Il 19 maggio è stato il primo giorno di apertura dello sportello per presentare domanda per il Fondo impresa femminile relativamente a progetti di creazione di nuove imprese o di imprese costituite da meno di un anno.
In 24 ore sono arrivate quasi 5.000 domande da parte di imprese femminili nuove o costituite da meno di un anno che hanno portato all’esaurimento dei fondi per 100 milioni di euro stanziati dal Mise e alla conseguente chiusura dello sportello stesso. Il 24 maggio, invece, è stata attivata la piattaforma online di Invitalia per la compilazione delle domande da parte delle imprese femminili attive da oltre 12 mesi.
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Perché una forma di finanziamento dedicata alle imprese guidate da donne
Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sull’Imprenditoria femminile di Unioncamere di novembre 2021, oggi in Italia poco più di un’impresa su 6 è guidata da donne: nello specifico sono quasi 1,4 milioni le imprese femminili nel nostro Paese, il 22,1% del totale. Le iscrizioni di nuove imprese al registro delle camere di commercio sono cresciute dell’1,6% negli ultimi 5 anni, ma il Covid ne ha frenato l’andamento positivo tagliandole nel 2021 del 12,1% rispetto al 2019.
Dati che hanno contribuito a indurre il Ministero dello Sviluppo Economico a sviluppare una forma di finanziamento dedicata alle imprese guidate da donne con il Fondo impresa femminile. Una misura che rientra nel pacchetto di interventi promossi dal Ministero a sostegno dell’imprenditoria femminile, indicati come prioritari nella missione “inclusione e coesione” del PNRR che ha messo a disposizione una dotazione finanziaria complessiva di 400 milioni di euro.
L’iter burocratico di questa misura si è concluso lo scorso febbraio quando è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che integra le risorse del Fondo impresa femminile, istituito con la legge di bilancio 2021 e un plafond iniziale di 40 milioni di euro, con le risorse del PNRR per un totale di circa 200 milioni di euro a sostegno della nascita e consolidamento di imprese guidate da donne. Ed è proprio di questi giorni l’inizio effettivo dell’operatività del Fondo che in poche ore ha dimostrato quanto siano inespressi e poco sostenuti il potenziale dell’imprenditoria femminile in Italia e la voglia di investire delle donne italiane.
A chi si rivolge il Fondo impresa femminile e la dotazione finanziaria
Il Fondo è stato istituito dal Ministero dello sviluppo economico, che si avvale, in qualità di soggetto gestore, di Invitalia. È rivolto alle imprese femminili nascenti o già esistenti, in particolare a quattro categorie di beneficiari: cooperative e società di persone con almeno il 60% di donne socie; società di capitale con quote e componenti del CDA per almeno due terzi di donne; imprese individuali la cui titolare è una donna; lavoratrici autonome che presentano l’apertura della Partita IVA entro 60 giorni dalla comunicazione positiva della valutazione della domanda.
La dotazione di 200 milioni di euro circa del fondo è stata suddivisa in 100 milioni di euro di ON (Oltre Nuove Imprese) a fondo perduto destinati alla creazione di piccole medie imprese e all’auto imprenditoria, a cui si sono aggiunti altri 100 milioni di euro di finanziamenti Smart&Start a supporto di start-up e PMI innovative.
Una parte della dotazione, inoltre, è stata rappresentata dalla riserva PNRR per il Sud (destinata a progetti nelle regioni di Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), rispettivamente pari a 15,5 milioni di euro per le imprese di nuova costituzione e 48,5 milioni di euro per quelle già avviate da più di 12 mesi.
Il Fondo ha previsto delle regole diverse per la concessione di capitali a seconda che si trattasse di progetti di creazione di nuove imprese (al di sotto dei 12 mesi) oppure di consolidamento di imprese attive da più di 12 mesi.
Se una libera professionista vuole costituire una nuova impresa, oppure l’impresa è stata costituita da meno di 12 mesi, si possono presentare progetti d’investimento fino a 250 mila euro.
Il Fondo ha messo a disposizione un contributo a fondo perduto che varia in funzione della dimensione del progetto: per progetti fino a 100 mila euro, l’agevolazione ha coperto fino all’80% delle spese (o fino al 90% per donne disoccupate) entro un tetto massimo di 50 mila euro; per progetti fino a 250 mila euro, l’agevolazione ha coperto il 50% delle spese, fino a un massimo di 125 mila euro.
Se invece si ha un’impresa attiva da più di 12 mesi, si sono potuti presentare progetti d’investimento fino a 400 mila euro per sviluppare nuove attività o per ampliare attività esistenti. In questo caso, il Fondo ha previsto un mix di contributo a fondo perduto e finanziamento a tasso zero, con una copertura fino all’80% delle spese ammissibili, per un massimo di 320 mila euro, da rimborsare in otto anni.
Tra le spese ammissibili ci sono state le spese per investimento e il costo del lavoro. Sono state finanziabili anche le spese per il circolante, in percentuali diverse a seconda dell’anzianità dell’impresa.
I progetti attuabili per il Fondo imprese femminile e ambiente
Al momento della compilazione della domanda, inoltre, è stato possibile richiedere il servizio di assistenza tecnico-gestionale che comprende:
- un tutoraggio – in fase di realizzazione del progetto – per accompagnare le imprese nell’utilizzo delle agevolazioni, supportarle nel predisporre le richieste di erogazione del finanziamento o altra documentazione di progetto, e trasferire competenze specialistiche, mediante incontri on line o in presenza che verranno pianificati insieme al tutor;
- un voucher di 2 mila euro da utilizzare a copertura del 50% del costo sostenuto dalle imprese per l’acquisto di servizi di marketing o comunicazione strategica del valore minimo di 4 mila euro.
Le agevolazioni sono state concesse nei seguenti settori: produzione di beni nei settori dell’industria, dell’artigianato e della trasformazione dei prodotti agricoli. È stata esclusa la produzione agricola primaria; fornitura di servizi, in qualsiasi settore; commercio e turismo.
Infine, i progetti attuabili per il Fondo impresa femminile hanno dovuto rispettare il principio di non arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali (cosiddetto principio DNSH “Do no significant harm” presente nel PNRR), aver avuto una componente di alta tecnologia (utilizzando in maniera estesa tecnologie a supporto dei processi di ideazione, produzione, logistica o commercializzazione dei prodotti o servizi dell’impresa), essere comunque orientati alla transizione digitale, ovvero evidenziare una complessiva finalità di transizione digitale o comunque una connotazione digitale, anche considerando le caratteristiche e lo stato dell’arte dell’attività interessata
La presentazione della domanda ha previsto una prima fase di compilazione e un successivo invio della domanda da effettuare sulla piattaforma online di Invitalia.
Dopo la lunga attesa, quindi, un’accoglienza decisamente positiva della misura che è risultata apprezzata per l’ampiezza di casistica nella concessione delle risorse, ma ritenuta ancora insufficiente in termini di risorse stanziate. Sarebbe un ottimo segnale di continuità e di fiducia nei confronti delle donne imprenditrici se si assistesse a un rifinanziamento di questa misura, per poter offrire ad ancora più donne l’opportunità e l’occasione di mettersi in gioco per la prima volta, oppure di non fermarsi di fronte alle prime difficoltà economiche che si possono incontrare all’inizio di un percorso imprenditoriale.
L’Angel Investing al femminile: esempi di “sorellanza”
Resta il fatto che certamente il Fondo impresa femminile è stato un primo passo nella giusta direzione. Auspicabile, perciò, che il successo dell’iniziativa possa portare ad ampliare in futuro le misure a sostegno non soltanto dell’imprenditoria femminile, ma anche dell’Angel Investing perché per fare impresa e innovare non sono sufficienti i capitali, servono anche le competenze, il networking, l’accesso a un eco-sistema strutturato.
Ambiti in cui i business angel rappresentano figure chiave proprio perché, oltre all’investimento, portano in dote anche competenze e relazioni. Secondo l’ultima indagine di IBAN, l’Associazione italiana dei business angel, da anni punto di riferimento per conoscere i dati relativi all’Angel Investing in Italia, le donne che hanno investito in capitale di rischio nel 2021 sono salite al 14% del totale rispetto all’11% del 2019 e 2020.
Inoltre, più di 1 business angel donna su 3 ha dichiarato di aver fatto almeno un investimento in aziende fondate da donne, espressione di solidarietà femminile, la cosiddetta «sorellanza». Il tipo di contributo apportato all’azienda investita dalle donne angel è principalmente in termini di capitale (81%), contatti e relazioni (78%) e strategia (69%). Un contributo quindi che include più ambiti e competenze e che non si ferma alla sola dimensione strettamente imprenditoriale.
Sebbene la percentuale di business angel donna sia aumentata nel 2021, secondo le investitrici rimangono ancora diverse barriere ad una partecipazione più nutrita delle donne all’Angel Investing. La principale si conferma la componente comunicativa, con il 29% delle donne potenzialmente in target per diventare business angel che afferma di far fatica a comprendere il processo dell’Angel Investing e il 14% che ritiene questa attività troppo rischiosa. Campagne di comunicazione, corsi di formazione specifici e percorsi di affiancamento da parte di business angel esperti tra le possibili soluzioni per favorire una maggior presenza femminile nel mondo dell’Angel Investing in Italia. Tutte attività che IBAN ha portato avanti nel corso degli ultimi anni, anche nei momenti più duri della pandemia, e che continuerà a sostenere e supportare con il massimo impegno da parte di tutte le sue componenti.