i casi

Green Pass falsi, ecco tutte le truffe dei no-vax: cosa si rischia

Dalla truffa alla corruzione, passando per la sostituzione di persona e il falso ideologico. Sono i reati ascrivibili a chi mette in atto una frode per ottenere il green pass senza averne diritto. Vediamo nel dettaglio

Pubblicato il 03 Feb 2022

Marco Cartisano

Studio Polimeni.legal

green pass problemi

La cronaca di questi giorni ci riporta notizie di frodi attuate dai no vax per di ottenere, senza averne diritto, il Green Pass per sé o per altri.

Si tratta di condotte – e reati – diversi fra loro.

Come ottenere il green pass senza averne diritto

Mettere in atto una frode per ottenere, senza averne diritto, l’attestazione sanitaria per sé o per altri presuppone la messa in atto di plurimi comportamenti illeciti, ciascuno con diverse modalità.

Complicità del farmacista

La prima condotta riguarda chi, avendo pieno diritto al trattamento sanitario, si reca presso i centri vaccinali e, con il concorso di un operatore sanitario infedele (dietro pagamento o promessa di pagare danaro o altra utilità) si simula l’inoculazione (generalmente sversando il prodotto nell’ovatta o utilizzando soluzione fisiologica): in questo caso l’operatore sanitario attesta falsamente l’inoculazione ed il sistema TS genera automaticamente il green pass; tale condotta è particolarmente insidiosa in quanto, se portata a compimento, ingenera una falsa rappresentazione dello status relativo alla copertura vaccinale da parte di un individuo che, in realtà, è totalmente scoperto da immunizzazione, con rilevanti ricadute in tema di salute pubblica.

Sostituzione di persona

L’altra condotta consiste nel recarsi presso un centro vaccinale muniti del codice fiscale di una persona terza confidando nel mancato controllo della corrispondenza con il vero titolare ovvero utilizzando un documento di identità falso.

Fra le ultime pratiche, utilizzando sempre il condizionale, ci sarebbe quella di chi, sapendo di essere positivo al Covid, si reca presso una apposita struttura (solitamente farmacie) richiedendo un tampone con il codice fiscale di un terzo, con esito naturalmente positivo; a questo punto, il vero titolare della TS dopo i giorni di quarantena previsti, effettua un tampone ottenendo il Green Pass per avvenuta guarigione: tale comportamento è doppiamente pericoloso per la salute pubblica in quanto, chi sapendo di dover osservare un periodo di quarantena domiciliare, si reca al di fuori dell’abitazione arbitrariamente, rischiando di contagiare ulteriormente, oltre al fatto che il correo che beneficerà del green pass non avrà copertura immunitaria.

Acquisto di green pass su Telegram

C’è poi una terza modalità che – come spiegato su Cybersecurity360 – permette di ottenere green pass a proprio nome comprandoli da truffatori, su Telegram, che li generano immettendo nel sistema sanitario i dati necessari all’ottenimento della certificazione. In passato scrivevano che l’utente era vaccinato, ora tendono a scrivere che è guarito.

Lo fanno grazie a credenziali rubate a medici, hanno spiegato dal ministero della Salute, che revoca questi green pass ogni volta che questi sono scoperti. Ci sono indagini in corso per modificare le credenziali rubate, di numero imprecisato.

Possibile comprare green pass: credenziali rubate permettono la truffa

Green pass falsi, cosa si rischia?

Innanzitutto, verrà contestato il reato di cui all’art. 494 c.p. (sostituzione di persona) nei confronti di chi si presenta negli hub vaccinali in vece di un’altra persona che prevede la pena della reclusione fino a un anno, oltre al possibile concorso formale con il possesso e l’utilizzo di un eventuale documento falso.

Qualora l’ottenimento del green pass fosse indirizzato per eludere la normativa che impone la vaccinazione obbligatoria per determinate categorie di lavoratori, il rischio è quello di vedersi contestata un’ipotesi di truffa (art. 640 e ss c.p.) fino alla contestazione dell’aggravante specifica se il datore di lavoro è un ente pubblico.

Invece, per la condotta di chi ottiene a pagamento il green pass da parte di un sanitario “infedele” (pacificamente pubblico ufficiale) è ascrivibile all’art. 319 c.p. che punisce la “corruzione” propria con pene severissime (fino ad anni 20 di reclusione); al sanitario verrebbe contestato, altresì, il falso ideologico in atto pubblico per la infedele redazione della certificazione.

Va detto, in ogni caso, che trattandosi di casistica in fin dei conti nuova, sarà necessario attendere cosa ci dirà la giurisprudenza in ordine ai processi che si celebreranno.

Resta inteso che, la di là dell’accertamento penale definitivo, l’autorità amministrativa procederà a revocare le certificazioni verdi COVID-19 rilasciate ovvero ottenute in maniera fraudolenta.

Dal punto di vista disciplinare, i lavoratori che esibiscano un certificato verde falso o ottenuto fraudolentemente, potrebbero rischiare il licenziamento, essendo venuto meno il classico rapporto fiduciario che lega il dipendente con il datore di lavoro.

Come prevenire?

Va detto che molte delle frodi oggi illustrate potrebbero essere evitate chiedendo semplicemente un documento di identità prima dell’effettuazione ogni operazione sanitaria (tampone o vaccinazione che sia) ovvero dotare la certificazione verde di ulteriori caratteristiche (biometriche?) tale da renderlo inutile se non utilizzato dal titolare anche se, in fondo, il nostro augurio è quello di non averne più bisogno nel prossimo futuro.

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