Il quadro

La sfida strategica che l’industria europea (e italiana) dovrà affrontare

La manifattura rischia di essere il nuovo terreno di arrembaggio da parte degli over the top americani. Urgente creare nuovi modelli di business e soprattutto ecosistemi digitali. La sventura di Nokia ci sia di insegnamento

Pubblicato il 31 Mar 2015

Alfonso Fuggetta

professore di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano

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In tema di innovazione digitale, l’Europa deve affrontare alcune sfide particolarmente complesse e delicate che determineranno in modo decisivo la competitività e il successo del continente nei prossimi decenni. Uno dei principali terreni di sfida è quello dell’innovazione e della competitività delle imprese che operano nel settore più tradizionale dell’economia europea: l’industria manifatturiera. È un comparto industriale vitale e essenziale per l’Europa, ma soprattutto per quei paesi, come la Germania e l’Italia, che basano le proprie economie sull’esportazione di prodotti manifatturieri ad alto contenuto tecnologico: auto e sistemi di trasporto, macchine utensili, impiantistica e sistemi di controllo, sistemi per la produzione di energia. Il Wall Street Journal con un bel articolo pubblicato nei giorni scorsi riassume nel titolo i temi di questa sfida: “Europe Wants to Bring Its Industry Online Before Google, Apple Make It Obsolete”.

Quali sono queste sfide? Come affrontarle? Quali problemi per l’Europa e in particolare per il nostro paese? Quali le opportunità?

Gli asset Europei (e italiani)

Come potrebbe oggi un’auto funzionare senza ICT? Come potrebbe farlo una lavatrice o un robot industriale? Come potrebbe una linea di assemblaggio operare senza software di controllo e senza l’integrazione con i sistemi aziendali per la gestione della produzione?

Non potrebbero.

Quindi per le imprese europee è vitale inserire tecnologia e valore aggiunto nei propri prodotti per abilitare anche nuovi processi e nuovi servizi. Ciò richiede non solo di reperire e iniettare risorse economiche e umane ingenti, ma anche di creare nuovi modelli di business e soprattutto ecosistemi digitali come quelli che stanno mettendo in piedi i colossi americani.

Le strategie dei colossi americani

Apple e Google creano ecosistemi, non semplicemente smartphone o servizi web. Ecosistema vuol dire insieme di standard e ambienti di sviluppo che da un lato garantiscono integrazione di funzionalità e unicità dell’esperienza utente e, dall’altro, apertura verso sviluppatori esterni. Ciò crea il nuovo elemento di fidelizzazione dei progettisti di applicazioni e dei consumatori: un ambiente unitario (non unico!) caratterizzato da integrazione di funzioni, interoperabilità di servizi e prodotti, e una esperienza utente univoca e quindi coinvolgente. È così che il software di Apple e Google diventa il cuore delle auto e presto magari di lavatrici o macchine utensili.

Il prodotto consumer tecnologico determina una user experience che l’utente (sia business che finale) vuole ritrovare anche in tutti gli altri prodotti e servizi. È questa la scommessa sulla quale stanno impegnandosi (e vincendo) i colossi USA.

La dolorosa esperienza di Nokia

L’Europa è lenta e in ritardo. Non ha ancora appreso la lezione derivante dalla scomparsa (scomparsa!!!) di Nokia. Non più tardi di qualche anno fa, l’azienda finlandese deteneva il 50% delle quote di mercato della telefonia cellulare. Ora non esiste più. Si era illusa di “fare telefoni, non software” e questa è la tragica conseguenza.

Lo stesso fato, su tempi certamente più lunghi, può colpire altri settori industriali. Certamente, magari continueremo a fare Mercedes, Maserati e BMW, o i robot COMAU, ma il rischio è che il cuore digitale di questi gioielli di tecnologia meccanica siano sempre più di origine USA e replicabili anche su auto prodotte altrove. E il cuore digitale si tira dietro servizi a valore aggiunto dai quali potremmo essere tagliati fuori o dei quali potremmo essere passivamente dipendenti. E l’auto è solo uno dei settori dove questo rischio è ormai più che concreto.

Che serve quindi?

Bisogna reagire in fretta. Se penso a tante aziende italiane del manifatturiero tremo per la loro scarsa comprensione dei trend di mercato. Non capiscono che il software è il cuore dei prodotti del futuro, di tutti i prodotti. Serve quindi innanzi tutto una consapevolezza nuova di come il mercato stia evolvendo. E serve capire come la singola azienda e le filiere di aziende (pensiamo ai distretti) possano trarre vantaggio dalla digitalizzazione dei propri prodotti, processi e servizi usando anche nostre esperienze uniche come E015.

Certamente, sarebbe bello pensare anche ad una industria europea dell’informatica che possa contrapporsi a Apple e Google. È molto difficile, a questo punto ahimè. Ma senza dubbio dobbiamo capire come riposizionarci in modo da non essere dei meri installatori di piattaforme USA, e cercare di conservare valore e competitività dei tanti brand di eccellenza del Vecchio (brutto chiamarlo così…) Continente.

Ne siamo consapevoli?

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