Osservatorio Disinformazione

Fake news, non ci si può fidare di nessuno: nemmeno dei controllori

Il “problema” delle fake news viene gestito dai fact checkers. Anche questi soggetti, però, non sono sempre indipendenti o obiettivi: spesso “annacquano” o “scoloriscono” notizie importanti spostando il focus dal generale al particolare. I casi più emblematici

Pubblicato il 31 Ott 2022

Massimo Borgobello

Avvocato a Udine, co-founder dello Studio Legale Associato BCBLaw, PHD e DPO Certificato 11697:2017

fake news guerra

L’informazione mainstream punta spesso il dito contro i social network, rei di essere veicolo di disinformazione.

Ma in realtà non sembra ci sia un faro a cui appellarsi per fare chiarezza nel caos informativo in cui siamo piombati.

Vero, e c’è da aggiungere, anche, che i contenuti virali spesso sono di pessima qualità perché devono essere semplici per colpire l’attenzione: i social, insomma, sono il mezzo ideale per diffondere fake news. E tra chi contribuisce a diffonderle più rapidamente c’è Twitter, oggetto di acquisizione da parte di Elon Musk, proprietario di SpaceX e uomo più ricco del mondo, che sta indirettamente finanziando il governo ucraino contro l’invasione russa tramite Starlink, la linea internet satellitare più potente al mondo.

I social amplificano (ancora) le bugie online: le conferme

Lo stesso Musk che ha dato, proprio sul tema disinformazione, messaggi contraddittori: da una parte si dice a favore della libertà di stampa, tanto che vuole riabilitare l’account di Donald Trump (bloccato su Twitter per incitazione alla violenza al grido “voto rubato”, altra fake news); ma anche ha detto proprio nelle ore dell’acquisizione che Twitter non sarà un “inferno” aperto a tutti.

Avremo un Twitter più aperto e al tempo stesso più pulito da contenuti pericolosi? Chissà.

La disinformazione corre sui social e i nodi dei fact check

Il caso Musk è emblematico. Chi dovrebbe essere al di sopra della questione è aiutare a fare chiarezza spesso non ci riesce davvero e anzi sembra intorbidire ancora di più le acque.

I fack checker

Ricordiamo che il “problema” delle fake news viene “gestito” tramite dei soggetti, detti fact checkers: in Italia è l’Agcom che valuta i valutatori.

Fact checking: chi controlla se le news sono fake

È noto, come abbiamo già anticipato, che le fake news sui social siano monitorate da soggetti “indipendenti”, detti fact checkers.

In Italia sono dieci i soggetti abilitati: oltre ad AGI e Open Online (testate giornalistiche), si ritrova anche LaVoce.info, ossia un think tank collegato all’Università Bocconi di Milano in ragione dei componenti.

Sul sito, alla voce “Chi siamo”, in modo molto trasparente viene indicato che “La testata lavoce.info è proprietà dell’Associazione La Voce, fondata nel 2002. Attualmente sono soci Tito Boeri, Massimo Bordignon, Lorenzo Fazio, Pietro Garibaldi, Silvia Giannini e Pietro Ichino. Alla vita de lavoce.info hanno partecipato, con le loro idee, il loro impegno e i loro contributi, anche Riccardo Faini, redattore e membro del Comitato di redazione, scomparso il 20 gennaio 2007, e Francesco Daveri, redattore, membro del Comitato di redazione e managing editor de lavoce dal 2014 al 2020, scomparso il 29 dicembre 2021”.

Anche questi soggetti, però, non sono sempre indipendenti o obiettivi: spesso “annacquano” o “scoloriscono” notizie importanti spostando il focus dal generale al particolare o con soluzioni comunicative simili.

È il caso delle notizie sui vaccini e sul Covid-19: la trasmissione “Fuori dal coro” è stata prima chiusa e poi riaperta per aver messo in luce le contraddizioni emerse nelle audizioni di Pfizer, ossia che il green pass, in Italia, è stato probabilmente adottato in assenza di basi scientifiche valide (ossia i test sulla diffusione del virus da parte dei soggetti vaccinati prima della commercializzazione dei vaccini).

Fact checking, Pfizer, Open e “Fuori dal Coro” (chiuso e riaperto)

Scandalo, sdegno e riprovazione si sono sprecati sui social dopo che il Janine Small, responsabile commerciale di Pfizer, ha affermato, in audizione, che i vaccini contro il Covid 19 non erano stati testati per prevenire la trasmissione del virus prima di averli messi in commercio.

Al grido di “Sui vaccini ci hanno sempre mentito”, la notizia ha fatto il giro di tutti i contesti complottisti e no.

Open, come suo solito, ha riportato la notizia affermando che si tratta di una fake news: non tanto per l’affermazione della Small (anche se erano girati ei video dell’audizione in cui il testo veniva modificato), quanto piuttosto per il fatto che il dato era noto già dal 2020.

Open, in modo onesto, riporta tutte le fonti e indica anche come fake le affermazioni dell’ex primo ministro, Mario Draghi, quando, nell’estate 2021, ha affermato che il green pass era una misura grazie alla quale “gli italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività, a divertirsi e andare a ristorante, a partecipare a spettacoli all’aperto o al chiuso con la garanzia, però di trovarsi tra persone non contagiose”. L’assunto di base, quindi, era semplicemente non verificato prima e si è rivelato falso poi.

Quello che Open non mette adeguatamente in luce è che sulla base di scelte politiche non suffragate da dati scientifici – perché, semplicemente, non c’erano – i diritti civili di milioni di cittadini sono stati compressi.

Questa è, grosso modo, la tesi che Mario Giordano, conduttore del talk show Fuori dal coro, in onda su Rete 4, ha sostenuto, prima che la trasmissione venisse “sospesa” prima e “chiusa” poi.

Salvo la frettolosa retromarcia di Mediaset, dopo che la rete è letteralmente insorta contro la censura effettuata dall’emittente: Fuori dal coro tonerà in onda.

Conclusioni

Piaccia o meno, il periodo pandemico ha visto emergere enormi contraddizioni sul piano comunicativo.

Dal libro mai edito dell’ex ministro della sanità, Roberto Speranza (“Come abbiamo sconfitto il Covid” o roba simile), agli illuminati tweet di Roberto Burioni (“I no vax chiusi a casa come sorci” o simili galanterie), i media tradizionali e non erano impregnati dalla campagna di paura per il virus e di odio contro chi non ha voluto vaccinarsi.

Ne abbiamo viste di tutti i colori ed altre ne vedremo: ma non preoccupatevi, è tutto già scritto. Sì, da George Orwell, in “1984”.

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