Ho dato un’occhiata ai dati Desi 2015 di cui la Commissione europea ha pubblicato un aggiornamento qualche giorno fa. Tra l’altro ci sono i dati della media europea per la copertura NGN, attesi dagli esperti (i precedenti erano relativi al 2013). Si apprende quindi che siamo penultimi: fa peggio solo la Grecia, con il 36,3 per cento di unità immobiliari coperte, contro una media europea del 68,1. Nel 2013 eravamo ultimi, dopo la Grecia. Alè: un sorpasso!
Scherzi a parte, sono il primo ad apprezzare gli sforzi fatti nel 2014 dagli operatori (Telecom e Fastweb in particolare, mentre Vodafone ha accelerato nel 2015) e dal piano banda ultra larga 2007-2013 (che ha dato i primi frutti l’anno scorso) nel Centro-Sud. Solo che partiamo da una situazione indegna di un Paese vagamente industrializzato- la copertura era al 20 per cento nel 2013 sulle unità immobiliari e del 14 per cento (secondo altre stime) sulla popolazione. Il fatto di essere- con la Grecia, appunto- il solo Paese europeo senza rete via cavo giustifica solo in parte la debolezza degli investimenti ante 2013 e il disinteresse dei Governi (in particolare di quelli precedenti all’ultima legislatura Berlusconi, che almeno, pur con varie colpe, ha avviato la prima strategia banda ultra larga).
Ma ci sono altri due dati significativi. Il primo è che facciamo meglio della media europea per copertura banda larga, grazie ai piani con fondi pubblici (gli operatori hanno smesso da tanti anni di ampliare l’Adsl). Il secondo è che siamo sì agli ultimi posti europei per quota di abbonati banda larga fissa sulla popolazione (peggio di noi fanno cinque Paesi), ma la media europea non è così tanto lontana come nella copertura (23,6 contro 31 per cento).
Insomma, è vero i nostri utenti sono restii ad abbonarsi, per motivi socio-culturali che il piano banda ultra larga e Crescita digitale si affannano ad affrontare. Ma gli investimenti sono stati un passo indietro. Quando invece dal Governo e dagli operatori ci si aspetterebbe, all’opposto, un ruolo di traino. Così non è stato. L’augurio è di fare meglio adesso.