Sanità

La “democratizzazione” della chirurgia robotica

Performance cliniche migliori, più velocità e più sicurezza. E poi abbattimento del costo capitale di almeno il 25-30% e di circa metà dei costi dei materiali monouso necessari per l’intervento. Così i robot chirurgici si fanno spazio nelle sale operatorie del nostro paese

Pubblicato il 17 Nov 2022

Roberto Mario Scarpa

direttore UOC Urologia, Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico

Robot_assisted_surgery

Da sempre i robot sono entrati nella vita degli uomini per svolgere operazioni più precise di quelle umane e per sollevare i lavoratori da compiti particolarmente faticosi. In questo senso i bracci meccanici degli stabilimenti automobilistici sono rimasti nell’immaginario collettivo.

In questo sentiero evolutivo va considerata l’introduzione dei robot nella chirurgia, un settore che sta crescendo e che occuperà sempre maggior spazio nell’attività clinica di ospedali grandi e piccoli in tutta Europa.

Inaugurazione Chirurgia Robotica - Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico

Inaugurazione Chirurgia Robotica - Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico

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La robotica chirurgica stimolo per il sistema sanitario

Oggi i robot chirurgici sono macchine complesse che aiutano il chirurgo a svolgere l’operazione in maniera più precisa, meno invasiva e più rapida. Inventati originariamente per un utilizzo di tipo militare, per poter essere manovrati a distanza ed effettuare interventi sul campo, oggi i robot applicati all’urologia stanno ottenendo grande successo anche alla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma dove sono stati recentemente introdotti con il sistema Hugo.

Interventi mininvasivi

Questi sistemi lavorano in laparoscopia, cioè senza taglio, sono quindi mininvasivi e garantiscono minore sanguinamento del paziente e una più rapida ripresa rispetto alla chirurgia tradizionale. Se gli esiti dei due tipi di intervento possono essere considerati simili, il vantaggio fornito dalla robotica alla chirurgia consiste nel portare al paziente risultati migliori in termini funzionali (continenza e potenza sessuale, nel caso dell’urologia) e questo perché la precisione aumenta anche in presenza di una mano del chirurgo non allenata al massimo.

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Il vantaggio del braccio tech

Questo è possibile perché, mentre la mano umana ha 5 gradi di libertà, il braccio robotico ne ha almeno 7, con un vantaggio che si evidenzia negli spazi ristretti del campo operatorio. Inoltre, quando si opera “a cielo aperto”, il chirurgo incontra limitazioni visive oggettive (ossa, organi e non solo) che vengono drasticamente ridotte grazie alle telecamere e agli schermi presenti in sala operatoria che ingrandiscono anche 8 volte l’immagine reale e permettono un miglioramento notevole della visione per il chirurgo, nonostante si passi dalle tre alle due dimensioni.

La “democratizzazione” della chirurgia robotica

Queste innovazioni hanno certamente dei costi significativi per le strutture sanitarie ma in questo caso siamo di fronte a un altro grande cambiamento nel settore perché i robot di ultima generazione come Hugo offrono un prodotto di qualità a un costo molto più basso dei competitor finora sul mercato e facilitano quindi una sorta di “democratizzazione” della chirurgia robotica, con riflessi significativi anche su tutti i materiali di consumo.

Parliamo di un abbattimento del costo capitale di almeno il 25-30% e di circa metà dei costi dei materiali monouso necessari per svolgere l’operazione (pinze, porte laparoscopiche, drappeggio e altro). Questo significa poter mettere questa tecnica progressivamente a disposizione delle strutture ospedaliere medio-piccole che possono confrontarsi con uno schema di costi loro accessibile rispetto ai numeri che realizzano in un anno.

L’accessibilità è resa possibile anche perché questi robot chirurgici possono essere utilizzati non solo in ambito urologico (prostatectomia radicale, ad esempio) ma anche in ginecologia e anche in chirurgia generale. La robotica sarà quindi sempre più all’interno delle strutture sanitarie che, anche se piccole o dislocate in centri minori, potranno offrire ai loro pazienti un approccio laparoscopico robot assistito, meno invasivo e più preciso, con il vantaggio di una più rapida ripresa del paziente.

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Le potenzialità del robot Hugo

In particolare l’introduzione della robotica chirurgica porterà la Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico a diventare un centro per lo sviluppo delle potenzialità del Robot Hugo e centro di formazione europeo per le strutture sanitarie che intendono introdurre la robotica chirurgica in sala operatoria.

Tra i progetti previsti con l’introduzione del Robot Hugo anche la nascita di un registro globale dei pazienti curati con Hugo e uno studio clinico sui risultati di utilizzo della piattaforma robotica nell’ambito del progetto “Partners in Possibility” di Medtronic.

Banca data europea per migliorarsi

Il tema della digitalizzazione e della raccolta accentrata dei dati per il miglioramento delle performance cliniche e dell’efficienza del robot chirurgico sarà quindi al centro dell’attività dei medici del nostro Policlinico universitario che, insieme ad alcune strutture italiane ed europee (Germania, Spagna, Svezia e non solo) raccoglierà in una banca dati europea una mole di dati utile a gestire lo sviluppo dell’infrastruttura Hugo, grazie alla costruzione di un database e a una progressiva valutazione dell’efficacia ed efficienza degli strumenti utilizzati.

E’ un riconoscimento all’impegno che da sempre il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico profonde nel ricercare le nuove tecnologie per far progredire le cure a vantaggio del benessere del paziente.

La robotica nella sanità italiana

L’ultimo elemento da considerare sono le ricadute dell’introduzione della robotica chirurgica sull’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale. Oggi la robotica non è presente nella codifica dei costi della sanità italiana e per questo attualmente sono molti gli ostacoli economici alla sua introduzione su larga scala.

Senza entrare nelle dinamiche dei costi e delle possibili sperequazioni in termini di equità di accesso in regime pubblico e privato, crediamo che il contributo che queste nuove tecnologie portano al Servizio Sanitario sarà di sicuro stimolo per dare vita a una revisione dei Drg e delle procedure attraverso un dialogo tra Regioni, management delle aziende sanitarie, società scientifiche e medici che permetta alle strutture sanitarie italiane di essere nelle condizioni di sfruttare al massimo le potenzialità della robotica chirurgica.

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