Manca meno di un decennio per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 ONU, che include anche la parità di genere. In tutto il mondo, le imprenditrici gestiscono attività a impatto positivo e stanno apportando cambiamenti destinati a influire sensibilmente anche sul futuro. Tuttavia, esse devono ancora affrontare notevoli barriere di accesso alle reti, alla finanza e ai modelli di ruolo di cui hanno bisogno per avviare attività imprenditoriali, nonostante oggigiorno, le iniziative guidate dalle donne costituiscano un’ampia percentuale delle iniziative imprenditoriali che guidano la creazione di posti di lavoro, l’innovazione e la crescita economica.
Secondo il World Bank Gender Data Portal, a livello globale, risulta che un’impresa su tre è gestita da una imprenditrice con percentuali maggiori in America Latina e zona Caraibica, Asia dell’Est & Pacifico ed Europa & Asia Centrale.
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Lo scenario dell’imprenditoria femminile nel mondo
Secondo il Global Entrepreneurship Monitor (GEM) 2020/2021 Women’s Entrepreneurship Report, a livello globale, le donne imprenditrici continuano a confrontarsi con sfide persistenti contro le barriere sopra enumerate. Inoltre, secondo i dati GEM, meno del 50% delle donne imprenditrici dichiara di conoscere un altro imprenditore. Nella stessa percentuale si collocano le donne che dichiarano di riscontrare intorno a sé una fiducia inferiore del 20% nelle loro capacità di avviare un’impresa rispetto agli uomini
Il sostegno all’imprenditorialità, in passato, era generalmente incentrato sull’”invogliare” un maggior numero di donne ad avviare un’impresa. Oggigiorno ci si rende conto dei limiti di tale approccio. Ovvero:
- Le donne sono sovra-rappresentate nelle microimprese e nei settori caratterizzati da piccole imprese e bassi margini di profitto. Pertanto, risulta quanto mai necessario mirare a nuovi settori specifici e aiutare le donne a prosperare in settori attualmente dominati dagli uomini, ad esempio, quelli delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), caratterizzati da elevati investimenti. Si tratta di settori in cui esiste un ampio margine per gli incubatori e per gli acceleratori tecnologici di concentrarsi maggiormente sull’inclusione per garantire la creazione e il supporto ad imprese femminili.
- La cosiddetta “necessità imprenditoriale” femminile, ovvero la tendenza a creare una piccola impresa, semplicemente perché non ci sono per le donne ammortizzatori sociali o altre opzioni a proteggerle, fa sì che le loro iniziative imprenditoriali troppo spesso finiscano per essere un mezzo di mera sussistenza. Un’altra spinta ad intraprendere un’attività imprenditoriale come via d’uscita ai bisogni esistenziali è poi la minor disponibilità di posti di lavoro offerti alle donne. Ciò soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove le donne imprenditrici sono generalmente più povere e meno istruite.
L’impatto della pandemia
Il Rapporto di GEM evidenzia, a livello globale, alcune conseguenze della pandemia e del contesto erratico degli ultimi due anni sull’entità e sulla qualità del lavoro femminile:
- Le attività imprenditoriali gestiste da donne si sono trovate ad avere il 20% in più di probabilità di essere impattate irreversibilmente rispetto agli uomini dato che è finito per gravare sulle donne il triplo onere delle dimensioni aziendali più piccole, dei settori vulnerabili e delle esigenze familiari più elevate.
- La pandemia ha influito anche sul divario di internazionalizzazione che è aumentato del 30% dal 2019: prima della pandemia, le donne avevano già maggiori probabilità di rivolgersi ad un mercato locale piuttosto che nazionale o internazionale e questo divario è ulteriormente aumentato negli ultimi due anni soprattutto a causa delle responsabilità famigliari e della propensione ancestrale a lavorare nel settore alimentare e dei servizi al dettaglio. Si oppone per fortuna a questo quadro la constatazione di come le donne abbiano dimostrato grande ingegno e resilienza, cogliendo nuove opportunità e adattando la loro offerta al nuovo contesto sempre più erratico.
È doveroso evidenziare che la grande capacità di resilienza delle donne, sopra appena accennata, non esime – al contrario – la classe politica e la società imprenditoriale nel suo complesso dal dovere di creare un ecosistema favorevole all’imprenditorialità femminile e a fornire un effettivo supporto in termini di assistenza familiare e di presupposti culturali che stimolino la promozione di imprese femminili se pur di piccole dimensioni.
La situazione in Europa
Se da un lato i tassi di imprenditorialità femminile si attestano in Europa al 5,7% vs. la media globale dell’11%, dall’altro lato il tasso di imprenditrici nelle TIC è particolarmente alto, in parte determinato dal fato che nell’area europea esiste un sistema di welfare state ben sviluppato e la cosiddetta “l’imprenditorialità della necessità” risulta non essere la norma (secondo quanto si evince sempre dal Rapporto GEM).
È interessante notare come stiano guadagnando terreno gli investimenti in progetti imprenditoriali femminili anche attraverso i cosiddetti fondi GLII (Gender Lens Investing Initiative). Il numero di fondi GLII, sebbene rappresentino ancora una piccola parte dell’investimento totale e sia un settore molto eterogeneo, è cresciuto negli ultimi anni e sempre più investitori stanno considerando di investire nell’imprenditoria femminile.
Inoltre, nonostante il progresso verso gli obiettivi globali abbia subito gravi battute d’arresto durante gli ultimi due anni, si ritiene che il supporto ad iniziative imprenditoriali femminili potrebbe avere un impatto significativo sulla nostra capacità collettiva di creare un mondo sostenibile ed equo per tutti, dato che le donne imprenditrici possono innescare un effetto a catena di cambiamento positivo. Ne consegue che in futuro si assisterà ad un maggior sostegno ad iniziative sostenibili femminili unitamente alla progettazione di programmi inclusivi nei settori a predominanza maschile e alla promozione di politiche e pratiche di investimento a beneficio diretto delle donne imprenditrici.
Cosa succede in Italia
Il Ministero italiano dello sviluppo economico ha avviato il Fondo impresa femminile 2022, previsto dalla Legge di Bilancio 2021 e diventato operativo solo nella primavera di quest’anno dopo essere stato potenziato e inserito nella missione “Inclusione e coesione” del PNRR destinato a sostenere imprese guidate da donne al loro sorgere o in fase di sviluppo e raggiungere l’obiettivo di un aumento dell’occupazione femminile del 4% entro il 2026.
Trattasi di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per programmi di investimento nei settori dell’industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, servizi, commercio e turismo come segue:
- Primo Sportello (5 maggio-19 maggio 2022) – imprese femminili, nuove o già avviate – 200 milioni di euro
- Secondo Sportello (24 maggio – 7giugno 2022) – startup innovative e le nuove imprese – 200 milioni di euro da usufruire rispettivamente all’interno degli incentivi Smart&Start Italia (100 milioni) e ON – Oltre Nuove Imprese a Tasso zero (100 milioni).
Le richieste di accesso ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti per sostenere e sviluppare programmi di investimento nei settori dell’industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, servizi, commercio e turismo sono state presentate principalmente dalle seguenti regioni:
- Sviluppo di imprese femminili già costituite:
Lombardia n. 729
Lazio n. 729
Campania n. 446
Veneto n. 433
- Avvio di imprese femminili già costituite:
Lombardia n. 1176
Lazio n. 978
Campania n. 831
Emilia Romagna n. 684
Si ritiene, come annunciato dal ministro Giancarlo Giorgetti a fronte del successo confermato dai dati sopra citati, che il MISE in futuro dovrà mantenere il proprio impegno a garantire nuovi incentivi del Fondo Impresa Donna. Anche il Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo – in coerenza con le misure del PNRR con il Fondo Impesa Femminile del MISE – ha messo a disposizione un plafond di 500 milioni di euro.
Tale iniziativa si aggiunge a quella nata sei anni fa e denominata Women Value Company Intesa Sanpaolo in partnership con la Fondazione Marisa Bellisario a sostegno della nascita e dello sviluppo delle imprese femminili con l’obiettivo di coinvolgere le imprese in un percorso di empowerment femminile e dare visibilità alle pratiche più virtuose e innovative.
Conclusioni
Consentire una partecipazione significativa delle donne in ecosistemi imprenditoriali diventati sensibili alla uguaglianza di genere ha dimostrato effetti moltiplicatori sull’eliminazione della povertà e dell’occupazione e sulla crescita economica. Sostenere le donne imprenditrici è quindi fondamentale per garantire uno sviluppo inclusivo, resiliente e sostenibile. Garantire il loro accesso a servizi di supporto critici sarà importante per assicurarne la stabilizzazione e la ripresa dopo due anni di pandemia. Ciò include l’adozione di azioni immediate per garantire la continuità aziendale, nonché l’assistenza per riattivare l’attività e costruire una resilienza a lungo termine.
I principi di gestione dei rischi e della continuità operativa dovrebbero essere maggiormente diffusi dato che possono convertirsi in leve preziose per le imprenditrici. In quest’ottica le Nazioni con il Centro cinese per la promozione dello sviluppo delle PMI hanno sviluppato Ready for Risk: un kit di strumenti per la gestione della continuità aziendale per le donne imprenditrici di PMI. Il kit, basato sull’International Business Continuity Management System Standard – ISO 22301, fornisce una base per il controllo del rischio e la continuità aziendale, con particolare riferimento alla risposta alla pandemia di COVID-19. Una guida per implementare passo per passo i principi di continuità operativa e che fornisce, altresì, una lista di controllo e vari strumenti, diventando uno strumento di autoapprendimento per i leader delle PMI di tutto il mondo, in modo che possano affrontare meglio i rischi e costruire il loro sistema di gestione della continuità aziendale.
Tuttavia, il cammino per il raggiungimento degli obiettivi di inclusione dell’Agenda 2030 è ancora lungo. Per liberare del tutto il potenziale innovativo femminile occorre supportare una nuova imprenditoria femminile garantendone la sostenibilità, implementandone la digitalizzazione, l’innovazione tecnologica e la crescita del capitale umano attraverso la sua formazione come fattore abilitante di sviluppo. In questa direzione si sta muovendo anche il Governo italiano alla luce delle missioni e degli strumenti del PNRR destinati all’inclusione e alla coesione sociale, con l’assegnazione di specifici fondi alle politiche per il lavoro e alla valorizzazione dell’imprenditoria femminile. In quest’ottica sarà altresì importate garantire l’attuazione del cosiddetto Family act: principio paritario di congedo parentale, defiscalizzazione, istituzione degli asili nido di prossimità, servizi economici alle famiglie e incentivi che premino la genitorialità).