l'analisi

Gara 5G aree bianche: come superare le difficoltà che hanno portato al flop

Non siamo il primo paese ad avere difficoltà a portare il 5G nelle aree rurali, forse perché non è la soluzione più adatta a quel contesto. Partendo da questo dato, e guardando alle esperienze di altri Paesi, alcune considerazioni sulla gara, possono aiutare a capire se e come affrontare le difficoltà

Pubblicato il 17 Mag 2022

Mario Dal Co

Economista e manager, già direttore dell’Agenzia per l’innovazione

5g-1

La gara per portare il 5G nelle aree rurali, o se si preferisce a fallimento di mercato, prevedeva un contributo pubblico fino al 90% dei costi di investimento, ma non ha ricevuto offerte. Ciò è accaduto nonostante la percentuale di aiuto fosse la più alta che la Commissione europea abbia autorizzato. Ora, i 974 milioni stanziati per la gara e non utilizzati potrebbero non essere spendibili in modo alternativo, dati i tempi assai ristretti, e potrebbero ritornare nelle disponibilità della Commissione o dare luogo ad una nuova trattativa tra governo e Commissione.

Le gare destinate a coprire le aree a fallimento di mercato hanno un obiettivo difficile da raggiungere. Non siamo l’unico paese che incontra difficoltà in questo campo[1]. Ma alcune considerazioni sulla gara, con riferimento al contesto specifico del mercato italiano, possono aiutare a capire se e come queste difficoltà possono essere affrontate.

Le scelte (sbagliate) a monte

La gara garantiva all’operatore aggiudicatario la proprietà della rete realizzata. Le Regioni venivano accorpate in 6 lotti, con criteri non particolarmente razionali in quanto dettati dalla volontà di realizzare impegni finanziari di dimensioni simili. Questa scelta (come si vede dalla figura 1), ha messo nello stesso lotto regioni distanti e del tutto dissimili: un elemento di rischio in più destinato a scoraggiare il proponente. Il fatto che il proponente potesse concorrere per più lotti non attenuava in modo significativo questo fattore di rischio.

Figura 1. Lotti della gara 5G andata deserta
LottoRegioniNumero minimo aree da coprireNumero aree facoltativeValore massimo del contributo (mil)
1Lazio, Piemonte, Valle d’Aosta39197169
2Liguria, Sicilia, Toscana38496157
3Lombardia, Sardegna, Bolzano, Trento432107168
4Friuli, Umbria, Veneto442110182
5Calabria, Emilia-Romagna, Marche35889145
6Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia39698153
TOTALE2.403597974

Anche la mancanza di contributi in conto spese di gestione, trattandosi di aree a fallimento di mercato a redditività prossima allo zero, secondo alcuni osservatori potrebbe aver scoraggiato la partecipazione degli operatori, finendo col rendere evidente l’insufficienza del pur rilevante contributo in conto capitale.

Infine, occorre considerare l’argomento che, stante l’obbligo di consentire l’accesso “all’ingrosso” della rete da parte di altri operatori, ciascuno abbia pensato di utilizzare eventualmente la rete realizzata da altri, senza doverne sostenere i costi fissi di gestione e manutenzione. Questo sarebbe un grave errore imputabile all’impostazione della gara. Essa avrebbe seguito una strada senza uscita per rispettare il vincolo di accesso libero imposto dalla Commissione.

Soluzioni locali

Non c’è una ricetta unica per la risoluzione del problema della banda larga/5G nelle aree rurali. Anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito la questione è stata affrontata in modo pragmatico, non essendoci un’unica soluzione tecnologica e nemmeno una unica architettura finanziaria in grado di assicurare gli incentivi necessari alla copertura delle aree a fallimento di mercato.

Ricordiamo che negli Stati Uniti alcuni operatori spingono per l’infrastrutturazione in fibra, su cui poi sviluppare diverse offerte a livello locale, come le FWA. Altri spingono all’estensione della copertura satellitare. In entrambi i casi è evidente che la copertura delle aree rurali con il 5 G è difficile, stante la densità delle antenne necessarie e la rarefazione degli utenti: una contraddizione che nessuna architettura finanziaria può rendere sostenibile se non con insostenibili incentivi permanenti.

Il tema della banda larga nelle aree rurali

Il 5G non è una soluzione tecnologica che ha senso per le aree rurali, questo dovrebbe essere un primo dato da cui partire anche per comprendere il fallimento della gara.

Tuttavia, la copertura delle aree rurali con accesso a banda larga riveste una importanza non solo da punto di vista etico (pari opportunità) ma anche dal punto di vista economico.

Il tema del digital divide ha oggi due dimensioni: quella socio-economica, che limita l’accesso a chi ha disponibilità economiche per sottoscrivere i contratti, e quella geografica determinata dalla possibilità di accedere all’infrastruttura. La Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC) stima che se il 98,8% dei residenti in città può accedere alla larga banda, tale accesso è possibile solo per l’82,7% di quelli delle aree rurali.

Una ricerca americana sull’impatto dell’introduzione della banda larga nelle zone rurali ha stimato che per ogni dollaro investito il ritorno complessivo sarebbe pari a 4[2]. Questo risultato è ottenuto considerando l’impatto positivo della diffusione della larga banda sulla telemedicina, sull’e-learning, sulle attività economiche ed in particolare sull’agricoltura di precisione. La ricerca riveste un particolare interesse poiché considera le cooperative locali per la produzione di energia, come operatori capaci di portare la banda larga nelle aree rurali.

Queste cooperative rappresentano una risorsa a livello locale sia per la generazione da fonti rinnovabili, sia per lo sviluppo della rete in fibra, necessaria per la diffusione della larga banda. Esse fungono da consulenti sia per l’efficienza energetica, sia per l’installazione di impianti individuali; e costituiscono una risorsa particolarmente importante nel momento in cui si intende, come oggi, potenziare la produzione da fonti rinnovabili e promuovere l’efficienza energetica accompagnandole dalla diffusione della banda larga[3].

Un approccio flessibile

La FCC sottolinea, nel suo ultimo rapporto sulla banda larga[4], l’importanza dell’approccio flessibile. In particolare, essa continua a considerare la connessione mobile e quella fissa, come strumenti sostanzialmente complementari, ossia utilizzati dallo stesso utente con obiettivi diversi.

“I dati dimostrano che la larga banda fissa offre velocità maggiore e consente maggior consumo a prezzo più basso…mentre la banda larga mobile offre il servizio della connessione fuori casa. In definitiva, anche se siano ottimisti che il 5G consentirà di offrire la larga banda mobile come sostituto della fissa, crediamo che questa conclusione sia prematura poiché i fornitori stanno ancora sviluppando l‘offerta commerciale 5G, e non possiamo ancora dire se gli utenti considereranno il 5G come sostituto dei servizi fissi … e riteniamo anche che la velocità 25/3 Mbps sia coerente con la definizione di servizi avanzati di telecomunicazioni”[5].

Il flop della gara 5G, in breve

La nostra interpretazione del fallimento della gara 5G può ora essere riassunta in alcuni punti.

Il primo è che nelle aree rurali solo la dimensione locale è in grado di sviluppare l’infrastruttura nel modo più flessibile, sotto il profilo tecnologico e dell’approccio di marketing. Questa flessibilità è necessaria non solo per poter ottimizzare il rapporto costi/benefici, ma è anche la strada maestra per definire una relazione con gli utenti capace di allargare il potenziale utilizzo della rete e dei suoi servizi.

Una scelta di questo tipo comporterebbe una dimensione delle gare affatto diversa da quella proposta dai 6 lotti andati deserti della gara Invitali. Occorrerebbe prevedere un numero di soggetti attuatori che non sarebbe coerente con lo strumento incentivante individuato. La forma di incentivo più adatta sarebbe, come negli Stati Uniti dell’esempio citato, il credito di imposta non limitato alle spese di investimento iniziali ma esteso, almeno parzialmente nei primi anni, al costo di gestione del servizio ovvero alla sovvenzione del costo di abbonamento, come nel programma Emergency Broadband Benefit Program della FCC[6]

Questa soluzione porterebbe ad una differenziazione tra aree in cui vi sono soggetti dinamici (in Italia esistono i Bacini Imbriferi o BIM che producono energia elettrica prevalentemente da fonti rinnovabili) e aree in cui questi soggetti sono carenti o assenti. Ciò comporterebbe una geometra variabile, con le aree del Nord e del Centro servite dai BIM o da altre realtà analoghe presenti sul territorio e con aree del Sud affidate agli operatori specializzati di rete, in una logica che premiasse le soluzioni tecnologiche aperte come le RAN[7].

Su queste tecnologie molti operatori consorziati e anche colossi come Meta stanno lavorando per definire con i produttori di hardware nuove configurazioni in grado di essere applicate in modo esteso, semplice e flessibile alle reti a larga banda accogliendo diversi operatori sulla stessa antenna finale: la possibilità di distribuire l’accesso al metaverso, impone a Zuckerberg di premere l’acceleratore sull’allargamento dell’accesso alla banda larga.

Una filosofia attuativa della distribuzione dei servizi di larga banda nelle aree a fallimento di mercato basato sull’iniziativa locale, opportunamente incentivata, avrebbe buone probabilità di successo, ma presterebbe il fianco ad una critica esterna non tanto rivolta al modello decentrato in sé e per sé, ma alla sua difficile attuazione e gestione nelle concitate condizioni operative e finanziarie in cui svolge l’utilizzo e l’accesso ai fondi del PNRR.

Qui tocchiamo, tuttavia, un vizio antico della spesa di investimenti del nostro Paese: l’inadeguata preparazione della fase di progetto e di valutazione dei fabbisogni del mercato e la drammatica lunghezza delle fasi attuative: le scelte del PNRR e delle gare per il 5G al suo interno scontano queste preoccupazioni, ma nel farlo assumono il rischio di non riuscire a portare a casa il risultato perché continuano a coltivare i vizi antichi della spesa per investimenti della pubblica amministrazione italiana.

Note

  1. ) Rivkin Fish, Is the FCC’s reverse auction fatlly wounded or just bloodied? Benton Institute for Broadband & Society, April 29, 2021.
  2. ) Alison Grant, Wallace E. Tyner, Larry DeBoer, Estimation of the Net Benefits of indiana Statewide Adoption of Rural Broadband, Research & Policy Insights, n. 6, August 2018.
  3. ) Si veda il sito della cooperativa SCI- REMC, https://www.sciremc.com/about-us.
  4. ) Federal Communication Commission, Forteenth Broadband Deployment Report,January 19, 2021.
  5. ) Ivi, p. 7.
  6. ) Fish, op. cit.
  7. ) Cyra Richardson, Wind River, Three Changes That Will Make Rural 5G Access A Reality. The Dream Of A Workforce Empowered To Thrive No Matter Where It Lives, Forbes, February 22, 2021.

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