Quante volte ci siamo chiesti come i social network influenzano il comportamento dei più piccoli, portandoli di fronte a rischi talvolta anche gravi? Ma soprattutto: quali sono questi rischi?
Proviamo a descrivere i pericoli che i nostri figli, nipoti, fratelli e sorelle possono incontrare utilizzando in modo “errato” il vasto mondo dei social media, proponendo qualche consiglio utile per prevenire o evitare problemi.
I compiti di sviluppo che i ragazzi affidano ai social
Per molti ragazzi, il solo pensiero di separarsi dalle piattaforme come ad esempio Instagram, WhatsApp, Telegram e, non per ultimo, TikTok, può sembrare insolito e talvolta pauroso. Questo perché oggigiorno viviamo in una società dove ciò che accade sui social parrebbe essere molto più importante di ciò che accade nella realtà, oltre alle infinite possibilità che gli stessi offrono quali attività piacevoli e divertenti come mantenere un contatto diretto con i propri amici, interagendo in tempo reale con loro o semplicemente condividendo la propria quotidianità con gli altri. I giovani spesso affidano a queste piattaforme specifici compiti di sviluppo, ad esempio:
- Ricerca e mantenimento di contatti;
- Sviluppo della propria identità personale, anche pubblica all’interno della società;
- Distinzione dalla massa attraverso creatività e proprie caratteristiche personali.
Alcune ricerche scientifiche hanno fatto emergere come, spesso, il benessere degli adolescenti sia altamente dipendente dall’utilizzo dei media. Ma i giovani sono realmente consapevoli dei rischi che si possono incontrare sul web? La risposta è no, o perlomeno, non tutti ne sono a conoscenza.
Insegnare a usare i social in modo sano: il compito di genitori e insegnanti
È un compito fondamentale degli adulti, genitori e insegnanti, quello di sostenere e istruire i ragazzi su come utilizzare i social in modo sano e positivo, mettendoli di fronte ai rischi contro i quali è possibile imbattersi che potrebbero avere conseguenze anche gravi.
Un caso emblematico: l’invio di sticker pedopornografici
Un esempio vissuto in prima persona è quello di un padre che, qualche mese fa, ha richiesto consulenza in quanto turbato dal comportamento del figlio tredicenne. Quest’ultimo, infatti, era stato scoperto dai genitori mentre inviava tramite WhatsApp alla giovane fidanzata alcuni stickers[1] raffiguranti scene pedopornografiche, molto diffusi online.
Il padre, preoccupato per la condotta del ragazzo, ha consegnato lo smartphone del giovane al fine di scrivere una relazione tecnica, descrivendo le attitudini del giovane relative al comportamento utilizzato tramite social. Quanto emerso dall’analisi del dispositivo del ragazzo è stato molto semplice da descrivere al padre: Luca, nome di fantasia, non è stato educato correttamente all’utilizzo di questi servizi e, anche a causa della sua giovane età, non è al corrente dei rischi che può incorrere inviando delle immagini pedopornografiche ad amici o amiche.
Ciò che è stato riferito ai genitori, inoltre, è che Luca non è cattivo o pericoloso, ha semplicemente sottovalutato il rischio a cui si è esposto, perché non conosce la legge e non sa cosa potrebbe comportare un’azione simile.
L’operazione della Polizia Postale
A proposito di ciò, pochi giorni fa, sette minori, tra i 13 e i 15 anni, sono stati denunciati dalla Polizia e accusati di aver inviato e ricevuto materiale pedopornografico. L’operazione è stata condotta dal Centro Operativo Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale di Pescara e coordinata dalla Procura dei minorenni dell’Aquila. Per i giovani l’accusa è pesantissima: detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.
La Polizia Postale, in un comunicato scrive “L’operazione di oggi ha confermato un fenomeno dilagante tra i giovanissimi i quali, spesso, nei contesti social banalizzano eventi terribili del passato o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri, anche nei confronti di bambini piccolissimi; a volte si assiste ad una gara a chi posta l’immagine più sprezzante o truculenta, al fine di stupire, all’insegna dell’esagerazione”[2] e ha invitato i ragazzi a sospendere la diffusione di contenuti di questo genere, sottraendosi al contribuire alla diffusione di odio e violenza e dimostrando di essere responsabili.
Cyberbullismo e body shaming: se i ragazzi ignorano le conseguenze
Oltre al vastissimo mondo degli stickers i quali si è giunti alla conclusione che possono realmente nuocere perché spesso offensivi, violenti, discriminatori, esistono tantissimi altri aspetti negativi dei social media. La necessità di essere visti pubblicamente, ad esempio, spesso sfocia in un narcisismo patologico che può peggiorare se la visibilità del soggetto aumenta.
Capita spesso di imbattersi in video o immagini pubblicati da giovani personaggi pubblici costellati da commenti negativi scritti da adolescenti che, gelosi o semplicemente annoiati, insultano i coetanei ignorando di compiere un atto di cyberbullismo o body shaming, punibile dalla legge.
Il Cyberbullismo è l’insieme di azioni aggressive o intenzioni di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (messaggi, fotografie, video), il cui obiettivo è quello di provocare danni al coetaneo, che, talvolta ricorre al suicidio per l’esasperazione o la vergogna.[3] Quando accade ciò, per i bulli ormai è troppo tardi per pentirsi di quanto fatto ed è per questo motivo che, oggi, il cyberbullismo viene affrontato nelle scuole a livello quotidiano.
Ma perché esiste? Cosa spinge un giovane ragazzo o una giovane ragazza a sentirsi in dovere di criticare o insultare il prossimo? Uno studio fa emergere la necessità di appagare un bisogno di potere, attenzione, spesso mancante in casa a causa di genitori assenti.
Gli esperti consigliano di discutere, parlare e confrontarsi sempre con i figli, tenendo controllato ciò che fanno quando utilizzano i Social Network. È quindi fondamentale aumentare la consapevolezza sul corretto utilizzo degli strumenti digitali, aiutando i giovani a trarne benefici riducendo i rischi.
Le impostazioni dei social che possono tornare utili ai genitori
All’interno delle piattaforme social, ad esempio Facebook ed Instagram, nelle impostazioni sono disponibili funzionalità molto interessanti legate alla privacy e alla gestione dei contenuti, nello specifico:
- Facebook propone nella sezione “Privacy” la possibilità di impostare la visibilità dei contenuti pubblicati solo a determinati “Amici specifici” scelti insieme con i propri genitori, oppure tramite la voce “Controlla tutti i post in cui sei taggato” è possibile tenere sotto controllo la pubblicazione sulla propria bacheca di post di altri utenti, limitando quindi contenuti aventi tag inappropriati per l’età dell’utilizzatore del profilo.
- Instagram permette in primis di impostare il profilo privato, approvando o declinando le richieste di following di persone terze. È da poco disponibile nelle impostazioni la funzionalità denominata “Supervisione” che permette ai genitori di tenere sotto controllo il profilo dei figli:
- impostare un limite di tempo all’uso quotidiano di Instagram;
- impostare pause programmate che limitano l’uso di Instagram in giorni e orari stabiliti;
- vedere quanto tempo passa l’adolescente sull’app Instagram da tutti i dispositivi, mostrando anche la media per ogni giorno della settimana;
- vedere quanto tempo passa in media su Instagram ogni giorno, da tutti i dispositivi;
- vedere quali account vengono seguiti;
- vedere quali account seguono l’adolescente;
- vedere quali account sta bloccando al momento l’adolescente.
Configurando la supervisione, i genitori possono inoltre visualizzare:
- Le impostazioni sulla privacy dell’account;
- Le impostazioni sui contenuti sensibili;
- Le impostazioni dell’adolescente su chi può inviargli un messaggio;
- Le impostazioni dell’adolescente su chi lo può aggiungerlo a un gruppo di messaggistica;
- Se l’adolescente cambia una di queste opzioni, i genitori vedranno l’avviso nel feed “Attività” e, se abilitata, tramite notifica push.
Note
- Adesivi raffiguranti immagini o animazioni, spesso meme, il cui obiettivo è molto semplicemente far divertire. ↑
- https://www.ilgiornale.it/news/cronache/inviavano-nei-gruppi-social-materiale-pedopornografico-nei-2078672.html ↑
- https://www.miur.gov.it/bullismo-e-cyberbullismo ↑