La crescente diffusione di piattaforme con modelli diversificati di consumo, sia premium che free, e sensibilizzazione sui rischi informatici sembra stiano sortendo qualche effetto tra i giovani europei, che si dimostrano meno propensi ad accedere a contenuti illegali o contraffatti online.
È quanto emerge da uno studio sull’accesso a contenuti illegali o contraffatti in rete da parte dei giovani tra 15 e 24 anni commissionato dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) a Ipsos. La ricerca si è svolta tra il 7 e il 28 febbraio 2022. Sono stati intervistati oltre 22 mila giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni in tutti i 27 Stati membri dell’UE.
Streaming illegale, il nuovo boom: come combattere il fenomeno
In generale, per quanto riguarda i contenuti digitali, il 51% dei giovani tra i 15 e i 24 anni in Europa afferma di non aver usato, giocato, scaricato o utilizzato in streaming contenuti provenienti da fonti illegali negli ultimi 12 mesi.
Il 21% dei giovani tra i 15 e i 24 anni afferma di aver utilizzato intenzionalmente contenuti digitali provenienti da fonti illegali. Il 22% afferma di essere disposto a pagare servizi di abbonamento a contenuti digitali, se il prezzo è accessibile.
La pirateria online di contenuti digitali e lo sviluppo dei servizi in abbonamento
L’introduzione di modelli di business basati su abbonamento per i contenuti digitali sembra aver guadagnato terreno, con un aumento di 9 punti percentuali di coloro che sottolineano l’importanza di sottoscrivere un abbonamento per accedere a tutti i contenuti.
Inoltre, i modelli rispetto ai contenuti a cui i giovani accedono hanno subito un cambiamento significativo rispetto al 2016, con una diminuzione di 17 punti percentuali del numero di giovani che affermano di aver utilizzato fonti illegali per accedere alla musica e di 7 punti percentuali del numero di giovani che dichiarano di avere utilizzato fonti illegali per accedere ai film.
I motivi dell’utilizzo di fonti illegali è meno probabile che siano la mancata necessità di registrarsi e la possibilità di accedere ai contenuti per singolo prodotto. Nel complesso, questi risultati suggeriscono che la tendenza verso offerte legali di servizi in abbonamento, almeno in alcuni mercati, potrebbe indirizzare il comportamento online dei giovani verso queste offerte legali e successivamente ridurre la forza di attrazione di quelle illegali.
Oltre all’offerta legale, cresciuta in maniera significativa, sicuramente c’è stata una certa sensibilizzazione nelle giovani generazioni sui rischi informatici connessi con l’uso di contenuti illegali.
I giovani sono sensibili ai rischi personali legati alla scelta di comportamenti che violano la PI altrui online. Il rischio di furto dei dati della carta di credito o di infezione del computer o dispositivo da virus o malware sono i principali motivi che inducono i giovani a riflettere due volte prima di acquistare contenuti digitali da fonti illegali o prodotti contraffatti.
Tuttavia, alcune delle argomentazioni di carattere “morale” sono diventate più convincenti per i giovani. Sempre più giovani ritengono che i prodotti contraffatti “non siano di moda” e si preoccupano che “gli artisti/creativi e i loro collaboratori possano subire un danno”.
I contenuti digitali più utilizzati
Come già emerso nella prima edizione del 2016, la musica si conferma il contenuto digitale più popolare a cui i giovani hanno accesso. Quasi tutti (97%) eseguono infatti lo streaming o il download di musica, mentre nove su dieci ricorrono allo streaming o al download di film/serie (94%) e giochi (92%). Circa otto su dieci utilizzano in streaming o scaricano contenuti educativi (82%) e programmi televisivi o eventi sportivi (79%). Le percentuali di coloro che accedono a quotidiani e riviste online e agli e-book restano un po’ più basse, rispettivamente il 59% e il 56%.
I giovani che ricorrono intenzionalmente a fonti illegali per accedere a contenuti digitali lo fanno principalmente per film e serie. Si è osservata una notevole diminuzione del numero di utilizzatori di fonti illegali per accedere alla musica: anche se quasi tutti i giovani eseguono il download o lo streaming di musica online, solo il 39% di coloro che utilizzano intenzionalmente fonti illegali lo fa per la musica, con un calo di 17 punti percentuali rispetto al 2016.
Il motivo principale per cui i giovani utilizzano intenzionalmente fonti illegali è il prezzo: lo cita infatti oltre la metà (56 %) degli intervistati; altri motivi includono tuttavia la mancanza di un’offerta legale (30%) e la percezione che vi sia una più ampia scelta di contenuti disponibili illegalmente (26 %). Il prezzo come fattore trainante è diminuito di quasi 10 punti percentuali rispetto al 2016.
Esistono quasi sempre ragioni in grado di dissuadere i giovani dal ricorso a fonti illegali per accedere a contenuti digitali. Esse riguardano in primo luogo la disponibilità di un’offerta più accessibile in termini di prezzo (55%), seguita dal rischio di una sanzione (35%) e da un’esperienza personale negativa.
La tipologia specifica di contenuti illegali a cui i giovani accedono intenzionalmente continua a evidenziare una limitata correlazione con i modelli di consumo digitale più generali. Pertanto, se da un lato la maggior parte degli intervistati fruisce digitalmente di film/serie, giochi, contenuti educativi, spettacoli televisivi eventi sportivi, quotidiani e riviste online ed book, dall’altro chi accede intenzionalmente a fonti illegali lo fa principalmente per scaricare o vedere in streaming film e serie.
Il quadro italiano
Il 61% in Italia rispetto al 60% nell’UE non ha effettuato l’accesso a contenuti piratati mentre il 24% in Italia rispetto al 21% nell’UE ha effettuato intenzionalmente l’accesso a contenuti piratati negli ultimi 12 mesi.
La situazione riguardante i contenuti illegali più utilizzati in Italia è stata così riassunta.
- Film 58%
- Serie televisive/ Spettacoli 56%
- Musica 39%
- Software 30%
- Eventi sportivi dal vivo 31%
- Videogiochi 28%
- Libri elettronici 25%
Da rilevare anche la cresciuta sensibilizzazione tra i ragazzi sui danni causati dalla pirateria. Il 69% (contro il 63% del 2019) ritiene che gli artisti, i creativi e i loro collaboratori possono subire un danno, una percentuale media più alta rispetto a quella EU, segno che le costanti campagne informative hanno raggiunto qualche effetto anche nel nostro Paese.
Negli ultimi anni, in particolare nel settore musicale, è in ogni caso cresciuto significativamente l’offerta di contenuti e il numero di abbonati ai servizi è esploso.
Da non dimenticare anche che nel settore musicale le piattaforme hanno a disposizione modelli diversificati di consumo, sia premium che free sostenuto dalla pubblicità, venendo così incontro alla motivazione legata ai prezzi evidenziata anche nella ricerca EUIPO.