WRC15

Frequenze alla banda larga: cambia tutto dopo la Conferenza Mondiale

A Ginevra il 27 novembre si è deciso il futuro ma pochi l’hanno capito. I 96 MHz della banda 700 (694-790) sono stati infatti destinati in modo esclusivo ed in tutto il mondo alla banda larga mobile; proteggendo però gli usi legittimi da parte delle emittenti televisive. Quali conseguenze avrà questa decisione nel nostro Paese?

Pubblicato il 03 Dic 2015

Antonio Sassano

Presidente della Fondazione Ugo Bordoni, ordinario di Ricerca Operativa, Dipartimento di Informatica, Automatica e Gestionale "Antonio Ruberti", Università di Roma "La Sapienza"

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Uno dei principali obiettivi della Conferenza Mondiale delle Telecomunicazioni conclusasi a Ginevra lo scorso 27 novembre era quello di rispondere alla crescente richiesta di frequenze da parte delle comunicazioni mobili. Infatti, per far fronte alla crescita esponenziale del traffico è necessario assegnare nuove frequenze alle comunicazioni mobili in quella porzione di spettro tra i 400 MHz e i 6 GHz dove la dimensione delle celle è sufficientemente grande da ridurre i costi di realizzazione delle reti e la proliferazione dei trasmettitori. La Conferenza WRC15 ha fornito confortanti risposte a queste richieste. Agli usi mobili sono stati allocati circa 100 Mhz di spettro nella banda L (1427-1518 MHz). Si tratta di frequenze in grado di raggiungere efficientemente gli ambienti chiusi e di realizzare celle di adeguata dimensione per il traffico mobile. Nulla di fatto invece, a causa del pressing degli operatori satellitari, per un’armonizzazione mondiale delle frequenze 3600-3800 MHz adatte a servire ad alta capacità, sempre in modo wireless, l’utenza fissa (il cosiddetto Fixed Wireless Access) e a sostenere il traffico delle celle più piccole nelle reti di quinta generazione. Il risultato però più atteso e importante della WRC15 è stato però quello di assegnare alle comunicazioni mobili la banda di frequenze 694-790 MHz (la cosiddetta banda 700MHz) su scala mondiale.

Il pregio della banda 700MHz è quello di essere costituita da frequenze più basse e dunque meno sensibili agli ostacoli naturali o artificiali. Questa caratteristica consente la realizzazione di ricevitori con antenne compatte e di celle estremamente ampie e, quindi, di reti meno costose e a copertura più capillare a parità di potenza. Il difetto, se così si può dire, di queste frequenze è quello di essere attualmente utilizzate in molti Paesi del Mondo (tra i quali molti paesi europei) per il broadcasting televisivo. Per questo motivo, molti Stati europei e l’EBU hanno sostenuto alla WRC15 una posizione di “no change”, contraria a destinare la Banda 700 e, più in generale, le frequenze TV della banda UHF (470-790 MHz) alla banda larga mobile. A questa posizione si sono contrapposti gli Stati Uniti, i Paesi del Golfo e del Nord Africa e organizzazioni come il GSMA (gli operatori mobili e le maggiori aziende costruttrici di apparati) che hanno invece richiesto la destinazione dell’intera banda 470-790 alle comunicazioni mobili, anche con soluzione innovative come quella dell’Egitto che ha proposto di consentire l’uso delle frequenze sub-700 per l’LTE Broadcast (ovvero la TV irradiata dai siti cellulari con tecnologia LTE). La WRC15 è riuscita a trovare un ottimo punto di compromesso tra le due esigenze contrastanti. I 96 MHz della banda 700 (694-790) sono stati infatti destinati in modo esclusivo ed in tutto il mondo alla banda larga mobile; proteggendo però gli usi legittimi da parte delle emittenti televisive. La rimanente porzione di spettro (470-694), detta anche banda sub-700, è stata invece lasciata alle televisioni; è stato in particolare deciso che l’uso televisivo non verrà rimesso in discussione nella prossima Conferenza Mondiale del 2019 ma sarà invece ridiscusso soltanto nella Conferenza del 2023.

Quali conseguenze avrà questa decisione nel nostro Paese? In Italia la banda 470-790 MHz (UHF televisivo) è totalmente occupata. Siamo gli unici in Europa ad aver autorizzato più di 10 multiplex TV e abbiamo attualmente 20 multiplex nazionali e circa 500 multiplex locali in esercizio. Gli impianti attivi nella banda TV sono circa 20.000 ma di questi meno di 7000 sono legittimamente coordinati nel Master Register di Ginevra. Siamo anche gli unici ad aver assegnato licenze d’uso fino al 2032; negli altri paesi europei scadono tutte entro il 2027 e quasi tutte entro il fatidico 2023 (dati RSPG 2012). Dunque, lo spegnimento della banda 700 MHz in Italia è un obiettivo che ha una complessità superiore a quella dello switch-off analogico, richiederà tempo e dovrà avvenire in un contesto europeo che ha tempi ed esigenze diverse dalle nostre. Ad esempio, in accordo con le decisioni della WRC15, l’uso dei nostri impianti legittimamente operanti nelle regioni tirreniche dovrà essere garantito e protetto e dunque renderà difficile l’utilizzo in Corsica e Costa Azzurra (previsto entro la fine del 2017) di alcune delle frequenze per le quali gli operatori mobili francesi hanno appena pagato 2.8 miliardi di euro.

La Francia ci chiederà sicuramente di affrettare lo spegnimento delle nostre frequenze 700. Sarà un’ottima occasione per realizzare un coordinamento bilaterale troppo a lungo rimandato. Dovremo rispondere che è nostro diritto utilizzare e vedere protette le frequenze legittimamente coordinate per il broadcasting televisivo e che un’eventuale spegnimento anticipato della banda 700 dovrà tener conto della nostra esigenza di ricollocare il massimo numero di multiplex nelle frequenze nella banda sub-700. Non sarà facile ma dobbiamo affrettarci a farlo.

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