzazione all’installazione di un’insegna di esercizio o all’apposizione di un passo carrabile.
Un esempio utile è rappresentato dall’AUA, istanza creata in sostituzione di sette diverse autorizzazioni ambientali che, prima del DPR 59/2013, dovevano essere richieste attraverso procedure e modulistica differenziata a diversi enti. A distanza di otto anni dall’entrata in vigore del sopra citato DPR, gli enti continuano ad essere molteplici e variegati per ogni singolo territorio (provincia, ARPA, comune, ASL, Gestore, regione), sebbene la legge demandi al solo SUAP l’adozione del provvedimento conclusivo; i tempi di rilascio dell’autorizzazione rimangono troppo lunghi e continuano a variare da comune a comune; la modulistica differisce in base al territorio di riferimento, nonostante l’approvazione di un modulo nazionale e le richieste cambiano a seconda del luogo.
L’importanza strategica dei dati
Le Amministrazioni posseggono una enorme mole di dati di ogni natura e anziché utilizzarli in modo strategico ne limitano al minimo l’utilizzo perchè gli enti terzi coinvolti nei procedimenti preferiscono continuare ad essere interlocutori privilegiati dei procedimenti e ad utilizzare la modalità cartacea come se il principio del “once only” SUAP non esistesse. Tutto questo genera procedure lente, costi ingenti per la preparazione della corposa documentazione da allegare alle istanze (peraltro spesso comprensiva di documenti già presente nelle banche dati delle amministrazioni ovvero oggetto di richieste in più da parte di una amministrazione locale) e si traduce in minore competitività da parte delle imprese.
I cinque problemi della PA
Queste criticità, che spaventano ogni interlocutore, sono per la gran parte frutto di cinque problemi che affliggono la Pubblica amministrazione: la contraddittorietà/complessità delle norme, la parcellizzazione degli uffici pubblici nei procedimenti amministrativi, personale spesso non skillato rispetto al ruolo da ricoprire, il decentramento amministrativo inteso come sovrapposizione delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti locali e i procedimenti (amministrativi) lunghi e complessi.
Tuttavia, nulla è perduto. La attività di monitoraggio sulla burocrazia condotto dalla CNA ha come scopo portare all’attenzione del decisore pubblico le criticità ma anche una serie di proposte e correttivi che potrebbero davvero rappresentare una semplificazione di alcune procedure ostiche per le imprese.