Le tecnologie digitali sono uno delle leve di sviluppo della Cina che, oltre a utilizzarle al proprio interno con tre obiettivi fondamentali – sorvegliare, dominare e manipolare le persone – ora le sta usando come strumento di espansione.
Ci soffermiamo, nello specifico, sulla videosorveglianza di massa. Per avere un’idea, a oggi in Cina ci sono più di 200 milioni di videocamere e in alcune città si è superata la densità di 117 videocamere per 1000 abitanti. Ma il “meglio”, con l’intelligenza artificiale e il metaverso, deve ancora venire.
Digital Silk Road: il digitale in Cina (e non solo) e i tre anelli del potere
Le tecnologie di sorveglianza in Cina: un anello per trovarli
Per iniziare questa disanima sul rapporto tra la Cina e la tecnologia, avevo fatto riferimento alla poesia One Ring di Tolkien (quanto era profetico?) in cui si parla del potere con analogie fortissime con quanto sta succedendo ora.
Dopo aver spiegato da dove nasce la potenza digitale cinese, torniamo ora al primo dei tre anelli su cui il potere si basa. O per lo meno il primo a essere sviluppato e ad aver raggiunto un grado di maturità importante. “Un anello per trovarli”, diceva la poesia dell’Anello di Tolkien. E sulle tecnologie di sorveglianza la Cina si è focalizzata subito dopo il networking, partendo dalla video sorveglianza.
Sono evidenti i benefici di strumenti di questo tipo per un potere totalitario come quello del PCC (ma non solo). Si tratta in fin dei conti della automazione dei meccanismi di sorveglianza di massa presenti in tutti i regimi. Vi ricordate la Stasi, il KGB, la sorveglianza di massa tramite le delazioni dei cittadini e le spie ai tempi di Mao?
Meccanismi funzionali certo, ma lenti, a volte poco affidabili, vulnerabili all’arbitrio e all’errore umano e soprattutto con ampie zone oscure. C’era proprio bisogno di una svolta! Possiamo immaginarci la scena: a un certo punto qualche astro nascente della tecnocrazia cinese avrà chiesto udienza ai burocrati del PCC per spiegare loro le possibilità della sorveglianza (video, internet, comunicazioni) supportata dall’Intelligenza Artificiale.
Al segretario del partito saranno brillati gli occhi! Tutti quei dati, tutte quelle informazioni, tutto quel potere! E così è partita la corsa.
Videosorveglianza di massa, la Cina espande la sua impronta
Interessante notare che, oltre all’evidente concentrazione in Cina degli strumenti di video-sorveglianza, la città occidentale che spicca è Londra.
Oggi la Cina è un colosso mondiale non solo nella fornitura di networking, predominio acquisito anche grazie all’occidente come abbiamo visto, ma anche nelle video camere e sistemi di sorveglianza. Hikvision e Dahau, i due principali produttori cinesi, coprono oltre il 40% del mercato mondiale delle videocamere di sorveglianza.
Oltre a un mercato interno vastissimo, i produttori cinesi si sono lanciati anche all’estero supportando ambiziosi progetti di “smart cities”. Ad esempio, il Pakistan ha speso oltre 100 milioni di dollari per il progetto “Safe City System” di Islamabad, dove Huawei ha installato 500 Km di fibre ottiche, un Centro di Comando impressionante e oltre 2000 videocamere di sorveglianza[1].
Video sorveglianza su larga scala: la svolta dell’intelligenza artificiale
L’unico vero limite della video sorveglianza su larga scala è che il volume di dati generato mostra l’inadeguatezza dell’analisi “umana” di questi dati. Ed è qui che l’intelligenza artificiale promette la vera svolta. Nel corso degli anni sono stati lanciati diversi progetti. Quello con il titolo più infelice, almeno per noi occidentali, è stato SkyNet (Terminator – vi suona qualche campanello?). Quello più recente è “Sharp Eyes”, nome derivato da una citazione di Mao che scrisse: “the people have sharp eyes”, intendendo che le persone hanno occhi acuti nel sorvegliare i vicini che si discostavano dall’ortodossia comunista.
Oltre al florido mercato interno, i produttori cinesi sono dei veri e propri missionari del tecno-autoritarismo anche fuori dal paese. Ad esempio, oltre al già citato Pakistan, le aziende cinesi stanno facendo proseliti in Iran.
Tutto il male viene da oriente quindi? Non esattamente. Innanzitutto, perché anche in occidente usiamo abbondantemente le tecnologie cinesi. Ad esempio, il Ministero della Cultura e molti tribunali sono sorvegliati tramite videocamere Hikvision. Esistono in internet anche mappe delle telecamere cinesi in Italia.
Un altro aspetto inquietante però, che non approfondiremo qui ma che va citato, è quello delle tecnologie occidentali di sorveglianza. Spesso sono ancora più subdole delle cinesi perché utilizzano in modo strumentale i dati pubblici sui social. L’esempio più sconcertante è ClearView.
Tecnologie per la sorveglianza di massa crescono. Che possiamo fare?
Conclusioni
Un ultimo spunto: il metaverso. Tutti ne parlano, tutti lo sognano, tutti lo osannano come il prossimo inevitabile passo della nostra evoluzione. Non sarò certo io a negarne il ruolo o l’importanza, ma consideriamolo anche dal punto di vista del “potere”: una vita completamente digitale, un nostro doppio in un’altra dimensione è lo strumento perfetto di sorveglianza totale! Infatti, la Cina ci si sta buttando con entusiasmo!