pagamenti digitali

Niente pos? Le sanzioni stanno facendo bene al sistema, ecco perché

L’introduzione delle sanzioni per il rifiuto dell’utilizzo dei POS rappresenta un’iniziativa meno coercitiva di quanto si potesse immaginare ma indirizzata, anzi, a ripristinare un maggiore equilibrio regolamentare. Facciamo il punto

Pubblicato il 03 Ott 2022

Maurizio Pimpinella

Presidente Fondazione Italian Digital Hub

digital payments

Superati i tre mesi dall’introduzione delle sanzioni per il rifiuto dell’utilizzo dei POS, è possibile procedere con una prima valutazione della misura che, si ricorda, è composta di una parte fissa di 30 euro più di una variabile del 4% sull’importo della transazione negata, la cui introduzione è stata anticipata di sei mesi.

Iniziamo col dire che tale provvedimento sana almeno in parte l’incoerenza normativa della sua mancanza in presenza però dell’obbligo di possesso del POS e non sarebbe pertanto da accogliere come un evento straordinario bensì come la diretta e naturale conseguenza di quanto stabilito già da anni.

Obbligo Pos, cosa cambia e cosa succede in caso di rifiuto

Detto questo, com’era prevedibile, l’introduzione e, soprattutto, l’anticipo della sanzione ha riscontrato pareri discordanti cui sono seguiti i primi casi di intervento delle autorità sollecitate dai consumatori, anche se quelli conosciuti sono stati più sporadici di quanto ci si poteva aspettare (bisognerà poi capire se ciò è stato dovuto solo ad una maggiore accettazione dei pagamenti elettronici o alla farraginosità del sistema).

Tra le fattispecie emerse (per lo più relative ad importi di ridotta entità), risalta il famigerato caso del tassista di Milano che si è scagliato contro turisti stranieri danneggiando anche i loro oggetti. E ora rischia un lungo stop lavorativa.

Il caso, pur se isolato, ha rischiato di inficiare la credibilità di un sistema che, invece, non solo ha risposto affermativamente alle nuove norme ma che nel corso del tempo ha goduto più di incentivi che di sanzioni.

A questo proposito, dando per consolidati i crediti d’imposta del 50 e del 100 per cento introdotti a suo tempo per le commissioni e quelli per il noleggio e l’acquisto dei POS, giova ricordare che negli ultimi anni i costi relativi ai POS si sono ridotti, anche notevolmente.

I costi reali di un POS

Secondo, infatti, quanto emerso dalla recente analisi effettuata dall’Osservatorio ConfrontaConti.it e da SOStariffe.it, negli ultimi cinque anni i costi riconducibili ai POS sono scesi di oltre il 60%. Nello specifico, il costo per attivare un Pos si è ridotto in media del 67% e di quasi del 64% per quanto attiene il costo mensile. In aggiunta, se da un lato sono calati sensibilmente i costi fissi, dall’altro sono scesi anche quelli relativi alle commissioni, superiori in media di poco all’1,60%.

Difficile, inoltre, non pensare che alla riduzione dell’evasione fiscale, scesa recentemente sotto la soglia dei 100 miliardi, non abbiano contribuito anche le numerose iniziative cashless unite a nuove abitudini di spesa e ad una più diffusa cultura del digitale. Tutti questi fattori stanno incidendo come una sorta di tenaglia che si stringe e che lascia una convenienza sempre più ridotta a non adottare strumenti di incasso e pagamento digitali.

La crescita dei pagamenti digitali in Italia e in Europa

Se questi dati, già molto significativi, non bastassero, ad avvalorare la tesi che effettivamente un cambiamento delle abitudini di spesa sia effettivamente in corso sono utili i dati raccolti da Assofin, Ipsos e Nomisma con il contributo di Crif. Secondo quanto emerso dalla ventesima edizione dell’Osservatorio carte di credito e digital payments, infatti, emerge che il numero dei pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante a livello nazionale è cresciuto del 24%, incremento che sale al 29% se si considerano i pagamenti su Pos con le sole carte di debito. In conseguenza di ciò, sono aumentati gli “heavy users” e diminuito ulteriormente l’importo dello scontrino medio.

Tali dati sono poi sostanzialmente confermati a livello europeo anche dalla ricerca “Preferenze di pagamento dei consumatori nell’area euro” realizzato dalla Banca Centrale Europea, secondo cui oltre metà dei consumatori ormai preferiscono pagare con carta di credito o di debito, mentre solo il 22% ritiene il contante ancora lo strumento di pagamento preferito. Altro dato confortante è che il 94% dei cittadini europei è in possesso di almeno una carta di pagamento.

Conclusioni

Stando così le cose, pertanto anche l’introduzione delle sanzioni rappresenta un’iniziativa meno coercitiva di quanto si potesse immaginare ma indirizzata, anzi, a ripristinare un maggiore equilibrio regolamentare. Ciò che, infatti, emerge evidente dalla prova dei fatti è che, anche se lentamente e con resistenze, la digitalizzazione delle procedure d’incasso e pagamento da parte degli italiani prosegue grazie alla comprensione dei vantaggi in termini di sicurezza, semplificazione e accesso ai servizi di cui possono oggi godere, sintomo che la strada intrapresa è quella giusta, rendendo del tutto superflua anche ogni genere di “pena”.

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