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Pagamenti digitali in Africa, servono regole: le ombre sul futuro

Mobile money, criptovalute e valute digitali delle banche centrali sono i sistemi di pagamento più usati in Africa. La loro natura rende imprevedibile il futuro, per questo serve un intervento di politica pubblica che migliori l’accesso al sistema dei pagamenti e ponga rimedio ai problemi che lo condizionano

Pubblicato il 18 Nov 2022

Mario Di Giulio

Professore a contratto di Law of Developing Countries, Università Campus Bio-Medico Avvocato, Partner Studio Legale Pavia e Ansaldo

Maria Angela Maina

ricercatrice The Thinking Watermill Society

mobile payment in Africa_image source nairametrics

I sistemi di pagamento sono uno dei pilastri che sostengono un sistema economico. La Banca Mondiale indica, infatti, che i sistemi di pagamento sono una componente fondamentale del suo lavoro al fine di ridurre la povertà e di aumentare la prosperità condivisa.

I sistemi di pagamento esistenti in Africa sono molteplici e frammentari e variano da Paese a Paese. I tre principali sistemi di pagamento sono il mobile money (ovvero il denaro gestito attraverso telefono cellulare), le criptovalute e le valute digitali delle banche centrali. Questi sistemi di pagamento sono di natura diversa e rendono imprevedibile il futuro dei sistemi di pagamento africani.

Why mobile money is at the heart of Africa’s economic growth | The Future of Commerce 2022

Why mobile money is at the heart of Africa’s economic growth | The Future of Commerce 2022

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Una panoramica su questi tre sistemi di pagamento in utilizzo in Africa, ci aiuterà a capire che è compito dei governi d’impegnarsi in politiche pubbliche per assicurare sistemi di pagamento accessibili e inclusivi.

Per alcuni questo argomento di discussione può sembrare banale, anche a causa della scarsa disponibilità di articoli e letteratura in materia per quanto concerne l’Africa. Tuttavia, uno studio del 2012, condotto dal Professor Risto Gogoski, indica chiaramente come il mantenimento della stabilità finanziaria deve considerarsi un obiettivo di politica pubblica, in quanto indispensabile per la nostra vita e il buon funzionamento dell’economia. Difatti, secondo il Professor Gogoski, se il denaro è la linfa vitale delle moderne economie monetarie, allora i sistemi di pagamento sono il sistema circolatorio, e devono evolversi di pari passo con le banche centrali. In effetti, si tratta di un’affermazione assolutamente veritiera.

Le forme attuali dei sistemi di pagamento in Africa

Come sopra esposto, in Africa esistono tre principali sistemi di pagamento.

Mobile Money

Dalla sua comparsa nel 2007, il mobile money (o denaro telefonico) ha fatto molta strada. Si tratta di una forma di pagamento digitale che consente agli utenti di trasferire in modo sicuro denaro da un soggetto all’altro grazie alla tecnologia delle schede SIM presenti sui dispositivi di telefonia mobile. Grazie al lancio dell’applicazione M-Pesa (gestita da Safaricom – società del Gruppo Vodafone), che offre trasferimenti di denaro peer-to-peer, il Kenya è conosciuto come l’ideatore della moneta mobile. Per questo motivo, l’Africa orientale ha il maggior numero di utenti di moneta mobile, con 102 milioni di conti attivi nella regione. Altri report statistici sul primo trimestre del 2019 indicano che ci sono 36, 63 milioni di abbonati al mobile money in Kenya e 28,05 milioni in Uganda.

Oggi l’Africa, nel suo complesso, è considerata il precursore del settore del mobile money, in quanto rappresenta il 70% del mercato mondiale, pari a 1.000 miliardi di dollari. Inoltre, ci sono 316 servizi di moneta mobile attivi a livello mondiale, di cui 173 solo in Africa e 161 nell’Africa subsahariana.

Il mobile money è un forte concorrente degli altri mezzi di pagamento, in quanto rappresenta la forma principale di pagamento in Africa, grazie alla sua popolarità, alla facilità di accesso e alla sua reputazione di inclusione finanziaria tra le comunità maggiormente vulnerabili. Sono questi i fattori che hanno portato alla creazione della piattaforma M-Pesa. Infatti sia le aziende che i privati traggono grandi vantaggi del mobile money, che ad oggi ha esteso il suo utilizzo ai pagamenti peer-to-peer (P2P), business-to-consumer (B2C) e business-to-business (B2B). Del resto tale strumento ha risolto alla radice la mancanza di una rete bancaria al dettaglio, di fatto consentendo il suo utilizzo a soggetti “non bancabili” per usare un’espressione del gergo economico.

Le criticità del mobile money

La difficoltà principale del mobile money in Africa rimane comunque la mancanza di regolamentazione contro i rischi operativi (si pensi alle difficolta intervenute nei pagamenti nel 2019 in Kenya, legati a ripetute interruzioni del servizio telefonico reso da Safaricom che si trova sostanzialmente in un regime di monopolio per il mobile money) e i legami con i sistemi di identificazione digitale. Gli operatori di rete mobile (MNO) gestiscono le operazioni e i servizi di moneta mobile, mentre le banche e le istituzioni finanziarie si affannano per accedere a quote di mercato. Questa mancanza di regolamentazione lascia gli utenti di mobile money esposti a frodi e violazioni dei dati. Si pensi, ad esempio, all’operatore di rete mobile Safaricom in Kenya che ha recentemente licenziato 24 dipendenti per frodi M-Pesa, che hanno causato ingenti perdite di denaro dai conti di moneta mobile di molti kenyoti. Un rapporto di GSMA Intelligence del 2021 ha concluso che l’introduzione di una regolamentazione del mobile money potrebbe aumentarne ancor più l’utilizzo, soprattutto tra le donne e altri gruppi poco serviti.

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Criptovalute

Il Policy Brief n. 100 dell’UNCTAD del 2022 indica un’espansione del 2.3000% dell’uso delle criptovalute nei Paesi in via di sviluppo tra settembre 2019 e giugno 2021. A cosa si deve tale fenomeno? Le criptovalute hanno prezzi di trasferimento interessanti, che le rendono più attraente per le persone appartenenti a Paesi in via di sviluppo, che spesso subiscono un’elevata inflazione ed un deprezzamento della valuta. È per queste ragioni che si configura una rilevante presenza delle criptovalute in Africa.

Le criptovalute hanno ricevuto un’accoglienza tiepida in Africa, mentre in 25 Paesi Africani queste ultime sono state vietate, 9 Paesi sono neutrali sulla questione, 7 sono in fase di adozione progressiva e 5 Paesi stanno lavorando alla regolamentazione normativa delle criptovalute. Tuttavia, l’Africa si affida realmente alle criptovalute per preservare e costruire ricchezza, in una situazione in cui le condizioni economiche sono tutt’altro che stabili. Al contrario, i Paesi occidentali se ne servono al fine di aumentare la loro ricchezza.

Si pensi al Kenya, al Sudafrica e alla Nigeria, dove le criptovalute fungono da asset finanziari, poiché le monete crittografiche riescono a garantire un valore più stabile rispetto alle instabili valute nazionali. La società Chainalysis afferma che i pagamenti in criptovaluta sono molto attivi nell’Africa subsahariana, dove si registra la percentuale più alta del mondo di piccoli pagamenti al dettaglio in criptovalute inferiori a 1.000 dollari. Si pensi che il fenomeno in qualche modo, seppure non in modo ufficiale, è amplificato da varie organizzazioni internazionali che nel rendere aiuti umanitari in denaro preferiscono legarsi al dollaro o alle criptovalute per non ridurre gli aiuti a causa dell’inflazione (così indebolendo ancor più le valute locali).

Una recente indagine del novembre 2021 di The Nielsen Company mostra che la percezione africana delle criptovalute rimane in gran parte neutrale. Tuttavia, i governi stanno adottando misure attive per sfruttare gli aspetti positivi elle criptovalute. Nell’aprile 2022, la Repubblica Centrafricana è diventata il primo Paese africano (e il secondo al mondo) ad adottare il Bitcoin come moneta legale. Nell’ottobre 2022, la Banca entrale della Namibia ha annunciato che il Paese accetterà pagamenti in Bitcoin e altre criptovalute, nonostante nessuna criptovaluta abbia corso legale.

Da quanto sin qui esposto, si evince che le criptovalute in Africa sono ancora una zona grigia dal punto di vista legale, soprattutto perché le varie componenti coinvolte nelle transazioni di criptovalute si trovano al di fuori dei confini del continente. Questo è il motivo per cui le banche centrali sono restie ad adottarle. Il Professor Iwa Salami sostiene a tal riguardo che l’Africa debba adottare un approccio globale coordinato e olistico alla regolamentazione, poiché le transazioni sono globali e perché l’attuale approccio frammentato alla regolamentazione in tutto il mondo non è quello ideale.

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Valute digitali delle banche centrali (Central Bank Digital Currencie –CBDC)

Numerosi Paesi africani stanno esplorando l’implementazione e l’uso delle CBDC con la speranza di distogliere l’attenzione dalle criptovalute. Le CBDC sono comunemente definite “criptovalute controllate dal governo”. In termini più semplici, le CBDC sono token digitali simili alle criptovalute, ma ancorati al valore della valuta fiat del Paese ed emessi da una banca centrale.

Nel 2017, il Senegal ha lanciato per la prima volta la valuta eCFA, emessa dalla Banque Régionale de Marché utilizzabile nella maggior parte dei Paesi francofoni dell’Africa occidentale. La valuta eCFA è prodotta con una tecnologia che consente alle banche centrali di creare la propria valuta fiat digitale ed è stata progettata per funzionare con le piattaforme di moneta mobile, come M-Pesa, per ottenere una valuta digitale emessa dalla banca centrale. La Nigeria ha recentemente emesso un CBDC nota come eNaira nell’ottobre del 2021, con l’obiettivo di ampliare l’accesso all’attività bancaria e di consentire un aumento dei trasferimenti e far crescere l’economia.

Un articolo di Quartz Africa afferma che le valute digitali sono ancora difficili da regolamentare, ma il legame tra le tesorerie nazionali e i vantaggi tecnologici delle criptovalute offrono il vantaggio di non cedere il controllo a organizzazioni decentralizzate come Bitcoin.

La politica pubblica salvaguarderà il futuro dei sistemi di pagamento africani

In considerazione di quanto sin qui esposto, sembra che il futuro dei pagamenti digitali in Africa sia imprevedibile, ma c’è un fattore determinante che diversi esperti hanno sottolineato: la necessità di una regolamentazione.

La politica pubblica deve in ultima analisi migliorare l’accesso al sistema dei pagamenti in Africa. Inoltre deve delineare in modo chiaro quali siano i ruoli specifici svolti dalla banca centrale, dai fornitori terzi di servizi di pagamento e dagli istituti propri di ciascun sistema di pagamento. La politica pubblica svolge un ruolo essenziale, essendo alla stessa demandato il compito di delineare questi ruoli e di migliorare la parità di accesso ai servizi di pagamento. Secondo la Banca Mondiale, la politica pubblica, in un sistema di pagamento nazionale ideale, dovrebbe sostenere e offrire una vasta gamma di sistemi di pagamento che siano in grado di offrire agli utenti la possibilità di adottare le proprie scelte sulla base dei costi, della convenienza, della velocità di elaborazione dei dati e della sicurezza.

Inoltre, le politiche pubbliche dovrebbero porre rimedio al problema dell’esclusione dall’identità digitale. Le persone e le comunità emarginate corrono un rischio maggiore di esclusione dall’identità digitale a causa dell’impossibilità di registrarsi per ottenerla, a causa della scarsa alfabetizzazione digitale, nonché della scarsa copertura della rete internet e dell’impossibilità di accedere a dispositivi mobili.

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