l'analisi

Tessere sanitarie senza chip, siamo al disastro nazionale? Ecco come stanno davvero le cose

La carenza di chip impatta anche sull’accesso ai servizi online della PA attraverso la tessera sanitaria dotata di funzione di Carta Nazionale dei Servizi? No, non sarà così, se non in pochi casi “estremi” che richiederanno un aggiornamento di alcuni sistemi. Facciamo chiarezza sulle reali implicazioni

Pubblicato il 31 Ago 2022

Eugenio Prosperetti

Avvocato esperto trasformazione digitale, docente informatica giuridica facoltà Giurisprudenza LUISS

Tessera sanitaria

Tiene banco, in alcuni casi in prima pagina, sui quotidiani nazionali, la notizia che, per difficoltà produttive legate all’approvvigionamento dei chip, per un certo periodo, le tessere sanitarie nazionali (TS) saranno prive del chip elettronico che ne abilita la funzione di Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Per qualche motivo, questa notizia viene descritta come una sorta di disastro nazionale, che renderà difficile, se non impossibile, per i cittadini accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione.

Duplicato tessera sanitaria: come fare richiesta e come ottenerlo – Tutorial

Tessera sanitaria senza chip, un po’ di chiarezza

È utile allora fare un minimo di chiarezza.

Come noto a tutti, la TS viene rilasciata dal 2011 dal MEF ed ha sostituito il tesserino verde del codice fiscale, integrandone altre funzioni, per i cittadini che hanno diritto all’assistenza sanitaria.

Le funzioni fondamentali sono consentire la prenotazione e certificare il diritto alle prestazioni del SSN, consentire ai farmacisti di registrare le detrazioni dei farmaci, certificare il diritto all’assistenza sanitaria nell’Unione Europea.

Da vari anni viene inviata con microchip ed ha assunto il nome di TS-CNS perché incorpora nel suddetto circuito certificati digitali, legati al codice fiscale dell’intestatario, conformi allo standard della Carta Nazionale dei Servizi, che consente di essere identificati per fruire dei servizi della Pubblica Amministrazione, al pari di SPID e CIE.

Questa funzione è presente in tutte le TS-CNS, ma non è essenziale e non è obbligatorio fruirne. Essa, anzi, deve essere attivata presso i competenti uffici territoriali (sul sito del sistema TS-CNS c’è la possibilità di consultare le varie pagine regionali che spiegano come nella propria Regione), i quali rilasciano il PIN e il PUK della CNS associata alla Tessera Sanitaria.

La CNS, in realtà, potrebbe essere ottenuta anche altrove, da un provider di firma digitale e quella contenuta nella Tessera Sanitaria, non ha nessuna particolare valenza aggiuntiva.

Le ragioni dello sconcerto

La ragione dello sconcerto di molti (giustificato, per carità) nell’apprendere che, se la propria TS scade in questo periodo, riceveranno una TS priva di Carta Nazionale dei Servizi, sta nel fatto che, nel tempo, alcune Regioni particolarmente avanzate sul fronte del digitale (es. Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, ma non solo) avevano distribuito ai propri cittadini una CRS (Carta Regionale dei Servizi) e attivato servizi online fruibili con la suddetta CRS (che si basava sulla tecnologia CNS). Quando è stata distribuita, a livello nazionale, una CNS, le Regioni hanno indicato ai cittadini che potevano attivare la medesima e sostituire la CRS, che non sarebbe stata rinnovata, poiché per gli Enti Regionali era un costo.

Ecco allora che, in una larga parte del territorio, la cittadinanza è abituata a usare la TS-CNS come strumento di identità elettronica per l’accesso, oltre che alla sanità, anche ai servizi online e telematici del Comune e della Regione.

I casi “estremi” in cui la TS senza chip potrebbe creare problemi

Sussiste dunque un problema effettivo e grave per quei cittadini che riceveranno una tessera priva di chip?

Dal punto di vista dei servizi sanitari non dovrebbe esserci alcun problema.

Una veloce ricognizione sui siti della sanità regionale mostra, pressoché ovunque, che i sistemi di prenotazione delle visite online accettano SPID e CIE come alternative alla CNS o, nei casi in cui ciò non sia stato ancora implementato, accettano i soli codici della tessera, senza richiedere la funzione CNS. Certo, una persona che non ha ancora dimestichezza con SPID o CIE ed ha sempre effettuato queste procedure con CNS (e anche INPS, INAIL, Agenzia Entrate, Comune, ecc.) potrebbe dover rapidamente procurarsi un nuovo strumento di identità digitale.

Ci sono però ipotesi residuali di servizi con sistemi di autenticazione – a volte solamente fisica – legati alla sola CNS.

L’esempio più eclatante sono i sistemi di gestione della raccolta differenziata di alcuni comuni, che utilizzano la CNS come sistema di identificazione per l’apertura del cassonetto.

In questi casi i sistemi dovrebbero urgentemente essere aggiornati per poter utilizzare anche la CIE, o almeno una app che riconosca SPID.

Il CAD non consente infatti alle Pubbliche Amministrazioni di accettare solo uno dei sistemi di identità elettronica pubblici, devono sempre essere accettati tutti.

La procedura di rinnovo della CNS della Tessera Sanitaria scaduta

Per questi casi “estremi” il cittadino dovrà fare estrema attenzione, magari facendosi assistere se non esperto di questo tipo di procedure, utilizzando la procedura di rinnovo della CNS della Tessera Sanitaria scaduta che il MEF ha messo a disposizione.

Questa procedura è necessaria perché il chip, come dicevo, contiene fisicamente i certificati digitali che hanno memorizzata una certa data di scadenza. Non basterebbe, quindi, che il Ministero estendesse d’ufficio la validità, occorre memorizzare questa informazione sul chip per renderla effettiva.

È fondamentale allora, prima che la tessera vecchia scada (altrimenti i certificati sono bruciati) effettuare la procedura presente sul sito del sistema TS la quale prevede l’installazione di un software (diverso a seconda del tipo di TS in proprio possesso) e la disponibilità di un lettore di tessere collegato al computer.

Questa procedura normalmente funziona, ma non è immune da inconvenienti: la tessera potrebbe essere deteriorata, il collegamento internet potrebbe interrompersi, il browser internet deve essere configurato correttamente, ecc.

La procedura, se portata correttamente a termine, estenderà la validità della Carta Nazionale Servizi (il chip) ma, attenzione, non della tessera sanitaria.

Per prenotare una visita, richiedere una ricetta, andare in farmacia, ecc. si potrà comunque fare tutto con la nuova tessera che arriva, anche senza chip. La vecchia tessera, con chip aggiornato, sarà utile (e necessaria) solo per l’accesso ai servizi online e ai servizi fisici che richiedono la lettura della tessera.

Conclusioni

Il consiglio, per cittadini e Pubbliche Amministrazioni, rimane quello di abbandonare il sistema CNS, complesso e -come si vede – fortemente legato alla componente “hardware” e passare al sistema SPID, che, funzionando su sola base software e online, è meno farraginoso e più resiliente.

D’altra parte, la CNS esiste da moltissimi anni e, se in Italia non si è diffusa l’identità digitale a livello massivo prima di SPID e CIE, il problema è proprio nella sua difficoltà di utilizzo (driver, software, lettori, tessere deteriorate, ecc.).

Chi si ritrovasse nell’impossibilità di aggiornare la CNS e avesse necessità assoluta di averla, potrebbe, come dicevo prima, richiedere a un fornitore privato l’emissione di una CNS a proprio nome, sperando in qualche scorta di magazzino.

In caso di impossibilità assoluta, in presenza di un servizio pubblico essenziale accessibile solo con CNS, la soluzione è un esposto all’Amministrazione competente, che dovrà comunque fornire una soluzione, non potendo subordinare un servizio pubblico al possesso di uno strumento che non è più richiedibile.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 2