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Wordle: quando un innocuo cruciverba infiamma il dibattito politico e sociale

All’apparenza un semplice puzzle game sul lessico, Wordle si è trasformato in veicolo di discussione sul linguaggio e ha acceso il dibattito politico su temi quali il sovranismo, l’etica, l’opinione pubblica. Ecco come funziona, le strategie per vincere e i motivi di polemica

Pubblicato il 02 Dic 2022

Lorenza Saettone

Filosofa specializzata in Epistemologia e Cognitivismo, PhD Student in Robotics and Intelligent Machines for Healthcare and Wellness of Persons

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Il New York Times qualche tempo fa aveva acquistato un gioco basato sul lessico chiamato Wordle. Non è la prima volta che nella testata compaiono cruciverba, anzi. Appena arrivarono in America nei “Ruggenti anni Venti” la testata li inserì come appuntamento fisso. Anche oggi troviamo una sezione, ovviamente digitale, a cui il lettore può accedere per dilettare la propria mente attraverso simpatici rompicapi. Non solo, è noto a tutti il fatto che il NYT ha una rubrica di gaming, simile alla nostra su Agendadigitale.eu, dove contribuisce a diffondere notizie legate alla cultura videoludica. Ecco perché non stupisce affatto che il noto giornale abbia incluso sul sito un videogame come Wordle. Capiamo più nel dettaglio di cosa si tratta.

Il boom di "Wordle", gioco di parole on-line: e il New York Times se lo compra

Il boom di "Wordle", gioco di parole on-line: e il New York Times se lo compra

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Come funziona Wordle

Wordle ultimamente aveva fatto molto parlare di sé, sia per la quantità di utenti che vi giocavano sia per un polverone politico ad esso collegato.

Si tratta di un puzzle game creato da Josh Wardle nel 2021 e venduto nel gennaio di quest’anno al New York Times. La sua struttura è particolare: possiede una modalità di gameplay e di condivisione accattivanti, che hanno contribuito a renderlo, già da subito, virale su Twitter.

Sta tutto nella scelta della prima parola, nel decidere un vocabolo di cinque lettere che possa dare indizi intelligenti per la parola da indovinare. La versione ufficiale, ovviamente, è in inglese (può essere un suggerimento di gamification per i prof per far allenare i ragazzi nel vocabulary), ma esiste anche un “dupe” in italiano.

Appena si inserisce la propria “scommessa”, la parola che secondo noi potrebbe essere quella celata, Wordle ci segnerà con diversi colori le lettere assenti, quelle presenti ma in una posizione differente e quelle corrette. I primi fonemi saranno riportati in grigio, i secondi verranno riempiti di arancione, mentre le lettere azzeccate, per posizione e tipo, verranno segnalate di verde. In tutto avremo a disposizione sei tentativi.

Quante volte si può rigiocare? Ecco la domanda chiave: è necessario aspettare il giorno dopo per divertirsi di nuovo con Wordle! Qui il “Binge Gaming” è da escludere; qui vige l’arte dell’attesa, come un tempo accadeva per le serie tv sul palinsesto televisivo. Sembra strano per le nuove generazioni cresciute con lo streaming, ma noi dovevamo aspettare la settimana dopo, o il giorno successivo, per vedere cosa sarebbe successo ai personaggi dei cartoni e telefilm: forse questo ci ha allenato la memoria e ci ha insegnato a scegliere la “gallina domani”.

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Il lato social di Wordle

Insomma, su Wordle, tutti, da ogni parte del mondo, si devono cimentare con la stessa identica parola nascosta, ma secondo i propri tempi. Vi chiederete, bene… ma non c’è pericolo di trovare il suggerimento in rete? In realtà sì, ma che senso ha giocare, allora? Cosa si vuole dimostrare? Che si è azzeccata la parola al primo tentativo per ottenere like su Facebook? O si vuole cogliere la sfida? Sì, perché il lato social di Wordle è stato essenziale per il successo di questo puzzle game.

Una volta che, attraverso prove, errori e ragionamento, si giunge finalmente alla conclusione corretta è possibile condividere il proprio successo con gli amici. Tuttavia, per non svelare la chiave, una volta condiviso il risultato non si vedranno le lettere presenti e assenti e tanto meno la decriptazione conclusiva. Sui social verrà condiviso solo lo schema di colori a riempire la griglia: i grigi, i verdi e gli arancioni che ci hanno condotti al successo linguistico.

Le strategie per vincere su Wordle

Se non ha senso barare, sbirciando la parola del giorno, si possono seguire i suggerimenti degli utenti, giacché adottare strategie non è come avvalersi di trucchi. Per esempio, è consigliato di iniziare con ADIEU, che, se guardassimo alla semantica, al di là della mera morfologia, avrebbe addirittura del poetico. Certo, può essere utile sapere quali vocali ci sono, anche se il designer di giochi Tyler Glaiel suggerisce ROATE come prima ipotesi matematicamente ottimale. Io, invece, ero partita da SHRUB e DELAY come personale schema di ricerca vocalica e consonantica. Ricordo dalle mie lezioni di Psicologia Cognitiva Avanzata con il professor Greco di uno dei primi programmi di elaborazione di linguaggio naturale chiamato SHRDLU proprio perché metteva insieme le lettere più frequenti in inglese. Bene, ho pensato di partire da shrub e dealy proprio per mettere assieme i fonemi più usati nel vocabolario anglosassone. Ciò mi ha portato a risolvere la parola in quattro tentativi.

I risvolti politici del gioco

Infine, che i videogame siano strumenti anche politici non è una novità. Più volte ho analizzato la questione, mostrando collegamenti con la guerra in Myanmar o con le proteste ad Hong Kong. Anche Wordle non è esente. Tempo fa aveva sollevato una bufera il fatto che la parola nascosta fosse “feto”, un termine caldissimo viste le polemiche sull’aborto. Recentemente anche il lemma “rupee” ha fatto sollevare il web, non trattandosi di un termine, a detta di molti, “inglese”. Questo ci porta a riflettere su cosa sia il linguaggio. Se sia qualcosa di fisso e se il sovranismo debba tutelarlo da incursioni straniere. Ha termini tipici? In realtà è un flusso che si evolve costantemente, abbracciando gli incontri avvenute con le altre culture, come un’orma nel cemento fresco. Insomma, è chiaro che anche un cruciverba apparentemente innocuo può essere veicolo di dibattiti politici anche molto accesi che concernono la nazione, l’etica, l’opinione pubblica.

Conclusioni

Insomma, che un gioco di strategia, di logica e di competenza linguistica stia facendo molto parlare di sé è secondo il mio parere una notizia importante. È altresì degno di nota che un quotidiano come il New York Times abbia acquistato un videogame, inserendolo in una sezione “games” sul proprio sito. Tutto ciò contribuisce a eliminare i pregiudizi dal medium videoludico. Presto, forse, si arriverà a considerarlo non quale perdita di tempo per adolescenti, o come una mera piaga per l’obesità e l’alienazione. Al contrario è un modo per allenare il quoziente intellettivo (recentemente le prove scientifiche che i bambini che giocavano maggiormente ai videogiochi avevano un incremento di due punti e mezzo nel proprio Q.I.) e addirittura per veicolare la politica stimolando l’opinione pubblica. Può essere un nuovo luogo di incontro illuministico, un cafè, o un mezzo per esprimere questioni di valore sociale.

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