Movimento DeSci

Una Scienza decentralizzata per separare la ricerca dagli interessi di Big Pharma: cos’ e come funziona

Sui letti degli ammalati arriva soltanto quella parte della ricerca sfruttabile commercialmente da Big Pharma. Tutto il resto rimane in un limbo. Il movimento #DeSci punta a correggere questo modello, creando nuovi incentivi, aprendo nuovi canali di finanziamento e dialogando direttamente con la comunità scientifica

Pubblicato il 28 Set 2022

Pierluigi Casolari

founder di Unconventional Road, autore di Startup 3.0, blog su startup, innovazione e web 3.0

desci

Lo sviluppo di soluzioni complementari o alternative a quelle dell’industria per migliorare la ricerca in ambiti dove Big Pharma non ha interessi economici sufficienti: è questo l’obiettivo della scienza decentralizzata o #DeSci.

Un tema caldissimo, in contrapposizione (e non sulla scia, come si potrebbe pensare) con il movimento novax e l’incomunicabilità tra scienza e non scienza ma che a suo modo parte da considerazioni scientifiche per muovere una critica durissima alla scienza attuale, in particolare nel campo della ricerca biomedica.

O meglio, la critica non è rivolta tanto alla scienza in quanto tale, ma al collegamento troppo stretto tra scienza e interessi commerciali.

Juan Benet - DeSci, Independent Labs, & Large Scale Data Science

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Gli ambiti di contestazione

Sono due i principali ambiti di contestazione:

  • Il sistema delle pubblicazioni non è trasparente. Troppe informazioni sono a pagamento. La scienza dovrebbe essere di dominio pubblico
  • Solo Big Pharma è in grado di sostenere i costi necessari per l’autorizzazione dei farmaci.

Complessivamente si potrebbe dire che il problema è uno solo, a livello generale: i meccanismi finanziari della ricerca farmaceutica sono troppo disallineati rispetto agli interessi generali.

La scienza decentralizzata: cos’ha in comune con la blockchain

Questo movimento di contestazione prende il nome di #DeSci, scienza decentralizzata e ha diversi elementi in comune con la #DeFi, la finanza decentralizzata che nasce come dorsale finanziaria del mondo blockchain e web3. In effetti la scienza decentralizzata incorpora molti elementi del mondo blockchain.

In primo luogo, la necessità di eliminare i grandi intermediari, in secondo luogo la volontà di creare un nuovo tipo di ricerca pubblica, non appartenente allo stato, ma direttamente alla comunità scientifica. Il terzo elemento in comune con il mondo blockchain è l’approccio pragmatico. Gli attivisti del mondo #DeSci non si limitano a contestare il modello della ricerca dominante, ma sviluppano e progettano soluzioni.

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VitaDAO: nuovi modelli di finanziamento per la ricerca

Un’idea ricorrente è quella di creare nuovi modelli di finanziamento per la ricerca. VitaDAO è un’iniziativa basata su una DAO (decentralized autonomous organization) che permette a chiunque di acquistare token (Vita) per poter votare quali programmi di ricerca finanziare.

Il modello è innovativo. Gli aderenti alla DAO acquistano token. Questo permette all’organizzazione di incassare denaro e allo stesso tempo permette ai sottoscrittori di diventare parte attiva nella ricerca, votando i progetti di ricerca da finanziare. Il diritto di voto si acquisisce con i token. E più sono i token in possesso, maggiore è il peso del voto nelle decisioni. L’altro aspetto interessante di VitaDAO è che l’organizzazione ha sviluppato un nuovo modello di proprietà intellettuale tramite NFT. In pratica, i diritti intellettuali vengono parcellizzati su tutta la community.

Focus sulle terapie antinvecchiamento

In questo modo, laddove i programmi di ricerca riuscissero a raggiungere lo stadio clinico, tutti i membri della DAO potrebbero partecipare ai diritti di royalty sulle vendite dei farmaci. VitaDAO ha il proprio focus sulle terapie antinvecchiamento. Un ambito dove Big Pharma non è ancora posizionata. Il sistema di autorizzazione, commercializzazione e controllo dei farmaci è infatti costruito intorno all’idea del farmaco come soluzione ad una malattia. Non come prevenzione dell’invecchiamento o allungamento della vita media. Ma il punto è che dove non entra Big Pharma, non ci sono sufficienti incentivi e volumi finanziari per sostenere la ricerca e costituire soggetti giuridici in grado di interagire con le istituzioni per approvazioni e autorizzazioni alla vendita. Il problema è dunque quello di ritrovarsi con rami di ricerca che per quanto promettenti rimangono sterili perché non ci sono fondi e non ci sono soggetti privati con incentivi a sviluppare imprenditorialmente la ricerca. La scienza decentralizzata si propone all’opposto di creare nuovi incentivi e nuove forme di finanziamento bypassando gli attuali interlocutori e facendo dialogare la comunità scientifica direttamente con la comunità dei possibili beneficiari di queste ricerche. Come VitaDAO, ci sono altre decine di DAO che perseguono gli stessi principi. Nel settore dell’oncologia, delle sostanze psichedeliche, delle sostanze non brevettabili in quanto naturali o con brevetto scaduto.

Se la malattia è nel sistema

Nei giorni scorsi si è parlato molto dell’utilizzo degli antinfiammatori per il Covid-19, che secondo recenti ricerche condotte dall’Istituto Mario Negri potrebbero essere estremamente utili. Il punto è che per venire utilizzati e prescritti in una data malattia, i farmaci devono venire prima autorizzati dagli enti regolatori e i processi di autorizzazione sono molto costosi. Il mercato delle autorizzazioni è in pratica monopolio di Big Pharma, che può sostenere costi di decine di milioni di euro per fare i test clinici richiesti dagli enti come EMA e FDA per le autorizzazioni. Non c’è un complotto. Ma il sistema è cresciuto in modo imperfetto. I farmaci utilizzabili nelle specifiche malattie sono generalmente quelli fatti autorizzare dalle grandi aziende farmaceutiche.

Una sostanza naturale non brevettabile o una sostanza conosciuta da tempo con brevetto scaduto non sono molecole interessanti per Big Pharma e quindi restano nel limbo. La comunità scientifica le studia, le testa ma poi non succede nulla. I singoli ricercatori non hanno mezzi finanziari per realizzare imponenti studi clinici con centinaia di pazienti e società esterne per gestire i protocolli. E soprattutto non ci sono organizzati giuridicamente per interagire con gli enti regolatori.

Il risultato è che sui letti degli ammalati arriva soltanto una parte della ricerca, quella sfruttabile commercialmente dai meccanismi di diritto intellettuale di Big Pharma, basato sulla logica del brevetto tradizionale. Tutto il resto resta in un limbo senza progettualità. Ma non si tratta di corruzione. Il sistema è fortemente malato. Ma si è ammalato cercando di darsi delle regole.

Il punto è che queste regole hanno favorito le aziende in possesso di grandi capitali. Il movimento #DeSci si propone di correggere questo modello punto per punto, creando nuovi incentivi, aprendo nuovi canali di finanziamento e dialogando direttamente con la comunità scientifica.

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