Dalle mostre virtuali e digitali alle esperienze immersive, agli ologrammi, il mondo dell’arte sta scoprendo da diversi anni il potere coinvolgente delle tecnologie, proponendo ad un pubblico sempre più vasto, senza limiti geografici, esperienze completamente inimmaginabili fino a pochissimi anni fa.
Arte digitale, l’immersività reinventa la spettacolarizzazione culturale
Il mercato globale della realtà aumentata e virtuale dovrebbe raggiungere i 305 miliardi di dollari entro il 2026, eppure, nel 2020, solo pochi musei, gallerie e istituzioni culturali in Italia hanno offerto esperienze con tecnologie di realtà aumentata.
I dati mostrano che solo il 7% dei musei coinvolti nel sondaggio ha offerto questo strumento digitale al proprio pubblico. Tuttavia, il 54% delle istituzioni culturali ha affermato di voler implementare questa tecnologia in futuro.
Proviamo a capirne di più in questo contributo non esaustivo, alla scoperta di forme d’arte a cui le tecnologie stanno dando risalto e nuove prospettive. Vedremo anche alcuni esempi, tra le tante proposte che stanno arricchendo sempre più il panorama dell’arte del XXI secolo e in particolare dell’ultima decade, in prospettiva nazionale e internazionale.
Come funzionano le mostre immersive e multimediali
Negli ultimi anni le mostre digitali, o immersive, hanno conquistato le città italiane ed europee: nate contemporaneamente al mondo dei social network, le mostre digitali si sono gradualmente trasformate in un fenomeno di massa, che in termini di comunicazione ha avuto una forte risonanza nel mondo della cultura.
Di cosa si tratta? Le mostre multimediali immersive sono esposizioni che si compongono non di opere materiali, fisiche ma di riproduzioni digitali delle stesse.
Le riproduzioni sono proiettate in grandi sale vuote, sulle pareti, sui pavimenti e sul soffitto, e questo determina la creazione di un ambiente in cui ci si immerge.
La mostra è solitamente accompagnata da un sottofondo sonoro ad hoc, che possa facilitare la trasmissione di quanto lo spettatore sta vivendo attraverso i sensi.
È infatti lo spettatore al centro di questo tipo di esposizioni, che si trasforma da osservatore passivo ad elemento attivo dell’ambiente.
L’esperienza immersiva prende per mano il pubblico, lo invita ad entrare nei quadri, eliminando la mediazione dovuta all’opera materica tradizionale, puntando su un impatto conoscitivo emozionale, andando oltre un’osservazione puramente bidimensionale.
Altro elemento innovativo è il superamento spaziale e geografico: si tratta infatti di mostre itineranti, replicabili in diversi musei del mondo, anche contemporaneamente e le tecnologie impiegate richiedono un budget spesso inferiore a quello richiesto per la realizzazione di una mostra tradizionale, il cui allestimento deve fare in conto i costi relativi al prestito di opere da altri musei.
Video mapping e Spatial Augmented Reality
Tra le tecnologie più importanti per l’allestimento di esposizioni immersive c’è il video mapping con le sue molteplici declinazioni:
– Visual Mapping,
– 3D Mapping,
– 3D Projection Mapping,
– Trompe l’oeil digitale,
– Affreschi digitali,
– Projected Augmented Reality,
– Shader Lamps.
Il video mapping è una particolare forma di realtà aumentata, la SAR – Spatial Augmented Reality, che consiste nell’arricchire, con la mediazione e l’uso di un sistema di video proiezione e un computer, la percezione sensoriale umana con l’aggiunta di ulteriori informazioni rispetto a quelle percepite dall’osservatore.
È stata ideata nel 1998 da Ramesh Raskar, del MIT di Boston, che spiegava come nella SAR “l’ambiente fisico dell’utente è aumentato con immagini che sono direttamente integrate nell’ambiente stesso, per esempio le immagini potrebbero essere proiettate sugli oggetti reali usando proiettori digitali, o integrati direttamente all’ambiente per mezzo di display a schermo piatto”.
In particolare, questa tecnologia permette di trasformare qualsiasi superficie in un display dinamico: la SAR gioca infatti sull’illusione ottica tra la superficie reale e quella virtuale, alterando la percezione visiva ed arricchendo la percezione sensoriale umana.
Il caso “Immersive Van Gogh: Exhibit”
Mappare le esperienze immersive è quanto mai difficile: è un fenomeno in crescita, decisamente spinto in avanti dalla pandemia, ma sul quale non esiste una specifica ricerca.
Diversi siti guidano però il potenziale visitatore alla scoperta di esibizioni immersive in giro per il mondo.
Una delle più celebri e influenti è senza dubbio “Immersive Van Gogh: Exhibit”, incentrata su Vincent van Gogh. A fine 2021, la compagnia di produzione Lighthouse Immersive parlava di una vendita complessiva di 4,5 milioni di biglietti e di 250 milioni di dollari di incassi, più i 30 di merchandise.
Il suo creatore è italiano e si chiama Massimiliano Siccardi, con una lunga esperienza in questo settore: dopo “Immersive Van Gogh: Exhibit” ha infatti realizzato anche “Immersive Klimt: Revolution”, su Gustav Klimt, e “Frida: Immersive Dream”, su Frida Kahlo.
Si tratta di esposizioni che vengono realizzate in spazi molto ampi, dai 1500 ai 3000 metri quadrati, dove il pubblico entra in un mondo di immagini enormi di 8-9 metri che lo avvolgono completamente e scorrono anche sul pavimento. L’installazione è costituita da proiettori e computer, e la parte importante sono i contenuti e il connubio tra parte musicale e parte visiva.
Si tratta di uno spettacolo immersivo soprattutto emozionale. Nel caso di “Immersive Van Gogh”, per esempio, è un lavoro fatto di musica e suoni che coinvolgono i visitatori, che entrano nella storia e nell’arte di Vincent Van Gogh senza mediazione.
La mostra è stata presentata per la prima volta a Parigi nel 2017, per poi proseguire in diverse città canadesi. Dal 2022 è visitabile anche negli Stati Uniti e in Sudamerica.
All’interno di enormi sale vengono proiettate le opere più famose dell’artista, in movimento e accompagnate dalle musiche di Saint-Saëns, Mozart, Bach, e tanti altri.
Le “Infinity Mirror Rooms” a Londra e il “Future World” a Singapore
Al Tate Modern di Londra è possibile entrare nelle “Infinity Mirror Rooms” create da Yayoi Kusama, nata nel 1929 in Giappone, che già negli anni Sessanta a New York si era imposta all’attenzione internazionale per una pratica creativa di ampio respiro che ha abbracciato installazioni, pittura, scultura, design di moda e scrittura.
Una piccola presentazione di fotografie e immagini in movimento – alcune esposte per la prima volta – fornisce un contesto storico per le stanze a specchio di Kusama. È esposta insieme a “Chandelier of Grief”, una stanza che crea l’illusione di un universo sconfinato di lampadari di cristallo rotanti.
“Future World”, mostra permanente all’ArtScience Museum di Singapore, inaugurato nel 2011, nel complesso di Marina Bay Sands, combina arte, scienza, cultura e tecnologia per esplorare nuovi punti di contatto tra questi elementi. La struttura ricorda un fiore di loto, con dieci petali/dita che creano lo spazio per 21 gallerie, una delle quali è sempre dedicata alla realtà virtuale.
Il primo gruppo di installazioni è “City in A Garden”, un viaggio che parte dall’osservazione dei ritmi della natura e per arrivare al mondo urbano. In “Proliferating Immense Life”, giganteschi fiori germogliano, sbocciano e muoiono in tempo reale e se vengono toccati perdono i petali, altrimenti crescono rigogliosi. In “Sketch Aquarium” adulti e bambini possono divertirsi a disegnare creature marine su fogli di carta. I disegni vengono poi scansionati ed entrano a far parte di un gigantesco acquario digitale. Lo stesso si può fare con palazzi e mezzi di trasporto in “Sketch Town”. Uno stormo di uccelli cerca di non scontrarsi con i visitatori in “The Way of Birds”.
La mostra termina con “Crystal universe”: più di 178.000 luci creano l’illusione del movimento delle stelle nello spazio. Anche qui, i LED rispondono ai visitatori, tramite l’impiego di tablet o smartphone.
Fino ad aprile 2022 è stato anche possibile vivere l’esperienza di una passeggiata lunare grazie all’installazione Spacewalkers, frutto di un lavoro di minuziosa ricostruzione digitale a partire dai materiali degli archivi NASA.
Le installazioni sensoriali di AA Murakami
A Londra, all’interno dello spazio temporaneo Superblue, si è appena conclusa la mostra “Silent Fall”, all’interno della quale il duo AA Murakami ha creato degli alberi meccanici che rilasciano bolle piene di fumo.
A cavallo tra arte, design e cinema, il lavoro del duo ha esplorato i temi dell’identità regionale e del futuro delle risorse nell’era della globalizzazione.
Le loro installazioni sensoriali, uniche nel loro genere, sono una serie continua di opere che segue la tradizione degli artisti che emulano la natura.
Allo stesso modo in cui le antiche civiltà creavano strutture per tracciare il passaggio del sole o le prime pitture rupestri per raffigurare il mondo naturale, A.A. Murakami persegue l’innato desiderio umano di usare l’arte per connettersi con i sistemi naturali da cui dipende la nostra esistenza.
L’atelier des Lumieres a Parigi
A Parigi si trova dal 2016 l’Atelier des Lumieres, primo museo d’arte digitale, in un’ex fonderia nell’XI arrondissement, che nasce dal desiderio di riqualificare un’ex fabbrica del XIX secolo recuperata nel rispetto della struttura in acciaio originale e della monumentalità dello spazio.
Il progetto è stato ideato da Culturespaces, una società specializzata in esposizioni artistiche immersive che ha già sviluppato il concept, a partire dal 2012, in una imponente caverna in un piccolo villaggio della Francia, Le Baux de Provence, portando sulle pareti di pietra bianca i lavori di Matisse, Chagall, Van Gogh.
Un’idea che ha portato nel paesino della Provenza circa 1,5 milioni di visitatori all’anno diventando un’attrazione turistica per tutta la regione.
Sui 3.300 mq di superficie sono stati installati 140 videoproiettori per un allestimento multimediale unico nel suo genere che coinvolge tutto lo spazio, dal pavimento al soffitto, con pareti alte fino a 10 metri e oltre 3.000 immagini in movimento. Un impianto acustico all’avanguardia è stato creato per rendere ancora più emozionale la visita.
L’Atelier des Lumières accoglie i visitatori in due spazi: La Halle, di 1.500 metri quadri e Le Studio, di 160 metri quadri. Nella Halle sono ospitati cicli di proiezioni digitali sulle grandi figure della storia dell’arte, ma anche mostre di artisti più contemporanei.
La mostra in VR su Claude Monet
A Napoli ha appena chiuso i battenti con oltre 300.000 visitatori “Claude Monet, The Immersive Experience”, una mostra per un vasto pubblico, adulti e bambini, che ha guidato i visitatori alla scoperta del grande artista.
La mostra, già presentata a Barcellona e Bruxelles, ha proposto un’esperienza VR (realtà virtuale) unica, consentendo ai tanti visitatori di entrare, grazie a occhiali speciali, negli studi del pittore francese, portando chi guardava nell’Atelier a Giverny, ma anche a Londra, in Olanda, in Norvegia e ovviamente nelle opere dell’artista.
La Romeo&Juliet Experience a Verona
A Verona è in corso la Romeo&Juliet Experience, una mostra interattiva ispirata ai due celeberrimi amanti shakespeariani.
La mostra è allestita nello storico palazzo che la famosa tragedia identifica come la residenza di Paride, pretendente di Giulietta, in Via Oberdan 3 in centro a Verona.
Si tratta di un percorso espositivo interattivo che sfrutta la realtà virtuale per far immergere lo spettatore nella scena e renderlo protagonista e promotore dell’esperienza museale.
La visita della mostra si sviluppa in sei sale e consente di entrare in un ambiente riprodotto con le più avanzate tecnologie immersive museali, per rivivere i passaggi chiave della storia che ha reso famosa Verona.
Grazie ad un attento utilizzo ed intreccio studiato di tecniche all’avanguardia, la Romeo&Juliet Experience permette al visitatore di immergersi fisicamente ed emotivamente negli ambienti, assaporando l’essenza e i profumi della celeberrima tragedia.
Il fascino del circo virtuale tra passato e futuro
E per concludere questa rapida carrellata di esposizioni immersive, vale la pena citare il Roncalli Circus, l’unico – al momento – circo virtuali, che propone uno spettacolo dove gli animali si esibiscono in pista ma solo sotto forma di ologrammi.
Rappresenta la nuova frontiera cruelty-free degli spettacoli itineranti e si inserisce nel movimento innovativo che sta coinvolgendo diverse forme d’arte. Abbandonato l’ormai anacronistico e crudele impiego degli animali, questo circo tedesco è da sempre impegnato nel promuovere spettacoli alternativi e innovativi.
La presenza degli animali è garantita da ologrammi realizzati grazie a 11 potenti proiettori ad altissima risoluzione. A clown e acrobati, rappresentanti della classica tradizione circense, si unisce la tecnologia, in grado di fornire un’esperienza unica ai suoi spettatori.
Bernhard Paul, fondatore e direttore del circo, racconta che dopo l’annuncio che non sarebbero più stati utilizzati animali negli spettacoli, hanno ricevuto più di 20 mila e-mail e lettere da tutto il mondo. Un feedback positivo al 95%. Foto e video dello spettacolo sono diventati virali sui social media e in più di 100 paesi si è diffusa le notizia che Roncalli fosse il primo circo ad utilizzare animali olografici.
E guarda al passato il Circo Massimo di Roma, che torna a vivere attraverso un innovativo progetto di valorizzazione in realtà aumentata (AR) e virtuale (VR). Per la prima volta il monumento sarà visitabile in tutte le sue fasi storiche grazie a un’esperienza all’avanguardia che utilizza tecnologie interattive di visualizzazione a oggi mai impiegate in un’area all’aperto di così ampie dimensioni.
Con “Circo Maximo Experience” i visitatori saranno immersi nella vita dell’antica valle romana, passeggiando tra le botteghe, assistendo a una corsa di quadrighe, costantemente tra presente e passato. Il percorso dura circa 40 minuti, disponibile in otto lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese e giapponese), e in otto tappe: la Valle e le origini del Circo, il Circo da Giulio Cesare a Traiano, il Circo in età imperiale, la Cavea, l’Arco di Tito, le Botteghe (tabernae), il Circo in età medievale e moderna e infine Un giorno al Circo. La visita è fruibile con visori immersivi (tecnologia see-through) e sistemi auricolari stereofonici.