Confindustria

Per la fabbrica 4.0 serve uno spirito tutto italiano

La richiesta di Confindustria al Governo. La Germania è avanti 3-5 anni ma non dobbiamo copiare da lei. Su temi come flessibilità, capacità di produrre innovazione, uomo al centro dell’azienda, abbiamo più da insegnare che da imparare. Il Governo (“oggi in ritardo su quanto ci era stato indicato”) si faccia interprete di una nuova politica industriale che consideri il digitale non solo come un generatore di app e startup, ma come un driver di sviluppo economico anche industriale

Pubblicato il 07 Gen 2016

Gianni Potti

Presidente Fondazione Comunica e founder DIGITALmeet

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La Smart Factory o Industry 4.0 o meglio Fabbrica 4.0, è la definizione simbolica della quarta rivoluzione industriale. L’idea centrale della fabbrica intelligente – come è noto – è la digitalizzazione e l’informatizzazione della catena di produzione che porta al prodotto finale. In realtà, questo è un processo iniziato già da tempo, da quando gli oggetti sono diventati intelligenti grazie alla comunicazione via internet. Quindi il fenomeno Fabbrica4.0 non è poi così recente, ma è di stretta attualità che il manifatturiero italiano si stia finalmente dando una mossa per un rapido svecchiamento del sistema produttivo, decisivo per essere competitivi.

Infatti grazie ai cosiddetti sistemi cyber-fisici nel 2020, almeno 60 miliardi di oggetti intelligenti saranno collegati in rete. Questo è il nodo centrale della fabbrica intelligente: il collegamento in tempo reale tra umani, macchine e oggetti. Ben oltre l’Information Technology innovativa di processo della fine del secolo scorso…

La sfida della fabbrica intelligente è dunque quella di affrontare la variabilità e l’incertezza delle parti coinvolte lungo tutta la catena del valore. Questo lo si raggiunge tenendo conto di tutte le condizioni, situazioni ed entità, che cambiano il prodotto finale, ovvero fornitori, clienti, linea di produzione, orari, guasti, ritardi, aspetti finanziari, cambio di tecnologia ecc.

La fabbrica intelligente è in grado di sviluppare un sistema adattabile al suo ambiente e che riesce a cambiare il prodotto, in tempo reale, in modo da diventare il più competitivo possibile. Per ottenere una connessione funzionante tra tutte le parti è però necessaria una comunicazione fluida e costante (ecco pertanto quanto è decisivo avere banda ultralarga!). Nella piramide della nuova automazione Cyber Fisica, quindi, l’informazione fluisce in entrambe le direzioni, partendo dal livello aziendale, raggiungendo il livello di campo e passando anche attraverso i processi produttivi e viceversa. In buona sostanza la piramide produttiva si è capovolta, dato che le informazioni arrivano perlopiù direttamente dal prodotto, cambiando continuamente lo sviluppo del sistema. Il mercato fornisce feedback continui che permettono di migliorare e modificare costantemente il prodotto.

L’implementazione di nuovi sistemi e tecnologie sta migliorando l’esecuzione dei processi complessi e ripetitivi grazie alla capacità delle macchine. Essi possono trattare grandi quantità di dati con affidabilità e velocità. Ciò nonostante, la presenza dell’uomo è sempre richiesta in quanto ci saranno sempre delle situazioni imprevedibili che richiederanno la capacità e la memoria associativa umana. L’essere umano sarà inoltre sempre necessario per la validazione e la continua analisi e ricerca. In poche parole l’uomo sarà al centro della Fabbrica 4.0, perché in una produzione nella quale la parola d’ordine è flessibilità, il vero elemento flessibile in azienda sarà luomo. Certo un operaio o impiegato con skill diversi e superiori a quelli attuali. Ecco perche la formazione e la capacità di fare squadra faranno davvero la differenza nella Fabbrica 4.0.

Come tutte le rivoluzioni è evidente che l’implementazione di queste nuove tecniche in azienda offre nuove prospettive e possibilità che devono essere studiate per continuare e migliorare il processo di ricerca, sviluppo e innovazione. I vantaggi della fabbrica intelligente, come già detto, stanno nella capacità di creare un sistema produttivo flessibile in grado di tenere il passo con la variabilità del mercato e dell’ambiente, aumentando il potenziale di vendita del prodotto finale. Inoltre, l’implementazione delle nuove tecnologie fa sì che l’industria sia in grado di produrre più velocemente e in modo più economico. Una vera e propria re-ingenirizzazione del processo produttivo, questa è la vera Fabbrica 4.0, non solo e non tanto una semplice introduzione di nuove tecnologie in azienda…

Dopo aver definito un possibile sviluppo di una Fabbrica 4.0, vanno fatte due importanti riflessioni, una sulla Germania e una sul nostro Governo.

La Germania è oggi la prima promotrice di Fabbrica4.0 nella UE ed è oggettivamente avanti a noi da tre a cinque anni, sia per elaborazione di una visione, sia per applicazione della stessa, sia per sapere fare squadra tra imprese, società e sindacato, associazionismo, sensibilità della politica alla materia. Tutti noi guardiamo con grande interesse alla Germania, alla Polonia, ai Paesi del nord Europa dove Fabbrica 4.0 è già una realtà. Quindi continuiamo pure ad imparare, copiare, migliorare partendo dall’esperienza tedesca. Ma c’è un ma…! Perché noi troppo spesso ci facciamo ammaliare dalla esterofilia, così è stato su software e computer, quando buona parte delle idee dei primordi dell’IT sono figlie di italiani, e noi abbiamo rincorso e siamo diventanti sudditi del software e company d’oltre oceano. Ora non vorrei che diventassimo sulla Fabbrica 4.0 sudditi di Siemens, Porche Consulting, Bosch e tante altre significative realtà industriali tedesche che cercano di proporre degli standard preconfezionati per sfondare nel mercato italiano. Capisco le grandi imprese, ma le PMI italiane devono trovare una loro originale linea di approccio alla Fabbrica 4.0 che tenga conto dell tantissime imprese che esistono, specie in Lombardia e Veneto tra i 10 e 50 dipendenti, e tante ancora tra 50 e 300 dipendenti. Questo è il nostro tessuto, questo è il nostro oro, e va protetto e sviluppano, studiando supporto e tecniche validi per far evolvere queste nostre PMI italiane. L’originale linea di approccio italiana non può essere figlia di pacchetti standar proposti dai tedeschi, ma deve tener conto delle nostre peculiarità, dove su temi come flessibilità, capacità di produrre innovazione, uomo al centro dell’azienda, abbiamo più da insegnare che da imparare!

La seconda considerazione, alla luce della precedente, a costo di essere ripetitivi, la rivolgo al nostro Governo al quale stiamo dicendo che incentivi e sburocratizzazione certo servono, ma prima di tutto chiediamo che il Governo (oggi in ritardo su quanto ci era stato indicato) stesso si faccia interprete di una nuova politica industriale che consideri il digitale non solo come un generatore di app e startup, ma come un driver di sviluppo economico anche industriale. La sfida vera è in ogni caso la re-ingenerizzazione del sistema produttivo italiano che è oggettivamente in molte zone del Paese, anche le più sviluppate, vecchio! A noi imprese serve certo con urgenza che il governo, con gli operatori, ci dia banda ultralarga per essere competitivi, ma a fianco serve che il governo ci aiuti a creare un clima Paese favorevole alla Fabbrica 4.0, ovvero che l’impresa (con lo sviluppo e occupazione che solo essa genera!) torni al centro del nostro progetto di futuro Paese.

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