La robotica è diventata insostituibile nella logistica: dai robot impiegati in catena di montaggio a quelli utilizzati per il carico-scarico merci, in grado di scaricare pesantissimi materiali di ogni tipo dai container e stoccarli con precisione nei magazzini. Un utilizzo ben apprezzato soprattutto se si pone come “sostegno” al lavoro dell’uomo, senza sostituirlo.
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Le caratteristiche dei robot e i tagli alla manodopera
I movimenti effettuati dai robot, basati su anni di studi (ad esempio, su come camminano gli uccelli al suolo), includono una leggera oscillazione del telaio quando sono a riposo, utile sia per fini pratici che estetici. Inoltre, a meno di non essere specificatamente programmati, i robot utilizzati nel campo della logistica non parlano, né interagiscono, anche perché la tecnologia di riconoscimento vocale non è ancora abbastanza avanzata.
Ma robotica e automazione non sono “parole nuove” in questo campo. Nastri trasportatori, scanner, bracci meccanici hanno contribuito, per decenni, ad automatizzare e accelerare un settore che potremmo definire “ossessionato dalla velocità”. E il ritmo degli investimenti e dei cambiamenti nel settore della logistica – alimentati dal boom dell’e-commerce dell’era pandemica, da un mercato del lavoro “rigido” e da una catena di approvvigionamento “fragile” – è decollato come uno Space Shuttle negli ultimi anni.
Secondo gli esperti, la robotica cambierà il modo in cui i magazzini vengono gestiti e progettati. Anche se le organizzazioni sindacali hanno una prospettiva diversa.
Infatti, tale tecnologia in esame può rendere il lavoro più sicuro e protetto; tuttavia, il mondo industriale è troppo concentrato sull’utilizzo dei robot come “misura di risparmio” che come ausilio per la sicurezza dei lavoratori. Tale settore, sin dall’avvento del capitalismo, ha sempre mirato a tagliare i costi della manodopera e la riduzione degli impieghi è qualcosa che il mondo industriale ha visto come un modo per risparmiare denaro (oramai da decenni). E, probabilmente, l’adozione della robotica nei magazzini aumenterà esponenzialmente tali problemi nei prossimi anni. L’obiettivo è puntare a creare team di robot, guidati da software alimentati dall’Intelligenza Artificiale, che potranno maneggiare scatole e prodotti in un ambiente controllato e in maniera continua.
Gli investimenti degli operatori del settore
I grandi operatori del settore della logistica stanno investendo miliardi per rimanere all’avanguardia in tale campo. La multinazionale statunitense Walmart, ad esempio, ha recentemente annunciato un accordo con l’azienda americana di automazione robotica Symbotic per portare il suo sistema di nastri e veicoli autonomi in tutte le sue strutture di smistamento. Amazon, che l’anno scorso ha rappresentato il trentotto percento degli investimenti in robotica nel settore, ha recentemente annunciato l’apertura di un Fondo per l’innovazione industriale da ben un miliardo di dollari, per sostenere aziende di robotica come Agility. Mentre l’azienda alimentare statunitense Kroger ha aperto cinque magazzini equipaggiati con il sistema automatizzato dell’azienda britannica Ocado, per l’imballaggio e la spedizione di generi alimentari freschi.
I “semi” dell’aumento degli investimenti nel campo della robotica nel settore della logistica sono stati piantati durante la recessione del 2008, quando le case automobilistiche, che dipendono fortemente dalla robotica, hanno subito un calo significativo e prolungato. Si è quindi generalmente pensato di passare ad un altro settore, quello della logistica, ormai maturo per i suoi tempi. Ma a differenza della produzione in catena di montaggio, tipica del settore automotive, i magazzini richiedono un notevole grado di flessibilità. Solo di recente sistemi come l’Intelligenza Artificiale sono diventati sufficientemente economici e potenti per essere impiegati nel campo della robotica nel settore della logistica, così da permettere di smistare le decine di migliaia di prodotti diversi che transitano nei magazzini di e-commerce (ad esempio, Amazon). Questo salto tecnologico fa parte di un più ampio “abbraccio” al mondo della robotica, oramai alla portata di tutti.
I cobot goods to person e i robot-as-a-service
Anche le società immobiliari stanno investendo in startup robotiche. Per esempio, il fondo di investimento immobiliare statunitense Prologis, un gigante industriale dotato di una rete globale di magazzini, ha investito decine di milioni di dollari in aziende di robotica attraverso il suo fondo Prologis Ventures. Inoltre, vi è un generale aumento da parte di diverse aziende della domanda di robot “goods-to-person”, che avvicinano la merce alla persona. Questi cosiddetti “cobot”, ovvero robot che interagiscono con i lavoratori, possono assomigliare a monopattini che trasportano bidoni, e si muovono avanti e indietro tra i lavoratori in tutta la struttura ove operano.
Con l’aumento del costo delle materie prime, come l’acciaio, questi robot diventano più economici e veloci da implementare rispetto ai sistemi di trasporto automatizzati, anche perché sono costruiti con diversi materiali. Alcune aziende hanno persino introdotto modelli commerciali di “robot-as-a-service” (robot come servizio) per permettere il noleggio di queste macchine agli operatori di magazzino.
Molti analisti del settore aggiungono che l’aumento dell’interesse per i robot deriva dalla ristrettezza del mercato del lavoro, dovuta all’elevato turnover e alle retribuzioni competitive in altri settori. L’automazione è una leva che le aziende potrebbero utilizzare per risolvere anche questo problema.
Conclusioni
È probabile che, nel breve periodo, i robot non sostituiranno i lavoratori ma li renderanno più efficienti e produttivi. I lavoratori “esseri umani” saranno i “capi equipaggio”, comandando e mantenendo attive ed efficienti le squadre di robot ad essi assegnati. E i robot potranno aiutare nel reclutamento della forza lavoro, potendo migliorare la qualità dell’esperienza dei lavoratori, perché invece di fare un lavoro manuale routinario, gli individui impareranno a gestire i robot per mantenerli in funzione.
Inoltre, i robot potranno creare un percorso di carriera e un insieme di competenze più sofisticate (anche se i lavoratori non sempre e necessariamente trovano benefici significativi nei progressi della robotica). Gli investimenti nelle nuove tecnologie dovranno coinvolgere la manodopera per assicurarsi che l’evoluzione dei posti di lavoro non lasci indietro i lavoratori “di lunga data”. Lavorare alla velocità delle macchine rischia di sopraffare i dipendenti. Se sono le macchine a dettare il ritmo di lavoro, bisogna attenersi a quello che la macchina decide essere il proprio ritmo di lavoro. E questo non deve divenire accettabile.