Fare luce sull’uso dei big data e dell’intelligenza artificiale da parte del Partito Comunista Cinese (PCC) nella propaganda di stato all’estero. È l’istanza emersa dal rapporto del National Intelligence Council del 2020, parzialmente declassificato e reso pubblico recentemente dall’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale statunitense (ODNI), il vertice della comunità dei servizi segreti USA che dirige l’attuazione del programma nazionale di intelligence e principale consigliere del Presidente Biden.
La capacità di interferenza di Pechino nella politica e nelle elezioni dei Paesi target grazie a big data e AI
In particolare, tre sono i passaggi degni di nota:
- I funzionari dell’intelligence cinese hanno analizzato i dati elettorali di più Stati degli USA per condurre un’analisi dell’opinione pubblica sulle elezioni generali statunitensi del 2020;
- l’accesso di Pechino ai dati personali di altri Paesi, insieme all’analisi basata sull’intelligenza artificiale, consentirà di automatizzare l’identificazione di individui e gruppi di essi all’estero per prenderli di mira con propaganda o censura;
- con l’uso di algoritmi di contenuti mirati e microincentivi che influenzano il comportamento, Pechino può attingere a modelli commerciali occidentali su larga scala, condizionandoli.
Il documento non cita le fonti, tuttavia l’esperto Devin Thorne, Senior Analyst del Center for Advanced Defense Studies (C4ADS) di Washington, fa notare “che i materiali pubblici dimostrano che questa è la direzione generale […], precisando “che nelle elezioni del 2020, anche un think tank del People’s Daily (il giornale ufficiale del PCC) stava mappando i social network online attorno a Trump/Biden”.
Pechino, dunque, ha in mano quella che il Segretario generale del PCC, Xi Jinping, ha più volte definito essere una delle sue armi magiche: la capacità di interferenza nella politica e nelle elezioni dei Paesi target anche con l’uso dell’IA e dei big data.
Come funziona la propaganda mirata della Cina
Devin Thorne è anche autore di un recente studio dal titolo “1 Key for 1 Lock: The Chinese Communist Party’s Strategy for Targeted Propaganda” nel quale vengono analizzati l’intenzione del PCC di segmentare il pubblico per la propaganda mirata, le teorie sulla selezione dei Paesi target, la raccolta dei dati sul pubblico e la diffusione di propaganda su misura.
Per massimizzare la sua influenza sul pubblico internazionale, sostiene Thorne, il PCC sta cercando di adattare la sua propaganda agli interessi specifici delle popolazioni target. Questo approccio, definito “precise communication”, “adatta le tattiche di segmentazione del mercato degli inserzionisti per progettare contenuti e metodi di diffusione che si rivolgono alle preferenze di un determinato gruppo”. L’attuazione di questa strategia da parte della Cina, prosegue l’autore, richiede una comprensione approfondita del pubblico di destinazione, che viene raggiunta con l’aiuto di aziende internazionali, attraverso studi di area, indagini nazionali e dati comportamentali online.
In particolare, secondo Thorne:
- l’era attuale del lavoro di propaganda esterna del PCC è segnata dalla crescente granularità con cui i contenuti possono essere personalizzati in base ai dati sull’audience e alle moderne tecnologie di comunicazione;
- i ricercatori cinesi della comunicazione propongono di segmentare il pubblico in base a caratteristiche individuali, comunitarie o nazionali, come la cultura, lo sviluppo economico, la fede religiosa, i costumi e gli interessi personali;
- raggiungere una comprensione approfondita del pubblico target è un prerequisito per il successo e quasi certamente i dati provenienti da sondaggi nazionali e dati comportamentali online raccolti con l’assistenza di società nazionali di monitoraggio dell’opinione pubblica e società di ricerca e social media internazionali vengono utilizzati per soddisfare questa richiesta;
- È probabile che l’apparato di propaganda esterna del PCC continui ad espandere la raccolta globale di dati e cerchi di sfruttare i dati pubblicitari, evolvendo le sue tattiche secondo le ultime strategie pubblicitarie che si sforzano di aggirare ostacoli come quelli posti dalle leggi straniere sulla privacy; le giurisdizioni con normative permissive probabilmente dovranno affrontare un rischio maggiore;
- i media del PCC sono tra i principali attuatori di una comunicazione precisa, ma è molto probabile che anche un’ampia gamma di attori sia direttamente o indirettamente coinvolta; alcuni accademici cinesi sostengono che una comunicazione precisa dovrebbe comportare la selezione del giusto comunicatore per ottenere il massimo effetto dato l’obiettivo e il contenuto;
- il preciso concetto di comunicazione ha quasi certamente lo scopo di influenzare tutta la produzione propagandistica del PCC, dalla distribuzione di notizie tramite terzi, alla produzione di programmi TV, alle attività online e sui social media di Stato e dei diplomatici cinesi;
- è probabile che i contenuti diffusi dai media di Stato e da altri elementi dell’apparato di propaganda esterno diventino sempre più diversificati, prima in base alle differenze nazionali e poi in base agli strati sociali e ad altre caratteristiche a livello di comunità;
- è possibile che nuove forme di media (che adottano approcci diversi) continuino a proliferare, con esempi recenti che includono influencer sullo stile di vita online e le newsletter.
- ostacoli come le leggi sulla privacy dei dati e le contromisure delle piattaforme di social media internazionali potrebbero inibire la piena realizzazione dell’obiettivo del PCC, ma l’apparato di propaganda del Partito sta attivamente cercando di trovare una “chiave” – cioè un messaggio mirato – per un “lucchetto”, vale a dire un pubblico specifico che, dal punto di vista del partito, deve essere influenzato.
In conclusione, come afferma anche il recente rapporto dell’ODNI, la propaganda del PCC si basa sempre più sullo sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale e dei big data, questi ultimi, peraltro, inseriti anche tra i fattori della produzione da sfruttarsi per la crescita economica del Paese.
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La teoria cinese della gestione del pensiero
Per gli esperti, ci sono piani del PCC per la cosiddetta “gestione del pensiero” di prossima generazione, una teoria che si basa su tre pilastri fondamentali:
- l’allerta precoce; per creare contenuti propagandistici efficaci, le autorità e i media statali dovrebbero mappare le questioni attorno alle quali esiste un pensiero ideologicamente scorretto e identificare le crisi imminenti. Pertanto, gli analisti del PCC vedono l’IA come un mezzo per “monitorare continuamente siti Web, forum, blog, Weibo, supporti di stampa, WeChat e altre informazioni, [per raggiungere una] comprensione tempestiva, completa e accurata di tendenze nell’opinione pubblica e atteggiamenti pubblici e sentimento”
- il contenuto efficace, cioè assistere i propagandisti nella generazione di contenuti influenti e ideologicamente corretti. Una volta che l’IA avrà aiutato le autorità e i media statali ad identificare i disordini imminenti, migliorerà anche la qualità e la velocità di produzione dei contenuti per la gestione dell’opinione pubblica. L’intelligenza artificiale aiuterà, dunque, la pianificazione dei contenuti, l’identificazione dei lead, la raccolta dei dati e la loro visualizzazione, la scrittura e la produzione di video;
- la distribuzione mirata, vale a dire diffondere i contenuti per ottenere il massimo impatto. “Armati di una miniera di dati sul comportamento online del loro pubblico, i funzionari statali dei media sperano di adattare la distribuzione dei contenuti per soddisfare le esigenze personalizzate” (ovvero, fornire le giuste “contromisure” per “guidare” un individuo ribelle verso la linea del Partito). L’IA, in particolare, spingerà selettivamente fuori la propaganda basata su “tag di interesse” derivati dal “profilo” dell’individuo.
Le “operazioni di influenza” della Cina per ristabilire un nuovo ordine mondiale
Tutto ciò, però, va contestualizzato in una logica più ampia: la Cina attuale, sotto la guida di Xi Jinping, è alla ricerca di una preminenza globale e, al contempo, vuole ristabilire un nuovo ordine mondiale con proprie regole e principi. Questi sono gli obiettivi preminenti del PCC che, per raggiungerli, utilizza ogni arma, lecita o illecita. In particolare, all’interno delle democrazie liberali Pechino persegue molteplici interessi, mettendo in atto ciò che gli esperti definiscono “operazioni di influenza”, il cui significato può essere racchiuso nel concetto di “propaganda esterna”, cioè negli sforzi dei media volti a coltivare il sostegno popolare e indebolire i nemici politici, nonché le attività del Fronte Unito, un’organizzazione del PCC progettata per costruire coalizioni politiche nazionali e internazionali ad ampia base per raggiungere gli obiettivi del Partito.
Per la verità, già diversi documenti avevano portato alla luce esempi di campagne di influenza poste in essere negli Stati Uniti e in altri Paesi, anche europei, importanti sia per le tattiche usate da Pechino, sia per il chiaro intento di influenzare la politica estera a vantaggio della Cina, come:
- l’influenza sul discorso accademico e politico;
- l’interferenza politica ed elettorale;
- la cooptazione delle élite;
- il controllo dei media in lingua cinese all’estero;
- le dipendenze finanziarie dei mercati dell’istruzione;
- i coinvolgimenti istituzionali;
- l’induzione all’autocensura;
- la guerra politica a Taiwan;
- I’uso dei think tank;
- l‘utilizzo dei movimenti di cittadini, di influencer (compresi gli YouTuber occidentali) e di accademici stranieri;
- la produzione e l’esportazione di prodotti culturali, come film, serie TV, musica e libri;
- la punizione di società straniere il cui discorso offende il PCC;
- l’uso dei social, comprese le app e, più recentemente, dell’IA e dei big data.
Conclusioni
Gli Stati uniti, in particolare, sono diventati sempre più espliciti nell’evidenziare gli sforzi dei Governi autoritari – compreso quello cinese – nell’influenzare la politica e la società. È stata, soprattutto, l’interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali americane del 2016 ad aver portato molta più attenzione alla minaccia generale dell’influenza straniera.
Gli eventi successivi, in particolare l'”infodemia” COVID-19 e l’insurrezione del Campidoglio degli USA del 6 gennaio 2021, hanno ulteriormente evidenziato la fragilità dell’ecosistema politico-informativo americano (e dell’UE) e la sua suscettibilità a manipolazioni dannose.