tracking e stalking

Airtag e gli altri: la carica dei dispositivi Uwb, tra vantaggi e rischi

Apple per prima ha inserito a partire dall’iPhone 11 la tecnologia UWB nei suoi device e ne ha anche brevettato l’uso con gli Airtag e con l’iBeacon UWB. Ma non è la sola a usare la tecnologia che di fatto rappresenta un ulteriore volano per lo sviluppo delle tecnologie IoT e delle reti 5G, ma presenta anche alcuni rischi

Pubblicato il 21 Mar 2022

Nicola Ruggiero

Focus Group srl

airtag

Tra i tanti nuovi gadget apparsi sul mercato di recente, una nuova generazione di tracker è stata lanciata al grande pubblico da Apple con il suo Airtag.

L’idea è semplice e i tag in sé non sono una novità, a partire da quelli passivi utilizzati da decenni nella logistica, fino a quelli Rfid, ma Apple è la prima ad aver lanciato su larga scala un tag personale con tecnologia Ultra Wide Band – UWB – che beneficia delle ridotte dimensioni delle batterie al litio e della potenza di trasmissione bassissima.

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La tecnologia UWB

UWB è un protocollo di comunicazione wireless a corto raggio di derivazione militare che, come Bluetooth o Wi-Fi, utilizza le onde radio e risponde alle specifiche dello standard IEE 802.15.4/4x.

Allo stesso tempo l’UWB differisce sostanzialmente dalle altre in quanto opera su un ampio spettro di frequenze da 3,1 a 10,6 GHz con una larghezza di banda del singolo canale fino a 500 MHz. Ciò consente comunicazioni sia low-data-rate che lo scambio di una quantità di dati complessiva molto elevata con una precisione di localizzazione dei tag UWB nell’ordine dei pochi centimetri.

Di fatto un device UWB è come un radar in grado di scansionare continuamente l’area intorno a sé e puntare con precisione ad un altro device UWB per scoprirne la posizione relativa, tracciarlo e scambiare dati, tutto ciò una volta ogni 2 nanosecondi che per gli usi più comuni può ritenersi in real time, e a una distanza teorica fino a 200 metri purché in linea ottica e senza grossi ostacoli nel mezzo.

Quello che sembra un semplice tag da utilizzare per trovare le chiavi dell’auto o per non perdere di vista altri oggetti o persone, in realtà è anche uno dei più potenti e sicuri strumenti di autenticazione avendo la caratteristica intrinseca della comunicazione spaziale e peer-to-peer.

In sostanza, oltre ai più avanzati protocolli di sicurezza che si possono implementare a livello applicativo o di rete, i dispositivi UWB possono selettivamente instaurare una comunicazione solo in una determinata direzione spaziale ed una certa distanza, questo assicura di comunicare solo con il tag desiderato e non con altri tag intorno a sé.

Scenari d’uso e applicazioni

Queste caratteristiche, insieme alle limitate dimensioni di un tag, alla durata della batteria fino a 7 anni, ed al costo contenuto, abilitano una miriade di scenari d’uso e di applicazioni sia in ambito industriale che personale. Ad esempio, all’interno di centri commerciali potremmo ricevere indicazioni a noi mirate ed istruzioni per arrivare direttamente sullo scaffale che vende la camicia che abbiamo visto in pubblicità, o anche ricevere servizi di accoglienza dedicati poiché il gestore del centro conoscerebbe in qualsiasi momento la nostra posizione.

Potremmo anche ricevere indicazioni su persone che conosciamo e che si trovano a pochi metri da noi oppure, conoscendo esattamente la posizione reciproca, inviare file e dati via Airdrop esattamente al device di interesse. In ambito industriale, pensando semplicemente alla logistica, tutto ciò che in un magazzino esiste si potrà visualizzare nella sua posizione spaziale su una mappa sia quando è fermo che in movimento, e da qui elaborare le proprie applicazioni senza perdere un pezzo. In ambito privato potremmo semplicemente aprire la porta di casa, avviare l’automobile ma anche utilizzare i tag per localizzare persone, ad esempio, in caso di emergenza o disastri.

L’UWB negli smartphone

Apple per prima ha inserito a partire dall’iPhone 11 la tecnologia UWB nei propri device e ne ha anche brevettato l’uso con gli Airtag e con gli iBeacon UWB con il suo standard Apple Nearby Interaction, accaparrandosi quindi una fetta importante del lucroso mercato dei servizi di localizzazione di precisione e indoor.

Se Apple ha lanciato per prima il telefono abilitato UWB con il proprio standard, gli altri principali produttori di smartphone hanno seguito l’esempio con propri standard UWB a partire dal consorzio FIRa (Fine Rangingin Consortium) che include Samsung, Xiaomi, NXP, Sony, Bosch, oppure anche altre organizzazioni come la CCC (Car Connectivity Consortium) che stanno rilasciando il proprio standard.

Standard e interoperabilità

Si assiste quindi alla corsa al proprio standard e, come se non bastasse, ognuno di essi non è interoperabile con gli altri e anche all’interno dello stesso consorzio o associazione l’implementazione dello stesso standard può essere diversa da produttore a produttore: in un mondo interconnesso quando il business potenziale è enorme si cerca di far prevalere il proprio pensiero e quindi la creazione del proprio ecosistema prevale sull’interoperabilità.

Ma una tale tecnologia per poter esprimere tutto il suo potenziale deve basarsi su un ecosistema interoperabile, olistico e interconnesso, e come tutte le novità richiede un sistema di regole, spesso basate su fondamenti etici e di buon senso, ma anche di forte protezione della privacy. Questo perché aumenta il dettaglio e la precisione con cui noi, ed i nostri oggetti, siamo tracciati, aumenta la quantità di informazioni utili ai fini commerciali, di analisi dei comportamenti e delle abitudini, in poche parole si apre ancora di più il libro della nostra sfera privata.

Ancora una volta realizzare questi nuovi ecosistemi richiederà una interoperabilità tra più dispositivi di marchi produttori diversi, programmi di conformità e certificazione, ma spingerà su nuove competenze e tecniche di comunicazione e marketing per mercati sempre più verticali poco esplorati fino ad ora, tutto ciò nel rispetto dell’etica e della sicurezza anche fisica.

I rischi della tecnologia

Infatti, la facilità di uso degli Airtag ha già visto il nascere di casi di stalking o addirittura di persone seguite fino a casa per effetto di un tag messo nell’auto o nella borsa da parte di malintenzionati.

Questo certo accadeva all’inizio con la tecnologia appena rilasciata e quindi con casi d’uso tutti da verificare, poi Apple è corsa subito ai ripari introducendo una serie di migliorie all’app che gestisce i device per segnalare la presenza nelle vicinanze di device non accoppiati al proprio smartphone. Resta però dietro l’angolo il rischio che altre violazioni di questo tipo si possano inavvertitamente presentare.

Conclusioni

Ciononostante, Airtag e le tecnologie basate su UWB amplificheranno il numero di oggetti connessi alla rete e quindi rappresentano un ulteriore volano per lo sviluppo delle tecnologie IoT e delle reti 5G sia outdoor che indoor, ciò aumentandone la precisione con una transizione del tracciamento seamless tra indoor ed outdoor e viceversa, seguendo quindi gli oggetti ovunque essi siano con una lente di ingrandimento di potenza maggiore rispetto alle precedenti. Lente (i tag UWB) che se usata bene può solo migliorare le nostre esperienze.

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