Non fornire un riscontro ad una richiesta che si ritiene vessatoria significa evitare al richiedente che abusi dei diritti che il “Freedom of Information Act” gli ha attribuito. Se non si provvedesse in tal senso la conseguenza di un’azione vessatoria può rischiare di minare la credibilità del sistema FOIA e sottrarre risorse alle richieste di accesso più meritevoli e ad altre attività pubbliche.
Infatti, il FOIA inglese stabilisce che la PA può rifiutare di dar seguito ad una richiesta di accesso che è vessatoria. In tale circostanza, l’Amministrazione dovrà porre il diniego totale, non sarà, quindi, obbligata a fornire un riscontro anche solo ad una parte dell’istanza, né sarà tenuta a confermare o smentire se detiene le informazioni. Nel valutare se una richiesta sia vessatoria, la legge permette di prenderne in considerazione il contesto e la storia, l’identità del richiedente e il precedente contatto. La decisione di rifiutare l’accesso spesso è successiva ad una lunga serie di richieste.
La domanda chiave da porsi per capire se si tratta di un abuso è se è probabile che la richiesta possa causare un livello sproporzionato o ingiustificabile di angoscia o irritazione, interruzione e paralisi delle attività della propria organizzazione.
Il diniego vale anche per una richiesta ritenuta frivola, quella per cui la materia trattata è così sciocca, estremamente banale o insignificante che l’istanza sembra mancare di uno scopo serio o viene effettuata al solo fine di divertimento o passatempo.
Tuttavia si dovrebbe fare attenzione quando si negano i diritti di qualcuno in questo modo individuando bene le circostanze legittime che giustificano una richiesta vessatoria in quanto tale. Per lo stesso motivo non si deve negare un’istanza che sia stata presentata dalla stessa persona che in precedenza ha inoltrato una richiesta vessatoria se tale istanza non soddisfa i criteri per essere ritenuta allo stesso modo perché, ad esempio, l’ultima volta potrebbe avere, invece, uno scopo valido. Infatti è la richiesta che deve essere considerata vessatoria non il richiedente.
Gli Indicatori per cui si può ritenere legittimo considerare una richiesta vessatoria sono i seguenti:
Linguaggio offensivo o aggressivo
Il tono o il linguaggio della corrispondenza del richiedente va oltre il livello di critica che un Ente pubblico o i suoi dipendenti dovrebbero ragionevolmente aspettarsi di ricevere.
Gravame per l’Autorità Pubblica
Lo sforzo necessario a soddisfare la richiesta è così eccessivamente oppressivo, in termini di sforzo di tempo e risorse, che l’Autorità pubblica non potrà ragionevolmente supporre di rispettare. Non importa quanto sia legittima la materia o valide le intenzioni del richiedente.
Rancori personali
Per qualsiasi motivo il richiedente rivolge le proprie richieste verso un particolare dipendente o titolare dell’ufficio contro cui ha qualche inimicizia personale.
Persistenza irragionevole
Il richiedente sta tentando di riaprire una questione che è già stata ampiamente affrontata da parte dell’Autorità pubblica, o altrimenti sottoposta ad una qualche forma di esame indipendente.
Accuse infondate
La richiesta formula accuse completamente infondate contro l’Autorità pubblica o specifici dipendenti.
Intransigenza
Il richiedente prende una posizione irragionevolmente radicata respingendo i tentativi di assistenza e consulenza, non mostrando alcuna volontà di impegnarsi con l’Autorità.
Richieste frequenti o frapposte
Il richiedente sottopone una corrispondenza frequente circa lo stesso quesito o invia a nuove istanze prima che l’Autorità pubblica abbia avuto l’opportunità di affrontare le sue precedenti richieste.
Intenzione deliberata di causare disturbo
Il richiedente ha esplicitamente dichiarato che è sua intenzione causare disagi per l’Autorità pubblica, o è un membro di un gruppo che sponsorizza una campagna il cui scopo dichiarato è quello di distruggere l’Autorità stessa.
Approccio indiscriminato
La richiesta sembra essere parte di un approccio completamente casuale, privo di qualsiasi chiara focalizzazione, o sembra essere stato progettato al solo scopo di ‘pesca’ delle informazioni senza alcuna idea di quello che potrebbe essere rivelato.
Sforzo sproporzionato
L’Autorità Pubblica avrebbe dovuto impiegare una quantità sproporzionata di risorse per soddisfare una richiesta ritenuta relativamente banale.
Nessun intento evidente di ottenere informazioni
Il richiedente abusa dei suoi diritti di accesso alle informazioni utilizzando la normativa
come mezzo per sfogare la propria rabbia per una particolare decisione, o per molestare e infastidire l’Autorità pubblica, per esempio, richiedendo informazioni di cui è già in possesso, questione di cui l’Amministrazione ne è a conoscenza.
Richieste futili
La questione in discussione condiziona individualmente il richiedente ed è già stata definitivamente risolta con l’Autorità o è soggetta a qualche forma di indagine indipendente.
Richieste frivole
La materia è insensata o è estremamente banale e la richiesta sembra mancare di uno scopo serio. La richiesta viene effettuata solo per un fine di passatempo.
Le richieste ripetute
È possibile rifiutare le richieste se si ripetono, anche se non sono vessatorie. Normalmente è possibile non fornire un riscontro ad una richiesta se è identica o sostanzialmente simile a quella che in precedenza è stata soddisfatta per lo stesso richiedente. Non si può rifiutare una richiesta di accesso dallo stesso richiedente solo perché riguarda informazioni su un argomento correlato. E’ possibile farlo solo quando vi è una sovrapposizione completa (la nuova introduce novità rispetto alla precedente) o sostanziale (un argomento completamente diverso) tra i due gruppi di informazioni.
Non si può rifiutare una richiesta qualificandola come ripetuta una volta che è trascorso un ragionevole periodo. Il periodo di tempo ragionevole non è stato stabilito dalla legge, ma dipende dalle circostanze, tra cui, ad esempio, la frequenza con cui si apportano modifiche alle informazioni.
Le linee guida riportano esempi specifici di fatti concreti per far comprendere alle P.A. come comportarsi esattamente seppur nell’ambito della loro autonoma discrezionalità.
Anche se, in tali circostanze, non è obbligatorio, si consiglia alle PA di inviare al richiedente una comunicazione scritta di rifiuto. Se la richiesta è vessatoria o ripetuta, è sufficiente affermare che questa è la propria decisione, non occorre fornire ulteriori spiegazioni. Tuttavia, si dovrebbe tenere un registro dei motivi delle proprie decisioni in modo da giustificarle all’ICO in caso della presentazione di un reclamo ma anche per avere uno storico da cui rilevare elementi di continuità, correlazione, tempo trascorso tra vecchie e nuove istanze, risposte già fornite (probabilmente da persone diverse) per lo stesso argomento.
Se si ricevono richieste vessatorie o ripetute dalla stessa persona, è possibile inviare una singola comunicazione di rifiuto al richiedente, affermando di aver valutato le sue istanze come vessatorie o ripetute (a seconda dei casi) e che non si invierà, successivamente, un rifiuto scritto in risposta alle eventuali ulteriori richieste (vessatorie o ripetute).
*Questo articolo fa parte di un più ampio dossier sul Foia britannico
Francesco Addante
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