Dopo aver subito gli effetti nefasti (dal punto di vista operativo e della reputazione presso l’opinione pubblica) della decisione di “chiudere i rubinetti” del finanziamento e del turn over, la Pubblica Amministrazione può tornare – forse – a vedere un orizzonte di ottimismo. Come annunciato dal ministro Renato Brunetta, per i tre milioni e duecentocinquantamila dipendenti pubblici italiani sono disponibili due miliardi di euro in cinque anni nell’ambito del progetto “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese”.
Cosa significa formare e riqualificare i dipendenti pubblici: gli impatti sui cittadini
Formare e riqualificare gli oltre tre milioni di dipendenti pubblici significa aumentare la qualità dei servizi erogati ai cittadini e, allo stesso tempo, avere tutti gli strumenti necessari per poter cogliere l’enorme opportunità dei progetti legati ai fondi del PNRR. Quella dell’aumento delle competenze digitali del personale delle Pubbliche amministrazioni è una delle sfide più importanti per sostenere e accompagnare la transizione digitale del Paese.
Il progetto “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese” è infatti un piano strategico di medio-lungo periodo che ha un obiettivo ben definito: la valorizzazione e lo sviluppo del personale della PA, e vede Formez PA giocare un ruolo di primo piano.
Di cosa si tratta, per la precisione? È lo stesso Brunetta a definirlo come un grande percorso per “ricaricare le batterie della PA”. In che modo? Sarà possibile attivarlo attraverso un piano poderoso di formazione dei dipendenti, che porterà molti di questi ultimi a fare un passo in avanti rispetto alla loro attuale situazione. Che si tratti di ottenere una laurea, un master o un corso di specializzazione, tutto sarà finalizzato a preparare il personale alla transizione digitale, una delle più grandi sfide del mondo contemporaneo e uno degli assi fondamentali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Gli obiettivi del Piano formazione
Attraverso il protocollo d’intesa siglato nello scorso mese di ottobre col ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, e l’adesione dell’Università La Sapienza di Roma, di Tim e di Microsoft, il progetto punta a due obiettivi. Da un lato, appunto, favorire la conoscenza e la competenza dei lavoratori pubblici, agevolandone l’iscrizione agli atenei grazie alla collaborazione della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Dall’altro, l’inizio di programmi formativi specifici per sostenere le transizioni previste dal Pnrr. Innanzitutto, la transizione digitale appunto, attraverso la collaborazione di partner pubblici e privati, nazionali e internazionali, che avranno tempo fino al 31 gennaio prossimo per proporre la propria candidatura.
Dopo alcuni eventi che hanno messo in pericolo i dati dei cittadini a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni (si pensi a quanto avvenuto nel Lazio), una cura particolare sarà riservata all’ambito della cybersicurezza, oggetto di un protocollo ad hoc in via di definizione con il Ministero della Difesa.
Il cosiddetto “piano formazione” si affianca alla massiccia opera di turnover e di assunzioni già in atto nella PA per l’attuazione del PNRR. La crescita del livello formativo dei dipendenti pubblici già in servizio, con nuovi contratti e conseguenti miglioramenti di carriera e di retribuzione, avverrà ad opera di Formez PA e della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Competenze digitali
Moltissime competenze hanno subito quello che molti hanno definito un processo di obsolescenza, peraltro proprio nel secondo decennio degli anni Duemila. Proprio negli anni, cioè, in cui la spinta propulsiva della tecnologia applicata all’ambito lavorativo è diventata travolgente e in cui il digitale ha invaso tutti i settori, con conseguente riorganizzazione dei metodi e delle dinamiche di lavoro.
Naturalmente, l’espansione dell’utilizzo del digitale ha richiesto e continua a richiedere sempre maggiori competenze perché l’utilizzo sia ottimale. Dati provenienti da moltissime ricerche confermano la necessità di insistere sull’azione volta a incrementare il livello di competenze digitali.
Il Premio Nazionale per le Competenze Digitali di Repubblica Digitale
Anche a questo scopo, Formez PA ha convintamente supportato la realizzazione della prima edizione del Premio Nazionale per le Competenze Digitali di Repubblica Digitale, promosso dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) della Presidenza del Consiglio. Ben 120 i progetti presentati per il concorso, che ha l’obiettivo di mettere in luce buone pratiche e dare visibilità a iniziative di formazione rivolte ai cittadini e alle scuole che propongono un approccio al digitale semplice e si distinguono per l’originalità e la possibilità di essere replicate in altri contesti.
Quattro le categorie in concorso: 42 le iniziative pervenute per Digitale per tutti, 30 quelle per Digitale inclusivo, mentre sono 16 i progetti che partecipano nella sezione Digitale contro il divario di genere e 32 in quella Digitale nell’educazione per le scuole. Le iniziative finaliste saranno presentate al pubblico nella seconda metà di febbraio, in occasione di due webinar in programma tra il 21 e il 25 febbraio. Un’occasione per scoprire i dettagli dei progetti in concorso e dei futuri step del Premio.
Dall’1 al 15 marzo la parola passerà al pubblico, che attraverso la piattaforma ParteciPa potrà visionare i progetti in concorso e assegnare il proprio voto alle iniziative che riterrà meritevoli. Il voto del pubblico concorrerà a individuare i vincitori del riconoscimento e ad assegnare la menzione speciale “Il più votato dal pubblico online”.
Conclusioni
L’importanza di migliorare il livello delle competenze digitali, dunque, è quanto mai viva all’interno della Pubblica Amministrazione. Il progetto “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese” può essere una svolta da questo punto di vista, anche considerando le ingenti risorse a disposizione. Come detto, il fondo a disposizione è di circa due miliardi. Dove vengono reperiti? Un miliardo (200 milioni all’anno per cinque anni) arriva in larga parte dal PNRR e in misura minore (circa 40 milioni l’anno) da fondi strutturali. Un altro miliardo, invece, verrà attinto ai fondi previsti dalla Legge di Bilancio (50 milioni l’anno) e alla spesa annua attuale, che si attesta intorno ai 150 milioni.
Proprio quest’ultima cifra – 150 milioni l’anno – rappresenta quello che finora viene investito annualmente per la formazione degli oltre tre milioni di dipendenti pubblici. Ciò vuol dire poco più di 47 euro a testa. Al contrario, il Piano formazione moltiplica questa cifra addirittura per tredici. Un vero e proprio investimento, fondamentale se consideriamo l’importanza che la formazione stessa ha assunto nell’ambito lavorativo, specie se questo è proiettato al digitale e alla semplificazione. Un elemento, quello della semplificazione digitale, che non può essere diviso in nessun modo dall’elemento della comunicazione, per trasportare all’esterno – cioè al cittadino, il vero pilastro e riferimento della PA – come la PA opera e ciò che mette in atto per modificarsi e modernizzarsi.