la minaccia cyber

La strana “Sindrome dell’Avana” colpisce i diplomatici Usa: l’inizio di una “cyber-neuro guerra”?

Un misterioso disturbo sta colpendo parte del personale diplomatico e dell’intelligence Usa in tutto il mondo. Sembrano delinearsi i tratti di una “cyber-guerra” dalle dinamiche di svolgimento su scala globale e in grado di influenzare gli equilibri geopolitici

Pubblicato il 08 Feb 2022

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

cyber decreto aiuti

Assume contorni sempre più inquietanti la comparsa di una misteriosa malattia che sta colpendo circa 200 funzionari statunitensi in servizio presso varie strutture diplomatiche USA ubicate nelle principali città di tutto il mondo. Il timore è che stia prendendo forma una forma di cyber-neuro guerra dai contorni inediti e dalle conseguenze difficili da immaginare.

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Gli Usa alla ricerca delle cause della malattia

I diplomatici americani affetti dal disturbo neurologico (noto come “Sindrome dell’Avana”) sarebbero già stati trasferiti negli Stati Uniti per essere curati mediante trattamenti adeguati ai sintomi anomali rilevati. Tra questi: mal di testa, vertigini, difficoltà cognitive, acufeni, problemi di vista, udito ed equilibrio; talvolta, nei casi più gravi, anche lesioni cerebrali traumatiche permanenti. Risulta inoltre difficile monitorare con certezza il numero esatto delle vittime, a fronte di una complessa indagine eziologica sull’origine patogena della malattia ancora non del tutto chiara.

Poiché risulta incerto stabilire i meccanismi che determinano la diffusione del contagio, al pari di eventuali ulteriori fattori intenzionali ipotizzabili dietro un possibile attacco all’origine della strana sindrome, il governo degli USA sta approfondendo con maggiore attenzione la vicenda, allertando a tal fine anche la National Security Agency, unitamente alla promulgazione “bipartisan” della legge “Havana Act”, (“Helping American Victims Afflicted by Neurological Attacks Act”), approvata lo scorso ottobre 2021 proprio per rafforzare il supporto medico riservato ai pazienti colpiti da tale malattia.

Di certo, allo stato attuale, non si conoscono con esattezza le cause all’origine della malattia e le presunte responsabilità nella diffusione del contagio della sindrome, che sembra evocare i sintomi risalenti a un misterioso caso che affliggeva dozzine di diplomatici statunitensi a Cuba (da cui deriva la denominazione della malattia), a partire da una delle prime testimonianze di un alto ufficiale della CIA che, trovandosi a Cuba per una missione segreta nell’agosto 2017, si è svegliato all’improvviso di soprassalto con un strano ronzio e una sensazione di intensa pressione nella testa, per poi iniziare ad avere problemi di vista e di equilibrio, che gli impedivano la possibilità di leggere o guidare.

Si tratta peraltro di sintomi non del tutto nuovi, in quanto parzialmente già noti e riscontrati negli anni ’90, conseguenti a una serie di attacchi sonori sofisticati provocati da armi a microonde, recentemente riconosciuti anche da uno studio pubblicato (a cura di “The National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine”), ove si ammette che decine di funzionari della CIA e del Dipartimento di Stato siano stati colpiti dalla “sindrome dell’Avana” associata presumibilmente ad “effetti dell’energia a radiofrequenza diretta e pulsata”, con il rischio di indebolire o persino uccidere una persona, a causa di alternazioni invisibili del sistema nervoso esposto a processi degenerativi di danneggiamento, senza lasciare traccia nel tempo.

Dopo primi riscontri, rispetto a una fase di maggiore cautela, ove si è ritenuto opportuno minimizzare la vicenda anche per evitare un eccesso di allarmismo sociale e politico, l’iniziale scetticismo (collegato alla possibile origine psicogena della malattia sostenuta dalle prime analisi comportamentali dei pazienti visitati), è venuto progressivamente meno quando è stato segnalato un incremento di malattie improvvise e debilitanti, con forti mal di testa, perdita dell’udito e altre lesioni cerebrali, senza ottenere diagnosi definitive sulle relative cause, al punto da indurre gli scienziati ad ammettere di non riuscire a spiegare la diffusione delle strane lesioni cerebrali traumatiche frequentemente rilevate.

Ben oltre i tratti di una malattia psicogena di massa  che colpisce gli individui in situazioni di elevato stress con disturbi psichiatrici (come ritenuto da un comitato scientifico incaricato di riferire gli esiti dei propri al Dipartimento di Stato), sembrano proliferare nella letteratura scientifica, come numerosi casi diagnosticati al personale delle ambasciate americane e ai propri familiari, segni di “commozione cerebrale” senza il vero trauma cranico, unitamente a svariate forme di danneggiamento alle reti cerebrali diffuse.

La task force CIA

Tenuto conto dello studio pubblicato ai sensi del Freedom of Information Act dal National Security Archive, e preso atto delle “gravi carenze” esistenti nell’approfondire la vicenda, la stessa CIA ha costituito una task force per avviare una propria indagine su sospetti attacchi a microonde pianificati contro le truppe statunitensi in Medio Oriente, con l’obiettivo di progettare efficaci contromisure anche militari di resistenza a fronte di oscuri e invisibili incidenti che potrebbero appunto derivare da fonti di energia elettromagnetica altamente concentrata, dispositivi a radiofrequenza o a microonde a elevata potenza e fasci di particelle utilizzati per danneggiare un bersaglio, da cui derivano dolori o lesioni permanenti, così confermando le conclusioni formalizzate nel rapporto commissionato dal Dipartimento di Stato circa la possibile causa della “Sindrome dell’Avana”.

L’indagine sancisce, come decisivo cambio di passo, il mutato atteggiamento delle istituzioni statunitensi che intendono approfondire tutti gli aspetti – ancora troppo oscuri – della vicenda.

L’impatto geopolitico della “Sindrome dell’Avana” sulle missioni diplomatiche e di intelligence

In questo senso, il quartier generale di Washington, infatti, è decisamente allarmato per le ulteriori recenti implicazioni di tale malattia in costante aumento, prendendo atto di “incidenti sanitari inspiegabili”, anche a seguito di quanto emerso dalle evidenze di un rapporto pubblicato dal Belfer Center for Science and International Affairs (Harvard Kennedy School of Government), ove è stato sottolineato il rilevante impatto geopolitico della “Sindrome dell’Avana” sulle missioni diplomatiche e di intelligence degli Stati Uniti nell’ambito di un preoccupante – e attualmente opaco – nesso tra politica e intelligence – che sembra provocare agli ufficiali degli apparati strategici dell’establishment governativo americano lesioni neurologiche traumatiche, aggravate da svariati effetti collaterali più o meno permanenti (come costanti ondate di pressione in testa, rumori sonori di sciami, perdita della vista e dell’udito, cervello annebbiato, perdita di equilibrio e controllo muscolare), prodotti da sofisticati dispositivi di radiazioni a microonde presumibilmente progettati per raccogliere informazioni da computer e telefoni cellulari, causando però, come rilevanti effetti collaterali alla salute umana, seri danni alle persone che prendono di mira.

Conclusioni

In tale prospettiva, sembrano delinearsi i tratti di una “cyber-guerra” tecnologicamente asimmetrica “post Guerra Fredda”, emblema della battaglia per il controllo del cervello umano, dalle dinamiche inedite di svolgimento su scala globale, in grado di influenzare gli equilibri geopolitici, che presuppone un articolato ed evoluto sistema di intelligence e controspionaggio avanzato, fondato sull’indispensabile integrazione tra medicina, neuroscienza, tecnologica, diritto e politica, per scoprire le minacce, migliorare il rilevamento preventivo dei pericoli e adottare tempestive misure di allerta strategica, mitigazione dei rischi e di gestione delle emergenze per evitare di compromettere le infrastrutture critiche e le risorse vulnerabili di un Paese mediante attacchi diretti al “cuore” istituzionale degli interessi nazionali.

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