In tema di innovazione digitale, l’Europa deve affrontare alcune sfide particolarmente complesse e delicate che determineranno in modo decisivo la competitività e il successo del continente nei prossimi decenni. Uno dei principali terreni di sfida è quello dell’innovazione e della competitività delle imprese che operano nel settore più tradizionale dell’economia europea: l’industria manifatturiera. È un comparto industriale vitale e essenziale per l’Europa, ma soprattutto per quei paesi, come la Germania e l’Italia, che basano le proprie economie sull’esportazione di prodotti manifatturieri ad alto contenuto tecnologico: auto e sistemi di trasporto, macchine utensili, impiantistica e sistemi di controllo, sistemi per la produzione di energia. Il Wall Street Journal con un bel articolo pubblicato nei giorni scorsi riassume nel titolo i temi di questa sfida: “Europe Wants to Bring Its Industry Online Before Google, Apple Make It Obsolete”.
Quali sono queste sfide? Come affrontarle? Quali problemi per l’Europa e in particolare per il nostro paese? Quali le opportunità?
Gli asset Europei (e italiani)
Come potrebbe oggi un’auto funzionare senza ICT? Come potrebbe farlo una lavatrice o un robot industriale? Come potrebbe una linea di assemblaggio operare senza software di controllo e senza l’integrazione con i sistemi aziendali per la gestione della produzione?
Non potrebbero.
Quindi per le imprese europee è vitale inserire tecnologia e valore aggiunto nei propri prodotti per abilitare anche nuovi processi e nuovi servizi. Ciò richiede non solo di reperire e iniettare risorse economiche e umane ingenti, ma anche di creare nuovi modelli di business e soprattutto ecosistemi digitali come quelli che stanno mettendo in piedi i colossi americani.
Le strategie dei colossi americani
Apple e Google creano ecosistemi, non semplicemente smartphone o servizi web. Ecosistema vuol dire insieme di standard e ambienti di sviluppo che da un lato garantiscono integrazione di funzionalità e unicità dell’esperienza utente e, dall’altro, apertura verso sviluppatori esterni. Ciò crea il nuovo elemento di fidelizzazione dei progettisti di applicazioni e dei consumatori: un ambiente unitario (non unico!) caratterizzato da integrazione di funzioni, interoperabilità di servizi e prodotti, e una esperienza utente univoca e quindi coinvolgente. È così che il software di Apple e Google diventa il cuore delle auto e presto magari di lavatrici o macchine utensili.
Il prodotto consumer tecnologico determina una user experience che l’utente (sia business che finale) vuole ritrovare anche in tutti gli altri prodotti e servizi. È questa la scommessa sulla quale stanno impegnandosi (e vincendo) i colossi USA.
La dolorosa esperienza di Nokia
L’Europa è lenta e in ritardo. Non ha ancora appreso la lezione derivante dalla scomparsa (scomparsa!!!) di Nokia. Non più tardi di qualche anno fa, l’azienda finlandese deteneva il 50% delle quote di mercato della telefonia cellulare. Ora non esiste più. Si era illusa di “fare telefoni, non software” e questa è la tragica conseguenza.
Lo stesso fato, su tempi certamente più lunghi, può colpire altri settori industriali. Certamente, magari continueremo a fare Mercedes, Maserati e BMW, o i robot COMAU, ma il rischio è che il cuore digitale di questi gioielli di tecnologia meccanica siano sempre più di origine USA e replicabili anche su auto prodotte altrove. E il cuore digitale si tira dietro servizi a valore aggiunto dai quali potremmo essere tagliati fuori o dei quali potremmo essere passivamente dipendenti. E l’auto è solo uno dei settori dove questo rischio è ormai più che concreto.
Che serve quindi?
Bisogna reagire in fretta. Se penso a tante aziende italiane del manifatturiero tremo per la loro scarsa comprensione dei trend di mercato. Non capiscono che il software è il cuore dei prodotti del futuro, di tutti i prodotti. Serve quindi innanzi tutto una consapevolezza nuova di come il mercato stia evolvendo. E serve capire come la singola azienda e le filiere di aziende (pensiamo ai distretti) possano trarre vantaggio dalla digitalizzazione dei propri prodotti, processi e servizi usando anche nostre esperienze uniche come E015.
Certamente, sarebbe bello pensare anche ad una industria europea dell’informatica che possa contrapporsi a Apple e Google. È molto difficile, a questo punto ahimè. Ma senza dubbio dobbiamo capire come riposizionarci in modo da non essere dei meri installatori di piattaforme USA, e cercare di conservare valore e competitività dei tanti brand di eccellenza del Vecchio (brutto chiamarlo così…) Continente.
Ne siamo consapevoli?