infrastrutture IT

PNRR e riduzioni dei costi energetici: perché puntare su micro e mini datacenter

I micro e i mini data center, oltre a ottimizzare la gestione dei dati sono ottime soluzioni di efficientamento energetico. Il PNRR offre, quindi, alle aziende l’opportunità unica di effettuare investimenti strategici, aggiornando le proprie infrastrutture IT e riducendo i consumi

Pubblicato il 06 Apr 2022

Luca Dalla Grana

Managing Director della filiale italiana di Datwyler IT Infra

data center infocamere

Se è vero che il PNRR rappresenta un’enorme, forse irripetibile occasione d’investimento sul piano economico, i data center – e le infrastrutture IT più in generale – lo sono sotto il profilo tecnologico e produttivo.

Si tratta, infatti, di un tipo di asset sempre più essenziale e strategico per qualsivoglia organizzazione, grazie al quale l’ottimizzazione della gestione dei dati costituisce un potente strumento di abilitazione alla competitività e alla crescita.

Crescita che va alimentata con investimenti mirati che vedano la digitalizzazione dei processi e l’aggiornamento delle infrastrutture IT come pilastri portanti.

PNRR e razionalizzazione datacenter pubblici: luci e ombre

PNRR, un’occasione irripetibile per l’innovazione

Si possono definire moderne infrastrutture IT quelle in grado di garantire elevate funzionalità, flessibilità, scalabilità e sicurezza, utili a sostenere un processo di trasformazione tecnologica, produttiva e culturale del manifatturiero e dei servizi che non si potrà esaurire con i fondi del PNRR.

È in questo scenario che è nata e si è rapidamente sviluppata la filosofia basata sulla decentralizzazione del data center, conosciuta dagli addetti ai lavori come edge computing. La possibilità di ricorrere a “moduli” più o meno standardizzati, di dimensioni estremamente ridotte – un singolo armadio rack nel caso di micro data center e 2-8 armadi rack nel caso di mini data center – scalabili in termini di quantità e distribuzione geografica nonché di rapida e facile implementazione, offre a realtà pubbliche e private, produttive o di servizio, di piccole o grandi dimensioni, mono o multi-sede, l’opportunità di fare un importante balzo in avanti in fatto di capacità di gestione dei dati e di digitalizzazione. Questo permette, altresì, di allinearsi agli odierni standard competitivi che richiedono lo sviluppo di soluzioni e prodotti con time to market sempre più ridotti.

Tale approccio infrastrutturale relativamente nuovo non solo permette di rendere più efficiente, sicura e garantita la gestione dei dati all’interno delle organizzazioni, ma prevede anche la piena collaborazione con il cloud, del quale si potranno via via godere i crescenti vantaggi, abbattendo aspetti critici come latenza e variabilità di banda.

CFO e CTO: gli incentivi per ridurre i costi energetici

Il piano del Ministero dello Sviluppo Economico denominato Transizione 4.0, strettamente connesso al PNRR, prevede, attraverso lo strumento del credito d’imposta, il sostegno delle imprese attive sul territorio nazionale che effettuano investimenti in determinati beni strumentali materiali e immateriali “funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi”. L’Allegato A, relativo ai beni materiali ritenuti meritevoli di incentivazione, menziona, tra gli altri, “i componenti, i sistemi e le soluzioni intelligenti per la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici e idrici e per la riduzione delle emissioni”.

I micro e i mini data center, oltre a ottimizzare la gestione dei dati già citata, sono, appunto, ottime soluzioni di efficientamento energetico: i componenti di distribuzione intelligente dell’energia (iPDU), le unità di climatizzazione integrate e i sistemi sensorizzati di monitoraggio e controllo da remoto di qualsivoglia parametro tecnico fanno sì che l’impiego ordinario di energia e gli eventuali problemi correlati si riducano al minimo, a beneficio tanto degli investitori quanto dell’ambiente.

Oltretutto, in uno scenario come quello odierno in cui il costo dell’energia ha raggiunto livelli critici, quando non fatali per la redditività delle imprese stesse, puntare su soluzioni moderne e massimamente efficienti anche sul piano dei consumi, più che raccomandabile, si deve ormai dire obbligatorio.

Per l’intero 2022, il sostegno statale previsto per i beni materiali si articolerà come segue:

  • 40% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 20% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro;
  • 10% del costo per la quota di investimenti tra i 10 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro.

Da sottolineare come sia anche prevista la possibilità di estendere il periodo di beneficio fino al “30 giugno 2023, a condizione che, entro la data del 31 dicembre 2022, il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione”.

Incentivi percentualmente inferiori a quelli elargiti nel 2021, sì, ma ancora significativi e apprezzabili, tanto più che si applicano a soluzioni indispensabili per chiunque voglia continuare a garantirsi un qualche ruolo nel mercato.

Per quanto concerne, invece, il triennio 2023-2025, il Governo ha già definito l’esatto dimezzamento di tutte le percentuali sopra esposte, cosa che dovrebbe spingere gli interessati ad agire nel corso di quest’anno.

PNRR e digitalizzazione: la “messa a terra” dei progetti è indispensabile

Sono molti i fronti sui quali tutti gli attori italiani (istituzioni, enti, imprese, individui) dovranno impegnarsi ben più di quanto abbiano saputo fare finora affinché il Paese veda gradualmente ridursi l’arretratezza accumulata in fatto di digitalizzazione e possa tornare a confidare in un più rassicurante futuro economico.

Innanzitutto, le istituzioni centrali e periferiche, nonché gli enti locali a esse collegati, dovranno riuscire a tradurre in realizzazioni tangibili, funzionanti ed efficienti i molti progetti pubblici inclusi nel PNRR, destinati a dotare il Paese di infrastrutture e servizi efficaci e concorrenziali. Le grandi risorse economiche affidateci dall’Unione Europea, cioè oltre 200 miliardi di euro in totale, 40 dei quali destinati alla missione denominata “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, rappresentano soltanto uno degli ingredienti indispensabili. Il resto starà alle capacità strategiche, organizzative, politiche, etiche e gestionali delle nostre autorità locali.

Le realtà private, dal canto loro, sono chiamate ad alzare lo sguardo e prendere coscienza dello scenario generale e degli enormi rischi che il nostro tessuto produttivo sta correndo a causa del suo basso livello tecnologico e della sua scarsa attitudine digitale. Un tessuto produttivo che, per via della sua eccessiva polverizzazione, rappresenta di per sé un grande ostacolo alla comprensione delle dinamiche che si stanno imponendo a livello globale, oltre che alla maturazione di quelle visione e mentalità che sono indispensabili al recupero di un sufficiente grado di competitività e, in ultima analisi, alla sopravvivenza stessa del nostro sistema-Paese.

Conclusioni

Il combinato disposto costituito, da una parte, dall’assoluta necessità di evoluzione digitale dell’Italia e, dall’altra, dal sostegno economico garantito dal PNRR rappresenta un’opportunità forse unica per fare un rapido e significativo passo in avanti nel processo di allineamento tecnologico e culturale richiesto dall’Europa e, soprattutto, imposto dalle dinamiche di mercato.

Tra gli investimenti più strategici che qualsivoglia organizzazione possa fare nel breve termine vi è quello relativo all’infrastruttura IT in generale e, più in particolare, al data center, in versione micro o mini a seconda delle specifiche necessità. Quest’ultimo rappresenta un fattore di abilitazione all’evoluzione aziendale da diversi punti di vista, oltre che costituire uno strumento di efficientamento energetico apprezzabile sia sul piano economico che su quello ecologico.

Dunque, se non ora, quando?

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