(dalla puntata 55) “Il dottor Mabiis è a Bequino… noi lo sappiamo…” “È lì da sempre… dal giorno in cui ha annullato tutte le memorie della galassia… col Grande Ictus Mnemonico…”
Shaiira: “Inseguiamo il cane dentro il parco! Ci porterà dal dottor Annthok Mabiis! Sono sicura!”. Il cucciolo Trimmy afferrato dagli agenti. Trimmy si divincola. Trimmy si fa puledro. Di corsa verso la città. “Ci porta alle sue memorie… alle memorie del dottor Annthok Mabiis… o forse il puledro è il dottor Mabiis…”
Il puledro entra nella cattedrale. Batte gli zoccoli. Solleva la polvere. Negli occhi degli inseguitori. Il puledro esce sulla piazza. Il puledro in mille farfalle bianche. Le memorie punteggiano il sagrato. Le memorie tremano. Volano via. Bianche. Nella luce bianca. Avviottolano. Di fuga ai lastricati. Avvetrano. Sulle finestre sporte. Le ali bianche. Bianche di sole. Shaiira le insegue. Le farfalle la precedono. Più veloci delle sue pedalate. Shaiira intuisce. “Le farfalle mi stanno guidando…” Shaiira sibila. Corre Shaiira. Nel pomeriggio.
Un prato concavo. Sulla cima un capannone. Una fiumana si accalca all’ingresso vasto. Un cerchio di platea. Intorno al maestro.
“Qui c’è una memoria attiva… la sento…” Shaiira occhieggia. Shaiira e il maestro. Shaiira sorride. “Mi basta sfiorare il collo del maestro e la sua la tempia sinistra… contemporaneamente… per assumere la memoria… la sua memoria nascosta…” Shaiira si china con braccia affettuose. Le palme aperte. Verso il maestro. Le dita sulla base del collo e sul volto. La bambina annichilisce. In un pianto disperato.
Un dolore disperato. Fruttifero di mille farfalle bianche. Il dolore è un albero. Le radici. I rami percossi dal vento. Leniti dal sole. Arricchiti dalle foglie. Appesantiti dai frutti. Del dolore. Sfamato dai frutti. Dell’albero. Le farfalle disperdono il dolore. Nell’ormai notte chiara. Di luci dal cielo. Di ali bianche riflesse. Trasparenti. In filari. Intorno alla bambina. Il loro maestro. Che fugge la collina. Nella valle tiepida. Ripida salita. Rapida nel bosco. Rapita nei larici.
Shaiira la segue. A distanza. “Mi porterà da Mabiis… è questo la mia missione… trovarlo… poi gli abitanti della galassia decideranno che farne…” Schiva i primi tronchi. La bicicletta scorteccia. Le farfalle si voltano. Le farfalle disegnano il buio del sentiero. Distraggono la bambina. Il bosco asseconda. Il bosco astrae. Ammalia. Assapora. Arranca. Attende. Armeggia. Attacca. Assale. Aiuta. I pedali madidi. Sfiancati. Stremati.
Il bosco respira. Shaiira prende fiato. Il bosco freme. I pedali spingono. Il bosco distrae. Le foglie scivolano. I polsi urlano. La bambina saetta nella notte. Maestro dell’ombra. Maestro della luce. Maestro delle memorie. Ormai spente. Ma tenute strette.
I passi risvegliano il bosco intero. Le suole leggerenti. Le ruote sdrucciolanti. Le impronte degradanti. Le fronde intriganti. I picchi tamburanti. I funghi stupirenti.
Un punto lontano. Strattonato alla vista. Dai cespugli neri. Dalle farfalle bianche. Un punto forte. Illumina una radura. A giorno. La bambina accelera. Shaiira tallona. La bambina corre. Shaiira sfreccia. La bambina s’arresta. Davanti al cottage. Shaiira immobile. A un passo. I vetri esplodono. Di luce. Accecante. Le farfalle si annullano. Felici. Entrano nel bianco. Il piccolo suono delle ali socchiuse. Ed è buio totale. Senza pareti. Il nulla. Solo erba bagnata dalla notte.
(65-continua)