Affinata la Golden Power, uno strumento di cui l’Italia e l’Europa in generale conta sempre più in questo quadro geo-politico ed economico complesso, contro le mire espansionistiche economiche di Russa e Cina.
Il sottosegretario di Stato Roberto Garofoli ha firmato quindi una serie di provvedimenti per efficientare le procedure di attuazione delle Golden Power.
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Cos’è la Golden Power e il nuovo DPCM
Si va così verso una semplificazione per rendere più rapido ed efficiente l’esercizio della Golden Power.
La Golden Power sono “Poteri speciali che, in Italia, il governo può esercitare nei settori strategici al fine di tutelare l’interesse nazionale”, come scrive il Governo citando Treccani.
“Lo Stato può esercitare poteri speciali nei confronti di tutte le società che svolgono attività di rilevanza strategica. In pratica, si possono imporre specifiche condizioni all’acquisto di partecipazioni o porre il veto all’adozione di delibere relative a operazioni straordinarie o di particolare rilevanza. tali da compromettere gli interessi nazionali”.
La Golden Power viene dalla legge 56/2012 e i suoi ambiti erano all’inizio quelli dei settori della difesa e della sicurezza nazionale e le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni. Nel 2019 sono stati ampliati al 5G e banda larga. Nel 2020 anche il settore finanziario, creditizio, assicurativo, energia, acqua, trasporti, salute, sicurezza alimentare, intelligenza artificiale, robotica, semiconduttori, cybersecurity.
Il nuovo DPCM di semplificazione
- Il dpcm di oggi attribuirà al Gruppo di coordinamento istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, qualora vi sia unanimità nelle posizioni espresse dalle amministrazioni coinvolte, le decisioni di non esercizio dei poteri speciali. L’effetto è dare un supporto a chi emette un veto, che è una decisione infelice e negativa per le aziende colpite.
- Istituirà, inoltre, una nuova procedura di “prenotifica” che consente agli operatori economici coinvolti di trasmettere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri un’informativa sulle operazioni che intendono realizzare, in modo da ottenere, entro 30 giorni, informazioni sull’assoggettabilità o meno alla disciplina e quindi procedere alla eventuale, formale notifica. L’effetto è velocizzare la decisione, quindi in modo più compatibile con le esigenze del mercato.
Il comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dichiara “Il DPCM modifica e integra il previgente DPCM 6 agosto 2014 relativo all’attività di coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, recependo prassi amministrative ormai consolidate. Il nuovo regolamento si inserisce in un contesto di rinnovata attenzione da parte del Governo alla tutela degli asset strategici nazionali – anche alla luce delle importanti novità introdotte a livello europeo – nella prospettiva di mantenere un adeguato bilanciamento tra il rafforzamento dei controlli e la necessità di assicurare l’attrazione degli investimenti esteri. Gli uffici del Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri deputati alle attività propedeutiche all’esercizio dei poteri speciali sono stati rafforzati mediante l’istituzione di una struttura di livello dirigenziale generale dedicata, a sua volta ripartita in due strutture di livello dirigenziale non generale.”
Nucleo di valutazione
Già il 1 giugno, inoltre, il sottosegretario Garofoli aveva firmato un altro DPCM, di istituzione di un apposito Nucleo di valutazione e analisi strategica in materia di esercizio dei poteri speciali con funzioni di supporto tecnico alle strutture della Presidenza del Consiglio e il 21 luglio è stato firmato un protocollo d’intesa tra Presidenza del Consiglio dei ministri e Guardia di finanza per lo scambio informativo e per gli accertamenti sull’eventuale inosservanza degli obblighi di notifica.
Sempre più Golden Power, sempre più mirata
La Relazione 2021 dell’intelligence al Parlamento mostra che nel 2021 il Governo ha ricevuto molte più notifiche di Golden Power – un boom, durante la pandemia – ma ha usato lo strumento con proporzionalità e oculatezza.
Ha ricevuto 496 notifiche di azioni di mercato soggette alla Golden Power, contro le 342 del 2020 e le 83 del 2019. Ma esercitato il potere solo 26 volte.
Al centro soprattutto il 5G, per l’uso di tecnologie extra UE Huawei e Zte (nel mirino anche in altri Paesi europei e negli Usa). Da noi sono utilizzabili ma csolo se le aziende adottano ogni possibile cautela per la tutela di dati e sicurezza nazionali.
A luglio esercitato sul 5G la Golden Power su Linkem, Inwint, Fastweb, Wind Tre.
A febbraio era stata la volta di Vodafone (Huawei). Nel 2021 è intervenuta su accordi tra Fastweb e Zte e tra Linkem e Huawei e ZAte. Sepre con “prescrizioni” per rendere la fornitura di tecnologia cinese compatibile con gli interessi nazionali.
Gli Stati Uniti hanno posto un veto totale sull’uso di tecnologie di rete cinesi, ma è spesso aggirato da operatori minori, come rileva un recente articolo del New York Times. Il punto è che sostituire quelle tecnologie ha un costo stimato in 5,6 miliardi di dollari per un Paese come gli Usa e al momento non è coperto in toto dal Governo.
Un rapporto EY del 2019 stima in 4-5 miliardi di euro i costi per l’Italia, che andrebbero a pesare sugli operatori e quindi sugli utenti; con anche un ritardo nelle coperture 5G.
In Italia inoltre la Golden Power ha bloccato acquisti di Cina e Russia in ambiti come droni militari (sull’italiana Alpi Aviation o la friuliana Faber Industrie); idem per la robotica (Robox), i semi conduttori (Applied Materials, Lpe).
Da questi elementi si rileva che la Golden Power non è un’arma ma un bisturi. Da usare con parsimonia, laddove necessaria, e con precisione; non può essere esercitata ad ampio raggio senza subire eventuali costi di sistema. Il Governo, anche con le ultime misure, cerca sì di supportare l’uso della Golden Power ma anche di renderla compatibile con le esigenze del mercato.
Allo stesso tempo sarà uno strumento sempre più necessario probabilmente, date le crescenti tensioni tra Occidente e Russia-Cina. L’intelligence di recente ha notato con preoccupazione un aumentato interesse della Cina per le startup italiane, in una fase in cui stanno (finalmente) cominciando a diventare interessanti per il mercato internazionale.